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giovedì 1 Gennaio 2026

Reale mutua
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Sabato 20 dicembre


RIVAROLO CANAVESE - Una bella festa in Oratorio per dire a tutti: Buon Natale! - Appuntamento atteso, pensato e realizzato dai giovani dell’Oratorio per far vivere ai più piccoli la gioia del Natale in un clima di condivisione e gioco - S. Messa celebrata da Don Antonio Luca Parisi -

Sempre fondamentale il ruolo degli Animatori - Un messaggio importante per ciascuno di noi: animare significa amare.

(Diacono Simone Mezzano) – L’atmosfera del Natale è giunta nel suo pieno splendore in quel di Rivarolo Canavese, con la festa in Oratorio organizzata dagli Animatori e Aiuto Animatori. Il pomeriggio di sabato 20 dicembre...

La Virgo Fidelis, festa istituita da Papa Pio XII l'11 novembre 1949

PONT CANAVESE - La Compagnia di Ivrea dell'Arma dei Carabinieri agli ordini del Capitano Armir Gjeci ospite della Parrocchia retta da Don Gian Paolo Bretti per la celebrazione della Festa dedicata alla loro Patrona - Ha presieduto Liturgia il Ten. Col. Don Diego Maritano, Cappellano Militare dei Carabinieri, Comando Legione Piemonte e Valle d'Aosta - IL VIDEO E LA GALLERY DI 40 IMMAGINI

Il 21 novembre si ricorda anche la Presentazione di Maria al tempio ed il sacrificio dei Carabinieri nella battaglia di Culqualber in Etiopia, nel 1941. 

(giancarlo guidetti) – Chiesa gremita presso la parrocchia di S. Costanzo di Pont Canavese per la celebrazione della festa della “Virgo Fidelis ” patrona dell’ Arma dei Carabinieri, sabato 22 novembre...

San Martino, il Vescovo che con il dono del mantello fece fiorire l'estate

VILLAREGGIA - Sempre viva la devozione a San Martino di Tours - Festa patronale di Fede, devozione, amicizia - Un po' di storia e poi la cronaca di giorni intensamente vissuti nella gioia e nella Speranza - La poesia a San Martino - VIDEO E GALLERY

Sempre numerosa la partecipazione di popolo alle iniziative proposte dal Parroco Don Alberto Carlevato

(Testo di Martina Acotto, immagini di  Lucia Carra, Gabriele Bisco, Martina Acotto, Sandro Frola, Claudio Frassà, Mirella Nigra, Paolo e Sara Iorio) –  San Martino di Tours è uno dei Santi più venerati in Occidente. Nato...

Alle giornate di studio quest'anno tenutesi a Torino dal 3 al 7 novembre hanno partecipato più di 150 rappresentanti di Santuari di cui è costellata la Penisola

VEROLENGO / LA MADONNINA - I Rettori ed Operatori dei Santuari italiani riuniti a Torino per il 59° Incontro Nazionale di riflessione e preghiera hanno visitato il Santuario che è punto di riferimento per la spiritualità di un territorio vasto, ai confini tra le Diocesi di Ivrea, Torino, Vercelli, Casale Monferrato - Il Vescovo di Ivrea Mons. Daniele Salera ha portato il saluto - IL VIDEO

Accolti dal Rettore del Santuario Don Valerio D'amico per la Liturgia presieduta da Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo di Assisi e Foligno, concelebrante il Card. Enrico Feroci - 

Si è concluso venerdì 7 novembre il 59° incontro dei Rettori e Operatori dei Santuari italiani che fanno parte del “Collegamento dei Santuari Italiani”, quest’anno riunitisi a Torino, al Valdocco. L’appuntamento si è collocato...

Gli incontri proseguono fino al 13 maggio 2026

RIVAROLO CANAVESE - La vita in Cristo: i 10 Comandamenti - Ciclo di catechesi sul Decalogo mosaico: ancora una bella iniziativa per la formazione dei laici ideata dalle Parrocchie di San Giacomo Apostolo e San Michele Arcangelo 

Relatori dei primi tre incontri Mons. Gianmario Cuffia, Padre Alessandro Codeluppi C.O. e Don Massimiliano Marco

(Giulia Michela Demaria) – Le Parrocchie di San Giacomo e San Michele in Rivarolo Canavese...

