Tenuta Roletto
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martedì 22 Aprile 2025

Reale mutua
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martedì 22 Aprile 2025

Gli anniversari di Ordinazione Presbiterale

IVREA - Santa Messa del Crisma - Il Vescovo Mons. Daniele Salera rinnova l'invito a vivere in pienezza il dono del sacerdozio, nella celebrazione “della cura che Dio ha per noi” 

Affidandosi a Maria e affidando la Diocesi a Lei, Vergine Assunta in Cielo, Mons. Salera ha pregato e ha chiesto di pregare per il dono di vocazioni al sacerdozio

(Testo di Elisa Moro – Immagini di Giancarlo Guidetti) – Un invito a vivere in pienezza il...

Dal 15 al 23 marzo, la testimonianza di una comunità viva e vitale

ROSONE - Giorni intensi di festa in onore di San Giuseppe - Apice dei festeggiamenti, il 19 marzo, la celebrazione della Santa Messa solenne presieduta dal  Vescovo Mons. Daniele Salera, alla sua prima visita in Valle Orco - GALLERY DI 100 IMMAGINI

Il vescovo Daniele, dopo la fiaccolata, ha ancora voluto intorno a sé i tutti papà presenti nella chiesa per una preghiera comune e invitarli a seguire l’esempio di San Giuseppe.

La piccola frazione di Rosone nel Comune di Locana si è vestita a festa dal 15 al 23 marzo per...

Ancora un'esemplare esperienza educativa e pastorale per i giovani delle parrocchie di Rivarolo -

RIVAROLO CANAVESE - Quella Croce così attuale nella vita di tanti come noi - Due esempi luminosi, Sammy Basso e Nadia Toffa, che hanno portato la Croce con umiltà, semplicità e grinta, senza arrendersi di fronte al “buio” della vita.

Ai piedi della Croce sta Maria, in attesa di quella luce che dona salvezza, pace e armonia a tutti noi nel giorno della Santa Pasqua.

(simone mezzano) – Un Venerdì Santo intenso quello vissuto ieri, 18 aprile, dagli animatori...

Celebrazione preparata con ogni cura: non è mancata anche la presenza di un'asinella

CUCEGLIO - Il Card. Arrigo Miglio presiede la Liturgia nella Domenica delle palme - Molto seguito il suo messaggio conclusivo, che riproponiamo integrale in VIDEO - 

Oltre la pur importante e bella "cornice", contempliamo il "quadro" che essa contiene

(f.c.) – Il cardinale Arrigo Miglio ha presieduto la Liturgia della Domenica delle Palme a Cuceglio, celebrata sabato pomeriggio alle 18 con ritrovo in Piazza Porta Pia. Presente anche l’asinella Agata che ha...

In apertura un video sulla vita del Beato Carlo Acutis

CHIVASSO, TORRAZZA, BORGOREGIO E TORASSI - Tanti giovani per animare la Via Crucis - Mentre fervono i preparativi per il Pellegrinaggio giubilare del 25 aprile - Molto partecipata l'azione liturgica nelle Parrocchie guidate da Don Gianpiero Valerio -

I ragazzi del Giubileo hanno proseguito l'incontro con canti giochi  fino alle Lodi mattutine del Sabato 12 aprile, insieme alla preziosa presenza della catechiste -

I giovani della parrocchie guidate da don Giampiero Valerio: pellegrini di Speranza. E’ così che,...

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Venerdì 11 aprile

CUCEGLIO - Grande partecipazione alla seconda edizione della Via Crucis comunitaria interparrocchiale, con la presenza dei fedeli che vivono nelle Parrocchie affidate a Don Luca Meinardi e Don Massimiliano Marco - 

Il VIDEO con il messaggio centrale dell'Azione liturgica rivolto da Don Luca

(f.c.) – Venerdì 11 aprile si è celebrata a Cuceglio la Via Crucis comunitaria rivolta in particolare al popolo di Dio delle Parrocchie di Don Luca Meinardi e Don Massimiliano Marco: nel proseguimento del cammino sinodale,...

PILLOLE DI MISSIONARIETA' di FILIPPO CIANTIA

Apeirogon

Ai nomi che scelgono per i propri figli, i genitori affidano la promessa di vita e di felicità che...

Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto.

PAROLA DI DIO - Letture dalla Liturgia nella Domenica delle Palme - «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» - Video catechesi con il Card. Gianfranco Ravasi - Meditazione a cura della Prof. Elisabetta Acide -

nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Is 50, 4-7 Dal libro del profeta Isaia. Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché...

ROMA CITTA’ DEL VATICANO – Il Santo Padre Francesco è tornato alla casa del Padre – Il messaggio del Vescovo Daniele

Questo il messaggio di cordoglio diffuso dal Vescovo di Ivrea, Mons. Daniele Salera:
Carissimi sacerdoti, religiosi/e, consacrati/e, fedeli laici della Diocesi di Ivrea, accogliamo con dolore l’annuncio della morte del nostro amato Papa Francesco.
Lo abbiamo visto soltanto ieri nella solennità della Pasqua in Vaticano, in quegli impegni istituzionali cui non si è sottratto fino all’ultimo.
Lo abbiamo visto, debole ma presente, silenzioso ma partecipe e desideroso di mostrare tutta l’accoglienza e l’affetto, che sempre hanno caratterizzato il suo tratto, verso coloro che gli chiedevano udienza.
Lo ricordiamo per il suo Magistero, per l’ impulso dato cammino della Chiesa nella direzione di un rinnovato impegno missionario. In particolare vorrei ricordare due passaggi dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (2013). Il primo è una citazione del Documento di Aparecida (2007): “La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri”(EG 10); il secondo dà nuovo slancio alla vocazione di tutti i battezzati:
“Non si può perseverare in un’evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. È per questo che evangelizziamo. Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario. Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dell’impresa missionaria, presto perde l’entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette, gli manca la forza e la passione”. Grazie Papa Francesco, grazie perchè ciò che hai chiesto alla Chiesa lo hai mostrato, anzitutto e per primo, con la vita. Grazie per questa esistenza donata “fino alla fine”; il Buon Pastore ti accolga ora insieme a Maria, Madre sua e Madre nostra, nel Suo riposo.
Chiedo a tutte le comunità della Diocesi di organizzare momenti di preghiera personali e/o comunitari. Tutti ci ritroveremo in Cattedrale, per una celebrazione eucaristica di suffragio, giovedì 24 p.v. alle 20.30.
Il vescovo Daniele
***
(ore 10,18) – Dall’Agenzia Ansa riportiamo:
Poco fa il card. Kevin Farrell ha annunciato con dolore la morte di Papa Francesco, con queste parole:
“Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco.
Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.
Aggiornamenti nelle prossime ore –
Intanto, quest’ultimo commovente ricordo:

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IVREA – “In offerta a Cristo” – La Messa del giorno di Pasqua

(ferdinando zorzi) – La Messa del giorno di Pasqua ha coronato il solenne Triduo e l’intera Quaresima. Monsignor Daniele Salera ha presieduto i Vespri battesimali e la Celebrazione eucaristica delle ore 18, con una nutrita partecipazione di fedeli in Cattedrale.

Dopo il rito dell’aspersione con l’acqua benedetta della Veglia pasquale e l’ascolto della Parola, il Vescovo di Ivrea ha tenuto l’omelia partendo da un interrogativo posto dal monaco e asceta San Doroteo di Gaza: cosa possiamo offrire a Cristo, che non ha voluto sacrifici, nel giorno della Resurrezione? La risposta si trova in un altro antico sapiente, San Gregorio di Nazianzo: possiamo portare in offerta noi stessi, non amando le cose del mondo e seguendo la Sua legge.
Infatti, già nelle celebrazioni quaresimali, il Vescovo Daniele aveva richiamato l’attenzione sul significato di Cristo immolato come Agnello, sostituitosi all’offerta pasquale ebraica, con diversi significati in comune: il sangue dell’Agnello allontana la morte e libera dalla schiavitù. Prende su di sé la maledizione, salendo sulla Croce e diventando benedizione, tema che caratterizza il Venerdì Santo. Da questo esempio possiamo imparare ad amare di più: come ha scritto San Doroteo, lo possiamo fare affidandoci a Lui, poiché nel momento della prova, solitamente tendiamo a riprendere in mano le nostre vite.
Così i discepoli di Emmaus, coprotagonisti del brano evangelico solennemente proclamato: dopo aver seguito Gesù, si ritrovano nella prova, dopo aver scelto di donare la vita, tantano di riprenderla in mano; ma Cristo non li giudica, li accompagna e, attraverso la Scrittura, scalda loro il cuore, finché non lo riconoscono nello spezzare il pane.

