(Editoriale)

I 70 referendum dal 1946 ad oggi (66 abrogativi, 2 costituzionali, 1 consultivo sul Parlamento europeo e quello del 1946 sulla forma istituzionale dello Stato) hanno avuto una storia a fasi alterne. Sull’insieme il 40,91% dei 66 quesiti abrogativi non ha raggiunto il quorum di partecipazione necessario.

In generale i referendum faticano a fare presa sugli elettori e col passare del tempo lo si vede sempre di più. Talvolta gli elettori sono ignari delle proposte referendarie, o ritengono che le tematiche siano lontane dalla vita pubblica o tecnicamente complesse da assimilare. Va meglio col voto amministrativo, dove il cittadino è chiamato ad eleggere uomini e donne, sovente conosciuti anche personalmente, che con la loro azione possono determinare dei cambiamenti reali della sua qualità di vita.

Il commento del nostro Mario Berardi, a pagina 2, ci mette davanti a una (possibile) débacle perché, per i sondaggi, il 12 giugno la maggioranza degli elettori diserterà le urne. In quella domenica oltre 51milioni di elettori saranno chiamati al voto sui 5 referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali; ma si voterà anche in 982 Comuni per il rinnovo del sindaco e del Consiglio comunale: cinque Comuni del nostro territorio sono interessati dal voto amministrativo.

Prevale, sui referendum, la quota di quanti dichiarano di non andare a votare o di astenersi, e Berardi cerca di spiegarne le ragioni trovando responsabilità sia dalla parte dei cittadini che delle istituzioni e della politica. Se poco più della metà degli elettori sa che ci sono i referendum ne ignora però il tema, dicono i sondaggi.

Questa disaffezione per il voto – e quanto rappresenta per la vita democratica – è un segnale negativo; se ne debbono rendere conto i cittadini e pure la politica, e lo debbono fare in modo serio e con una certa solerzia. Il diritto di voto va esercitato, esprimendo liberamente ciò di cui si è convinti; conoscere le proposte per cui si è chiamati alle urne, oggi, non è difficile. L’accessibilità alle informazioni è sviluppata e facile su tutti i canali della comunicazione.

Certo, ci vuole attenzione, maturità e desiderio di essere attivi. Se la politica ha dato molto l’impressione che il voto dei cittadini impattasse poco o nulla e non servisse un granché, deve ora darsi da fare per correggere il tiro e rendersi di nuovo credibile riavvicinando i cittadini al voto e, quindi, a se stessa. Cittadini cui non deve mancare il desiderio di esprimersi nell’urna, segno di maturità e coscienza democratica che non vanno trascurate, onde evitare, un giorno, di non ritrovarle più.