Caricamento

Due incontri, il 10 novembre ed il 10 dicembre

BORGO REVEL - Giornate di formazione: la Parabola del grano e della zizzania -  “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".

La meditazione viene arricchita dal Discorso 73/A di S. Agostino che nella spiegazione della parabola fornisce una “lettura” rispetto al “suo tempo”.

(elisabetta acide) – Si è concluso nella Parrocchia di “S.Anna” a Borgo Revel, l’itinerario...

FELETTO – Un bollettino parrocchiale ricco di futuro

E’ uscito in questi giorni il bollettino parrocchiale di Feletto Canavese.
Lo alleghiamo integrale qui sotto:
BOLLETTINO PARROCCHIALE FELETTO
Come tutti gli anni, tante pagine ricche di notizia sulla vita della comunità e di riflessioni pastorali e teologiche veramente pregevoli: tra queste, il saluto di apertura del Prevosto Don Stefano Teisa, ed un  “focus”, come si dice oggi, sul Concilio di Nicea di cui nel 2025 si sono celebrati i 1.700 anni.
Grazie alle Collaboratrici Gabriella Franzino ed Edy Guglielmetti, molte delle notizie che si leggono sul bollettino, tante belle immagini di vita ecclesiale hanno punteggiato le pagine web di www.risvegliopopolare.it.
Ci piace prendere congedo dal 2025 e dai Lettori con le parole di Don Stefano Teisa che concludono il Bollettino: davvero sapienti e ricche di futuro:
“L’Eterno si è fatto tempo ed ha santificato con questa scelta la storia dell’Umanità e di ognuno di noi.
In questo spirito il nuovo anno è quindi una grazia da vivere con fiducia ed impegno, sicuri che nulla sfugge alla Provvidenza di Dio.
Buon Anno benedetto da Dio a tutti”

PAROLA DI DIO – “Nato da donna”