La Parola e l’Eucaristia sono sono dunque i mezzi per essere felici. Come ha scritto Sant’Ignazio di Loyola “L’uomo è creato per lodare, riverire e e servire Dio nostro Signore e per salvare, mediante ciò, la propria anima“. “Desiderare e scegliere il fine per cui siamo stati creati è vivere nella gioia perché Cristo ci ha redenti“, ha concluso il Vescovo.

Al termine della Messa, prima di impartire la Solenne Benedizione, monsignor Salera ha voluto ringraziare coloro che hanno reso possibile una liturgia curata nei minimi dettagli: i Padri della Congregazione dell’Oratorio di Ivrea, il Sacrestano e la Cappella musicale della Cattedrale, nell’occasione accompagnata dal gruppo degli Ottoni, oltre che dall’organo: diversi giorni di preparazione e di prove hanno consentito di elevare la preghiera attraverso la bellezza della musica, del canto e dell’allestimento per la Liturgia.
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BORGO DEI BORGHI 2025 – Complimenti ad Agliè per il lavoro di squadra

“È stata una grande e bellissima sfida, quella della candidatura di Agliè a Borgo dei Borghi 2025. Il 2^ posto lascia tanto orgoglio per il lavoro di squadra e la consapevolezza che ora Agliè è una meta conosciuta a livello nazionale”: questo il commento della consigliera di Città metropolitana di Torino delegata al turismo Sonio Cambursano con i complimenti di tutto il nostro territorio al sindaco del Comune di Agliè Marco Succio e a tutta la comunità locale.
Domenica sera 20 aprile durante la trasmissione di Rai3 Kilimangiaro è stato il borgo siciliano di Militello ad ottenere la vittoria su altri 19 Comuni candidati.
Redazione Web
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IVREA – “Come vorrei una Chiesa povere per i poveri” – Una testimonianza su Papa Francesco