Nm 6, 22-27
Dal libro dei Numeri
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Sal.66
RIT: Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.
  RIT: Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.
  RIT: Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.
  RIT: Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Gal 4, 4-7
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Lc 2, 16-21
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
Un “volto splendente” (prima lettura): per gli abitanti di lingua del ceppo semitico lo “splendore del volto” coincide con il sorriso.
E come non essere d’accordo! Il sorriso “illumina” il viso, rende “belli” sempre; uomo e donna che sorridono sono “splendenti”.
Una “benedizione” bellissima!:  “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia”.
Il volto di Dio che si “riflette” in quella “creatura a sua immagine e somiglianza”, il “volto luminoso” che fa “risplendere” la sua creatura, che è “dono di grazia”.
Dio sorride e invita a sorridere.
Dio è “luminoso” e dona la sua Luce, la sua Grazia.
Benedizione di Dio con un sorriso.
Il bene-dire è la traduzione ebraica di בּרכה (berâkâh) in greco εὐλογία (eulogia) e εὐλογέω (eulogeō), che è il “parlare bene di”, “raccomandare”, da cui il nostro “elogio”.
Nella Bibbia la benedizione compare subito nel libro della Genesi… “Dio li benedisse e disse…” (figli, vita, raccolto abbondante… cfr. Gen 1,22).
Molto significativo che il verbo “benedire” (barak), rimanda al “ginocchio”.
Nel libro dei Numeri, da cui è tratto questo brano, rimanda alla “benedizione cultuale”, frequente nell’antico Israele, spesso associata al gesto delle “mani levate”, tipico di leviti, re e sacerdoti (cfr. Lev 9,22; 2Cr 30,27).
Il verbo bāraḵ, benedire, e il sostantivo bᵉrāḵâ benedizione, compare nel testo biblico 552 volte nell’Antico Testamento e 65 nel Nuovo Testamento: Dio è il “benedicente”, colui che benedice.
Dio dice bene.
Benedizione è l’instaurarsi di un rapporto di alleanza, di solidarietà, di condivisione.
E la liturgia “recupera” proprio all’inizio dell’anno civile, questa meravigliosa benedizione:
“Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
Parole che accompagneranno l’ “anno civile”, con le parole di ogni battezzato che, lo ricordiamo dal Concilio Ecumenico Vaticano II, condivide il  triplice munus: regale, sacerdotale e profetico, esercitato nella comunione ecclesiale. 
Riguarda tutti i battezzati e ciascuno nella sua insostituibile individualità, senza alcuna esclusione legata al genere, cioè all’essere donna o uomo.
La funzione sacerdotale dei credenti implica, innanzi tutto, che essi sono abilitati a rendere a Dio il culto a Lui proprio, nella preghiera individuale e comunitaria e con la partecipazione alla liturgia ed ai sacramenti.
Dio benedice l’uomo, l’uomo benedice Dio, l’uomo benedice l’uomo: un “dinamismo” per la vita umana.
Dio dice ad ognuno: “io sarò sempre accanto a te”, io ti “custodirò”, come quel pastore custodisce i suoi greggi (cfr.Sal121,3) “non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il suo custode”), renderò raggiante il tuo volto, perché se Dio non “nasconde il suo volto” (cfr. Sal 27,9) l’uomo è felice (cfr. Sal 80,4).
“Ti colmerò dei miei doni”: un Dio che dona grazia e salvezza.
Un Dio che “dona” grazia, che non abbandona, che accompagna e cammina con le miserie, i dolori, le sofferenze, le fatiche, ma anche le gioie, le bellezze, i salti della letizia, i sorrisi della serenità…
Un Dio che non abbandona, che “dona” la Sua Presenza, che “si fa accanto”.
Un Dio che ancora e sempre “cammina” e sorregge… come un pellegrino ha il suo bastone, non per camminare al posto nostro, per sobbarcarsi il nostro peso sulle spalle, ma per “esserci”, per “stare” accanto a noi, con noi.
La grazia del “Dio accanto”.
Grazia che consola e dona forza.
E il “dono” che renderà luminoso e raggiante quel volto dell’uomo che si specchia nel volto di Dio è la pace.
Un “augurio di pace”.
Pace: šālôm, pienezza di vita.
Pienezza di amore, realizzazione del “disegno di Dio” nella storia dell’uomo.
Dio è “donatore di pace”, la pace “duratura”, che si esprime con quel: wᵉyāśēm lᵉḵā šālôm : ponga su di te la pace.
Le “parole buone”, le “parole belle”, diventano “parole di pace”.
Una benedizione per noi, entra nella nostra vita, la rende “feconda”, la rende “piena della luce e della pace di Dio”, e questa sua “benedizione” apre il nostro cuore, alimenta la nostra fede e ci rende “raggianti” della Sua luce per essere “persone di luce”, uomini e donne che sanno “portare” ed annunciare la Sua Luce.
E quella “benedizione” acquista un significato particolare: benedizione discendente e ascendente che trova il suo centro in Gesù Cristo, volto e dono del Padre e mediatore, attraverso lo Spirito, tra noi e il Padre (Vangelo).
E i pastori “vanno” e poi “riferiscono”.
I “cercatori” di Gesù lo hanno trovato, si sono recati dove era stato detto loro, lo hanno visto, hanno udito…
I “cercatori” “senza indugio”…
I “cercatori” che trovano…
I “cercatori” che vedono…
I “cercatori” che tornano…
Quella Luce che hanno visto in quella mangiatoia, sul volto di quel bambino, non può essere “solo per loro”, deve essere “condivisa”, “raccontata”, “riferita”, “portata”, “annunciata”.
Uomini in cammino per “riferire”.
Non un “pettegolezzo” notturno… ma ciò che “hanno visto”, “vissuto”, “sperimentato”.
E quelle “cose riferite” fanno “stupire”… la fede “sconvolge e stupisce”. Non posso “fingere”… tutti se ne accorgerebbero…
I pastori sono “credibili”, quella Luce è entrata in loro, quella “scintilla” ha “acceso” il loro cuore e la loro vita.
La “presenza di Dio” e diventano “missionari di Dio”.
Lo “stupore” della fede, il Mistero di Dio.
E da quel bambino una “benedizione” che ha reso il cuore luminoso, che ha “acceso” la vita dei pastori che raccontano e fanno “stupire”. Perché la fede è lo stupore, sa di bellezza… lo “stupore” della “celebrazione” che non può essere “noia”, che non può essere “ripetizione”, che non può essere “sempre uguale”… perché brilla della Luce di Dio e quella luce “inebria” la vita, la rende così bella e luminosa da produrre “stupore”.
Dio è un Dio che stupisce.
E la “benedizione” diventa il “volto luminoso” di quei pastori che parlano di Dio, che riferiscono, che raccontano, che hanno il volto ed il cuore pieni di Luce, pieni di Dio.
“Tornano” e riferiscono”…
Tornano trasformati.
Mai più “indifferenti” dopo aver incontrato Dio: evangelizzatori e missionari.
Lo “stupore” contagioso che “racconta Dio” nasce dalla fede.
Contemplazione ed annuncio.
Annuncio di quel bambino che hanno “visto”: Dio salva (cfr. etimologia del nome Gesù).
La storia apre nuovi orizzonti e i pastori ne sono stati testimoni e “riferiscono”.
I pastori si sono lasciati “coinvolgere” da Dio, in quella notte, in quella nascita… e niente è più come prima.
“Lodano e glorificano Dio”, hanno “sentito” e visto”… ora “riferiscono”.
E “tutti” odono e si stupiscono.
I pastori si mettono in cammino per riferire… primi camminatori di Dio, “riferitori” dell’Amore, annunciatori delle “cose da custodire” ma da non trattenere per sé.
A tutti.
La “custodia” del cuore, per far “germogliare”, la Parola da “custodire” e curare per annunciare.
La “custodia” del tempo, della storia, che  non è solo una serie di avvenimenti da raccontare,  che si susseguono senza senso ma, al contrario, il tempo diventa lo spazio che mi è dato per realizzare il progetto che Dio ha su di me, “pezzo” di infinito nel cuore da far germogliare, custodire, crescere e annunciare.
Come Maria che “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”…
Maria, donna della “lentezza”, perché per custodire e meditare, non devo “avere fretta”.
Devo “lasciar germogliare”… devo pazientare, devo perseverare…
“Custodiva e meditava”: i verbi della mamma che nulla “dimentica” della vita del suo bambino, che “trattiene” non per “tenere per sé” i ricordi, ma per “averne cura”, per farli “crescere”, per lasciarli “maturare”.
Maria custodisce e medita perché è donna di “azione”, perché sa che quel “disegno di Dio” agisce solo dopo essere giunto a maturazione.
Maria sa che la sua azione è un cammino sulle orme di Dio, nel Mistero.
Maria percorre i passi della meditazione e della custodia.
Maria percorre i passi della sapienza e della saggezza… “custodisce le parole”(cfr. traduzione letterale). Maria sa bene che le “parole” (secondo la logica ebraica) sono non solo parole, ma anche “cose e avvenimenti”, lei sa che nella storia il ricordo è fondamentale
Maria meditava “queste parole” nel suo cuore, il testo greco usa il verbo “symbàllo” che significa “comparare”, come quei sapienti rabbini che “spiegano”, leggono e interpretano.
Maria “mette insieme”, “unisce ogni parola”, “compara le parti”… e vede il “disegno di Dio”.
Maria cerca di capire, “fornisce un senso”,coglie la “sapienza” di Dio.
Maria ci insegna che Dio va “mediato” e “meditato”, Dio non è “immediato”… lascia tempo, libertà… si fa trovare,si fa cercare…
Impariamo lo “stile di Maria”, impariamo a “conservare nel cuore” le Parole di Dio, per farle crescere.
 