(Elisabetta Acide) – 13 marzo 2013: al soglio pontificio viene eletto Jorge Mario Bergoglio che prende il nome di Papa Francesco.
Qualcuno ci aggiungerà “Primo”, ma per ora non è necessario.
Un nome che è un “programma” , un nome che abbiamo imparato a comprendere: il Papa della “Fratelli tutti”, il Papa del Sinodo, il Papa del “pregare per me” e degli abbracci ai bambini.
Un nome, Francesco, che come ha dichiarato, aveva già il “ preannuncio” del suo pontificato:
“Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco d’ Assisi”.
Un nome che faceva risuonare la vita di un santo.
Un nome che ci ha rivelato quello che sarebbe stato: uomo di povertà, uomo di pace, uomo della custodia del Creato, uomo coraggioso e forte, di cui solo in poche occasioni abbiamo percepito l’ “Umana fragilità”, uomo del dialogo con il mondo, uomo del “Sei unica” e del “Siate felici!” del “Ti  viglio bene” (taluni deiTitoli dei suoi libri ).
Uomo che ha guidato la Chiesa in un momento di “passaggio”, che ha saputo ricevere le consegne del suo predecessore e trasformarle in passi e cammini.
Uomo che non si è negato e non ha negato.
Nato il 17 dicembre 1936, lo ricordiamo oggi 21 aprile 2025 nel giorno della sua dipartita al cielo.
Nei nostri occhi ci sono le immagini del giorno di Pasqua, proprio ieri, trasmesse dalla Tv. Un uomo che ha voluto “ trascorrere” con i cristiani  la Pasqua di Risurrezione, con quella preghiera che aveva le parole di pace e di speranza per il mondo. Con quelle parole che sono state pronunciate come un “ testamento” di speranza e un impegno per tutti. E quel giorno in piazza tra i fedeli, quei bambini che non ha potuto prendere in braccio ma che sono stati a lui avvicinati.
L’affetto dei tanti fedeli giunti da ogni parte del mondo, uomini, donne, giovani, famiglie … nell’ anno giubilare… quello che coincideva con il cammino sinodale, quello della Chiesa dei “Pellegrini di speranza”.
Ho ricordi vividi di Papa Francesco, in diverse occasioni mi sono recata all’ udienza del mercoledì e da tutti quei momenti, tornavo più ricca, più fiduciosa, più speranzosa.
Ho un ricordo particolare: quello dell’ ottobre 2022 quando, con gli studenti  del Liceo Musicale e colleghi dell’ IIS  “Lagrangia” di Vercelli,
scuola nella quale insegno, ci siamo recati in occasione di un evento pressoché “ storico”: gli studenti dei licei musicali italiani , hanno registrato un cd ( unico Istituto piemontese) “Music for Pope” a Paestum che è stato consegnato in occasione dell’ Udienza  generale del giorno 26 ottobre 2022.
Con docenti, genitori e studenti, dunque, ci siamo recati a Roma e in quella mattinata soleggiata, in trepidante attesa, ho stretto la mano a Sua Santità, durante il suo saluto, al termine dell’ Udienza. Confesso, non era la prima volta: già ragazza ero stata in Udienza dal  Santo Padre ora San Giovanni Paolo II in occasione di un premio artistico, con uno scambio di battute, tanto che quel “mio Papa” ha anche ispirato la mia tesi di laurea, ma questa volta era “ diverso”: insegnante potevo assaporare la gioia e l’ entusiasmo di quei giovani , davvero tanti, che attendevano il Papa.
E lui era lì sorridente, per loro, per tutti.
Ma soprattutto, ricordo ancora le parole pronunciate con fermezza proprio quel giorno:
“Nessuno vorrebbe essere desolato, triste: questo è vero. Tutti vorremmo una vita sempre gioiosa, allegra e appagata. Eppure questo, oltre a non essere possibile – perché non è possibile –, non sarebbe neppure un bene per noi. Infatti, il cambiamento di una vita orientata al vizio può iniziare da una situazione di tristezza, di rimorso per ciò che si è fatto. È molto bella l’etimologia di questa parola, “rimorso”: il rimorso della coscienza, tutti conosciamo questo. Rimorso: letteralmente è la coscienza che morde, che non dà pace. Alessandro Manzoni, nei Promessi sposi, ci ha dato una splendida descrizione del rimorso come occasione per cambiare vita. Si tratta del celebre dialogo tra il cardinale Federico Borromeo e l’Innominato, il quale, dopo una notte terribile, si presenta distrutto dal cardinale, che si rivolge a lui con parole sorprendenti: «“Voi avete una buona nuova da darmi, e me la fate tanto sospirare?”. “Una buona nuova, io?” – disse l’altro. “Ho l’inferno nel cuore […]. Ditemi voi, se lo sapete, qual è questa buona nuova”. “Che Dio v’ha toccato il cuore, e vuol farvi suo”, rispose pacatamente il cardinale» (cap. XXIII).
Dio tocca il cuore e ti viene qualcosa dentro, la tristezza, il rimorso per qualche cosa, ed è un invito a iniziare una strada. L’uomo di Dio sa notare in profondità ciò che si muove nel cuore.”
Il “ tema” di quelle catechesi era il “discernimento” ed in particolare, in quell’ occasione, il Santo Padre ci ha parlato della “desolazione”, citando con passione, proprio quel passo di Manzoni.
E ci ha parlato di tristezza: quella che,
Seppur tutti conosciamo, dovremmo imparare a “Passare attraverso ”  per non chiuderci nel compatimento e nell’ angoscia, per continuare a sperare, a compiere il bene, per non cedere allo scoraggiamento che ci paralizza e ci fa cadere nella paura e nell’ immobilismo.
Voglio conservare questo ricordo di Papa Francesco: la gioia della speranza e del bene, quello quotidiano, quello dei piccoli gesti.
Voglio ricordare così questo Papa, con queste parole che mi ero appuntata e che ogni tanto sono andata a rileggere in questi anni .
Papa Francesco questo per me sarà il ricordo e l’ insegnamento che terrò come “ testamento spirituale”: imparare ad  attraversare solitudine e desolazione con  Gioia e speranza, con la consapevolezza che pur nella prova, ne usciremo rafforzati  umanamente e spiritualmente, perché non siamo soli e non lo saremo mai. Nessuna prova è al di fuori della nostra portata; nessuna prova sarà superiore a quello che noi possiamo fare: abbiamo Cristo nostra speranza.
E continuerò a fare mie le sue parole di speranza che hanno accompagnato i passi del sinodo, quando ai delegati alla Prima Assemblea Sinodale, ha esorto i partecipanti a “ continuare a camminare, fare Chiesa insiemeed essere una Chiesa aperta.”
Sì Papa Francesco, continueremo a camminare insieme, con Cristo e verso Cristo, fratelli tutti, per la dignità e la pace nel mondo, per una Chiesa che , con coraggio, porta Cristo e la sua Speranza come testimone nel mondo .