RIVAROLO CANAVESE – Un bel ritiro natalizio a Oulx per 48 Animatori e ragazzi post Cresima

(alessandro elia) – Dal 29 al 30 dicembre 2025 gli Animatori e i ragazzi del post-Cresima dell’Oratorio di Rivarolo – in tutto 48 giovani – hanno vissuto due giornate intense e significative presso la Casa Alpina Don Macario a Signols, frazione di Oulx.
Un ritiro di Natale che ha unito formazione, spiritualità e gioco, offrendo ai partecipanti un’occasione concreta per fermarsi, riflettere e guardare con maggiore consapevolezza al proprio ruolo educativo e al proprio cammino personale.
L’iniziativa è stata organizzata da Don Antonio Luca Parisi, supportato dal Diacono Simone Mezzano e dallo scrivente Educatore Alessandro Elia, che hanno curato sia gli aspetti logistici sia quelli formativi, garantendo un’esperienza preparata con attenzione e profondamente coinvolgente.
Nel corso del ritiro sono state proposte tre attività di riflessione, ispirate alla Leggenda dei Tre Fratelli raccontata nel romanzo Harry Potter e i Doni della Morte: una storia in cui i personaggi ottengono dalla Morte tre doni (la bacchetta di sambuco, la pietra filosofale e il mantello dell’invisibilità), che rappresentano tre modi diversi di affrontare la vita: il potere, l’amore, la fragilità.
A partire da questo racconto, i ragazzi sono stati accompagnati ad approfondire alcuni temi fondamentali dell’esperienza umana e cristiana, rileggendo la leggenda attraverso figure note della saga.
Voldemort è stato presentato come simbolo del primo fratello: la ricerca del potere assoluto, il desiderio di dominare tutto, perfino la morte, e la tentazione di essere sempre “i migliori” a ogni costo.
In questa prospettiva, il personaggio diventa metafora di una logica di competizione esasperata e di una libertà che, anziché rendere vivi, imprigiona.
Severus Piton, invece, ha incarnato il secondo fratello, legato all’amore e al desiderio di redenzione.
Nella sua storia di sacrificio, fedeltà e dolore, emerge il tema di una libertà che nasce dalla gratuità, dalla capacità di donarsi senza calcolo, anche quando questo comporta fatica e incomprensione.
Infine Albus Silente, figura saggia e consapevole, è stato accostato al terzo fratello: colui che accetta il limite, non fugge dalla morte, non usa il potere per sé ma lo mette a servizio degli altri.
In lui si riflette il passaggio “dalla morte alla vita”, la possibilità di trasformare fragilità e finitezza in un cammino di responsabilità e maturità.
Accanto ai momenti di riflessione non sono mancati tempi di svago e dinamismo.
Animatori e Aiuto Animatori hanno partecipato a due grandi giochi, pensati non solo come semplice intrattenimento, ma come strumenti educativi capaci di favorire collaborazione, spirito di squadra, capacità di ascolto e divertimento condiviso.
Non poteva mancare poi la passeggiata verso Sauze d’Oulx, occasione per immergersi nella natura alpina, respirare aria fresca e intraprendere un itinerario simbolicamente legato al percorso di crescita personale e comunitario che ciascuno è chiamato a compiere.
Il ritiro si è concluso in un clima di gratitudine e soddisfazione.
I partecipanti sono tornati a casa con idee più chiare, nuovi stimoli e una rinnovata consapevolezza della responsabilità educativa che li attende.

 

BORGO REVEL – Il musical di Natale prepara la S.Messa della Notte

(Elisabetta Acide)  – Ancora una volta la piccola ma intraprendente comunità di Borgo Revel, si è dimostrata capace di coniugare catechesi e vita comunitaria, in quel cammino sinodale per il quale tanto si è “spesa” in questi anni e per il quale tanto ancora occorre fare.
E un altro musical, seppur in dimensioni “ridotte”, è andato in scena, con l’ intento di “raccontare” il Natale, quello dei Vangeli e quello delle “luci”.
Nuovamente una “produzione originale” interamente scritta e messa in scena dai parrocchiani ed amici che in questi mesi si sono ritrovati per condividere il cammino comunitario.
La “novità” di questa terza edizione del musical, però, sono stati i bambini, o meglio, l’ integrazione delle attività di preparazione all’ attesa della S Messa della notte, con i laboratori di catechesi, che hanno visto coinvolti i 24 bambini con le catechiste, gli adulti, i parrocchiani che hanno collaborato ai laboratori e tutti coloro che hanno voluto “fare comunità” in questo cammino pastorale.
Programmato dal Consiglio Pastorale Parrocchiale, l’ idea, voleva essere un momento di riflessione intorno alla solennità della cristianità, ma anche occasione di catechesi evangelica sui racconti di san Luca e san Matteo.
E la “parola” è stata data ad asino e bue, nel ricordo di quella tradizione biblica che san Luca definisce “alloggio” (katályma), uno spazio annesso alla casa dove si ospitavano anche gli animali nelle notti fredde.
Uno spazio  ricavato nella roccia, con un tetto di legno e paglia, dove non era raro il fatto che vi dormissero anche persone.
Non sappiamo se a Betlemme quella notte ci fossero asino e bue, gli evangelisti non lo narrano, ma sappiamo di numerose citazioni bibliche in cui si parla di loro (cfr. Gb 6,5; Is 1,3; Dt 22,4) e del significato di cui se ne è narrato anche teologicamente nel corso del tempo.
Sappiamo che sicuramente vi erano angeli e pastori e poco distanti, il presidio romano per il censimento di Cesare  Augusto … e quella “mangiatoia” (fátne) nella quale viene adagiato il neonato Gesù.
E il racconto di quella “città  di Davide”, come la denomina san Luca (2,4), accompagna la narrazione che vuole essere il “racconto del Natale” nel suo significato: Dio ha visitato il suo popolo, il Dio con noi, il Verbo Incarnato, ha portato nel mondo la Luce e la Pace.
Il racconto però non si ferma… apre per gli spettatori e per gli attori una profonda riflessione: Dio sì è Incarnato e noi lo abbiamo “incartato” nei nostri pacchi regali scintillanti, nelle nostre decorazioni luccicanti, sulle nostre tavole imbandite per i cenoni ed i pranzi … per la corsa sfrenata al divertimento … perché il “Natale è bello”.
Il Natale è avere Cristo nel cuore del mondo: “fare di Cristo il cuore del mondo”.
Non “incartarlo”, ma “incastrarlo” (l’espressione non è bellissima ma rende bene) nelle nostre vite di cristiani, non per “festeggiare” ma per amare quel Dio che si fa carne per donarci la sua carne, che si fa uomo per aiutarci a scoprire la nostra umanità, che si fa vita per accompagnarci nella vera vita, quella senza fine …
“Dove vai a Natale?”
In montagna, a sciare, al mare, in un paese tropicale, dai Miei suoceri, in famiglia, al ristorante …
Magari a Messa?
E ancora quelle parole su quel palcoscenico e quei canti vogliono “interpellare” le coscienze un po’ “intorpidite” dei cristiani che magari hanno un po’ “smarrito” il senso di quell’ “in principio“ così bello del Vangelo di Giovanni: “in principio era il Verbo e il Verbo era Dio”. In principio “bereshit“, prima parola della Bibbia, punto sorgivo da cui tutto ha inizio e senso.
Quel Dio che noi abbiamo “incastrato” e questa volta il significato che attribuisco al termine non è positivo, nelle nostre “abitudini” più che nelle nostre vite, dimenticando quella esplosione di bene che racconta una nuova creazione, un “nuovo abbraccio” di Dio all’ umanità ci regala a Natale ed ogni giorno, perché la nascita di Gesù, il Figlio di Dio, ci fa “figli” e “fratelli”, di quel padre che Gesù stesso insegnerà a chiamare: “Padre nostro”.
E anche la “storia” di san Nicola – (trasformato in Babbo Natale per fini commerciali) trova la sua “dignità” nel racconto dei protagonisti, perché il dono a Natale, quello vero, lo ha fatto Dio all’ umanità: il Suo Figlio unigenito.
Bella la tradizione dei doni da scambiarsi a Natale ma non dimentichiamo, lo facciamo sull’ esempio del Dono di Dio al mondo.
E anche quei “Magoi”, i Magustei provenienti dall’ Oriente, sono apparsi nei loro abiti scintillanti,  “seguendo la stella”,  protagonisti di una scena, come ci ha indicato l’ evangelista Matteo , per ricordarci il cammino della Chiesa, «una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (cfr. Ap 8,9), il cammino che ogni giorno siamo chiamati a percorrere, non da soli, come “chiesa e cristiani in uscita”, in pellegrinaggio, per seguire la nostra vocazione di cristiani: uomini e donne camminatori di speranza.
Su quel palcoscenico si è cercato di “uscire” da quella banale seppur “scintillante” esteriorità del Natale, per portare un messaggio a tutti: facciamo vivere in noi quella “scintilla divina” che ci è stata donata, proviamo a far brillare con la nostra vita la gioia e la luce di quel Cristo Gesù che si è fatto bambino perché ogni uomo, donna, bambino, persona, per mezzo Suo, ricevesse la luce della Vita.
Non va dimentica un “personaggio” narrante, quella “volpe furba” che abitava i monti della Giudea proprio nel 6-7 a. C e che ha narrato supportando il racconto degli evangelisti, lasciando il suo “consiglio” il dono di Natale: “Ricordiamoci di vivere il Natale con l’ impegno di vivere e ricostruire  la relazione con la riconciliazione autentica, che parte dall’ impegno di ciascuno, per costruire la relazione  generativa sull’ esempio dell’amore di Dio che racchiude in sé, generosità, umiltà,  rispetto, giustizia, solidarietà … perché solo insieme si cammina con Cristo e verso Cristo .
Al termine tutti (attori e spettatori ) si sono recati in Chiesa Parrocchiale “senza indugio” come quei pastori, per la santa Messa della notte animata dal gruppo “Andar a Messa cantando”, accompagnati dal maestro Luigi che ha eseguito i canti che ancora una volta hanno accompagnato l’ annuncio risuonato nella liturgia: “oggi è nato per noi il Salvatore”.
***
“Spesso siamo attraversati all’improvviso da una stanchezza
che non è del corpo, ma dell’anima.