PAROLA DI DIO – – ” E vide e credette ” –

At 10, 34. 37-43
Dagli Atti degli Apostoli.
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».
Sal. 117
RIT: Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
  RIT: Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci ed esultiamo.
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
  RIT: Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci ed esultiamo.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
  RIT: Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci ed esultiamo
Col 3, 1-4
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi.
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
SEQUENZA
Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».
Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.
Canto al Vangelo
Alleluia, Alleluia.
Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato:
facciamo festa nel Signore.
Alleluia.
Gv 20, 1-9
Dal Vangelo secondo Giovanni
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario, che era stato sul suo capo, non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
Il discorso di  San Pietro (prima lettura): una sintesi degli avvenimenti, una “testimonianza” appassionata, un racconto dettagliato…
Pietro parla e racconta.
Pietro assolve la sua “missione”.
Dio ha consacrato Gesù e lo Spirito ci rende testimoni.
Guai a noi se non lo facessimo… Testimoni scelti per dare testimonianza.
In ogni parola, in ogni virgola, in ogni riga… Pietro proclama la sua fede, il “Credo”.
In questi versetti della pagina del libro degli Atti degli Apostoli, san Luca ci “sintetizza”, per bocca di Pietro, il fondamento della fede.
Non una “legge”, non una  “dottrina”, una “narrazione”, una “enunciazione di fatti” in sequenza: in Cristo, tutti davanti a Dio.
Pietro “prende la parola”… e dalla sua bocca le parole della fede. Il fondamento di quella Parola fatta carne.
Lo stiamo cantando con le parole dell’Inno del Giubileo: “Ogni lingua, popolo e nazione…” : annuncio e testimonianza. Appartenenza a Dio nella sequela di Cristo.
Pietro ne parla dopo avvenimenti importanti (episodio di Cornelio) e ripercorre ciò che ha vissuto con il maestro e finalmente capisce che cosa deve “dire”, qual è il messaggio a lui affidato.
Pietro ha parole di verità per proclamare la Verità. In questi versetti la “sintesi” del Credo.
Non aveva ancora capito Pietro, pur avendo affermato quella dichiarazione di fede “Tu sei il Cristo”, ora comprende che tutte quelle Parole, tutte quelle azioni, hanno senso nel Vangelo stesso: la buona notizia di amore per tutti.
Dio ama tutti.
Forse Pietro lo aveva “intuito”, ma non lo aveva ancora “compreso”: la sua testimonianza nella “lezione dell’Amore”.
Dio ama e non esclude nessuno, Dio ama tutti coloro che amano e praticano la sua giustizia, Dio chiama e raduna in Cristo, che ci ha reso figli e fratelli.
Padre, figli e fratelli: il Credo.
Una “sintesi di amore” che “ricapitola” ogni cosa, una narrazione che illumina i fatti: fratelli nel fratello, figli nel Figlio.
La testimonianza delle cose da lui compiute che non sarebbero comprensibili se non alla luce della croce e della Risurrezione, del perdono dei peccati, della vittoria sulla morte.
La “comprensione” che nasce solo dall’unità senza esclusione, dall’unione con l’Unigenito del Padre, il Signore, il Salvatore: dal Battesimo alla croce, dalla Giudea alla Galilea  ed ancora alla Giudea… ma oltre… perché la testimonianza alla quale si è chiamati è la “missione”.