Essa nasce dal troppo fare, avere, girare, dalla superficialità
e dalla banalità.
Si ha bisogno di sostare in silenzio,
di placare il cuore e di pregare, di ritrovare la verità ultima
e profonda della vita, il significato dell’esistere.

E’ questo il nostro Natale, il rinascere dello Spirito!”
Card. Gianfranco Ravasi
***
Sia questo il nostro sincero augurio per la comunità.

 

PAROLA DI DIO – «Sarà chiamato Nazareno»

Sir 3, 2-6. 12-14
Dal libro del Siràcide
Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli
e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.
L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.
Sal.127
RIT: Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
  RIT: Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
  RIT: Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
  RIT: Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Col 3, 12-21
Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Colossesi.
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.
Mt 2, 13-15. 19-23
Dal Vangelo secondo San Matteo
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
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UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
Una “famiglia” in viaggio (Vangelo), in fuga, in attesa, “visitata”… il Vangelo di Matteo racconta nei primi capitoli la vicenda di quella “famiglia” di Gesù e la Chiesa, nella solennità della “Santa Famiglia”, accompagna la contemplazione di Gesù, Maria e Giuseppe.
Sette giorni dopo il Natale… un nuovo “sogno” per Giuseppe…
Il “sognatore”…stesso nome di quel Giuseppe che anni prima “interpretava” i sogni.
Giuseppe il “sognatore” di Dio, di messaggi e di angeli…
Giuseppe dal cuore puro che sa “sognare” i sogni di Dio.
Giuseppe l’uomo “giusto” che sa “realizzare” i sogni di Dio.
Giuseppe, uomo del silenzio e dei “disegni di Dio”.
Una famiglia “guidata” da sogni.
Il “sogno” di un uomo “vigile”, che “sogna ed agisce”, di un “uomo giusto e coraggioso”, di un “uomo che in silenzio non si fa intimorire”, ma si sveglia e parte…
Nella notte… quando tutti dormono, lui parte, lui è desto. Si è “svegliato” con la Parola.
Dal sogno all’azione.
Una “vocazione” all’ascolto ed all’azione.
Lascerà quella terra, quella regione, per proteggere e custodire.
Il “sogno” di un uomo che “ascolta” e “agisce”, che “parte”.
Un sogno che è fatto di passi e di azioni, senza esitazioni, senza troppi “perché”, senza l’ansia del “dove”, senza i “ma” ed i “se”.
Un sogno di un uomo che “non teme”.
Un sogno di un padre, di una madre, di un figlio… il sogno nella storia.
Un sogno d’amore in una famiglia.
Un sogno d’amore che ha una “fuga” per “proteggere”.
Un “viaggio” per “mettere in salvo” la vita appena nata…
Incarnazione e minaccia.
Una “fuga”: anachoréo è il verbo che viene utilizzato dall’evangelista Matteo.
Ci sono stati i Magi… ma anche loro si sono “allontanati”… ed ora la miglia è costretta “ad andarsene”.
Lontano, in Egitto. Una “andata” in un “paese straniero”, non per “scappare”, ma per essere “responsabile”.
E Giuseppe “andrà” con quella sua famiglia, per responsabilità e coraggio, non per “fuggire” da un luogo in modo pavido, ma per “mettere in salvo”.
Una “fuga” che nasce da un “sogno”, da un “atto di fede”, da un nuovo “affidarsi”, come qualche mese prima… prendi con te… non temere…Maria sarà la tua famiglia con quel bambino “Dio con noi”.
Vai… con quel “Dio con noi” a te affidato.
Tornerai… dall’Egitto in Israele… un ritorno…
“Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto”
“Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele”.
Una sposa, una madre ed un bambino da “accompagnare”, un “atto di obbedienza” da eseguire.
Risuonano in questa pagina gli altri “Alzati” della storia di Israele… dal tuo paese… dalla casa di tuo padre…dal faraone…
Giuseppe uomo “giusto” salva la sua “famiglia” e salva l’ “umanità”.
Un “salvato” per salvare.
Non possiamo non scorgere anche il parallelo con il  ritorno del libro dell’Esodo dove la figura di Mosè appare nella sua immagine di “salvato” per “trarre in terra” il suo popolo.
“Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno”.
Un altro sogno.
Un altro angelo.
Un altro messaggio.
Un’altra partenza.
“Secondo le Scritture”.
L’evangelista Matteo ha una particolare attenzione a questo aspetto: da quella terra dalla quale il popolo ebraico è stato “liberato”, a quella terra in cui il Figlio di Dio viene “protetto”.
“Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”.
Traduzione del testo ebraico di Osea (11,1).
San Matteo si richiama all’Esodo, e indicherà nell’esilio di Gesù quella profezia.
E Dio lo “richiamerà” per mezzo di un angelo: ritorno a Nazaret.
La “volontà di Dio” e la bellezza della sua “comprensione”.
Famiglia di Betlemme, famiglia di Egitto, famiglia di Nazaret.
La famiglia, in quella casa di Nazaret “è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare” ( San Papa  Paolo VI, Discorso tenuto a Nazaret, 5 gennaio 1964).
Famiglia “nella storia”.
E Giuseppe è l’uomo che si affida e comprende, si fida e ritorna, per portare quel figlio e farlo crescere, per insegnargli “un mestiere”, per “vedere” la sua sapienza e al sua grazia.
Nazaret: una città “sconosciuta” nell’Antico Testamento, che diventa la “terra” dell’attesa, della crescita, della predicazione del Figlio di Dio.
“Verrà mai qualcosa di buono da Nazaret?”
Sì, verrà il Cristo, il Figlio di Dio, l’Emmanuele, il Dio con noi.
Il “piano di Dio” da Nazaret per il mondo.
Il “piano di Dio” in quel “padre” e in quella “madre”, onorati e rispettati da quel Figlio (prima lettura).Umiltà e fedeltà al “piano di Dio”, apertura del cuore che genera comportamenti giusti e retti.
Il “servizio” al disegno di Dio nel silenzio e nella fedeltà, quelli che meritano “onore” e “benedizione”: fiducia, accettazione, umiltà, pazienza…la fede dei “padri”.
Di padre in figlio…
“Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre”.
La “sapienza” della fede di generazione in generazione.
Il “comportamento” dell’uomo che ama Dio.
E Dio non dimentica: “L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa”.
Come un “sacrificio al tempio” offerto a Dio.
Il “sacrificio” che insegna l’amore.
Essere genitori è imparare ad amare ed insegnare ad amare ai figli.
Essere figli è apprendere ad amare ed esercitare l’amore verso chi mi ha insegnato ad amare.
Figli e genitori, Padre e figli, fratelli e sorelle… la famiglia dell’amore.
E se Antico Testamento i valori della famiglia erano la pace, l’abbondanza di beni materiali, la concordia e la discendenza numerosa come segni della “benedizione del Signore”, la legge dell’obbedienza vissuta per onorare Dio nei genitori, san Paolo (seconda lettura) dirà: “scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!”
Conformatevi a Cristo.
La parola di Cristo “abiti” in voi,  tra voi e nella vostra casa.
A Colossi, quella piccola cittadina che si trovava nella regione della Caria, nella zona sud-ovest dell’attuale Turchia, san Paolo riserva un messaggio che attraversa i secoli: “indossate” quei comportamenti “degni” dei battezzati, quella “veste candida” che vi contraddistinguerà.
Siate “famiglia”.
Siate Chiesa-famiglia.
Agape e Shalom.
Lodate Dio con la vostra vita, come se tutta la vostra vita, familiare e personale, sia una “eterna Eucaristia”. Nella quotidianità dei figli con il Padre, dei figli con i fratelli, delle madri con i padri, delle spose con i mariti.
“Come conviene” (siate sottomesse come conviene a chi crede, con la luce della fede).
E “conviene” guardare alla “famiglia di Nazaret” esempio di preghiera, di umiltà, di unione, di responsabilità.
Ri-vestiamoci  (cfr. Col3,12) dell’amore, perché l’ “abito non fa il monaco”, ma l’Amore fa il Battezzato.
Ri-vestiamoci: una boutique con abiti “su misura” ma di “taglia unica”: tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità, sopportazione reciproca e perdono.
E “l’armonia familiare” abiterà nelle nostre famiglie e nella nostra famiglia- Chiesa.
 
 

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