Uomo con gli uomini, per la salvezza di tutti.
Uomo perché ogni uomo diventi vivente.
Sintesi del Vangelo.
Perché anche noi, come Pietro, siamo testimoni, siamo annunciatori.
Il Vangelo è vita.
Per vivere insieme, in comunione.
In Eucaristia.
E la testimonianza è Verità.
E la Verità è Cristo che salva.
La verità dell’Amore che salva.
“Le cose di lassù” e quelle “di quaggiù” (seconda lettura).
Non è una filastrocca… ancora nelle orecchie quella parola di  san Pietro, che la liturgia ci propone i “luoghi” che ci presenta san Paolo: “lassù” e “quaggiù”… non è solo cielo-terra… troppo facile, troppo riduttivo.
Terra e cielo in Cristo.
Non per “ascendere” o “decollare” in un vortice ascensionale, ma per “stare”, per “essere”.
Non spazio o tempo, ma vita.
La “vita in Cristo”, quel “lassù” nel mio “quaggiù”.
La vita nuova in Cristo: “Cristo vive in me”.
“Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”: quella difficile costruzione greca (aoristo) apéthanen.
Una volta per tutte, ma con “effetti permanenti” : kékryptai.
Vita nuova, vita perfetta, vita per sempre.
“Cercate le cose di lassù”.
La ricerca dei battezzati…
Con quegli occhi al cielo.
Cercare Cristo, cercare… perché Cristo “si fa trovare”.
“E vide e credette” (Vangelo).
Non guarda al cielo, ma nella tomba, nel sepolcro, guarda chinandosi dopo la corsa affannosa.
E… e…
Ancora quelle onde concentriche del Vangelo di Giovanni, quello sciabordio di acqua che va verso la riva.
Onde che ci portano “persone”: Giovanni ne presenta molte in queste poche righe. Una per volta, arrivano, si presentano, si fermano. Gesti,corse, passi, pensieri.
Vide, credette, comprese.
L’incomprensibile della comprensione.
“Non avevano  ancora compreso la Scrittura”.
Il “cogliere” a fatica, la fatica umana della comprensione.
In quel mattino di corse e di richiami… un giovane si ferma… “lascia spazio”.
La “memoria” di ciò che non è più, perché E’.
Si sono recati a “fare memoria” in quel giorno, a “seppellire” in quel  mnemeîon e trovano la vita.
Il discepolo crede.
Forse Pietro è ancora affannato da quel peso del tradimento, burbero pescatore entra perché deve farlo (ipotesi consolidata del primato di Pietro), ma anche perché non è poi così “prescrittivo” con la legge della purificazione dei cadaveri.
Giovanni sosta, si ferma, per deferenza (?), per rispetto(?), per prescrizione(?)… ma Vede.
Pietro, pratico e saggio, avrà sicuramente fatto notare al “discepolo amato” la collocazione diversa di bende e sudario.
L’evangelista nella sua descrizione, usa i “segni”, ci racconta perché comprendiamo…
E il discepolo, guidato dall’amore, comprende.
Vede Dio, vede la Speranza.
Vedrà la Risurrezione.
Vede ciò che non c’è… e crede.
Il discepolo “vede” oltre la vista.
Il discepolo crede oltre la memoria.
Memoria di fede.
Custodia e comprensione.
Fede che sarà illuminata dallo “Spirito”: quella comprensione di cui ci facciamo camminatori, di cui ci facciamo pellegrini, di cui ci facciamo bozzolo di speranza.
E Giovanni vide… e comincia a credere… cammina, si prepara per “lasciar spazio” al Risorto.
Il “Verbo” di quel “In Principio…” non è lì.
Il “Verbo” è quello della “nuova creazione”.
La “vista” che viene dalla fede.
La “vista” di Cristo, con Cristo, per Cristo.
La “vista” di chi vive nell’Amore, perché più forte della morte è l’Amore.
Il “messaggio silenzioso” del testimone che “dà vita” a quel “vuoto” ed a quei teli “afflosciati”, a quella “assenza”… il messaggio del testimone che nasce da ciò che ha visto e udito, per “vedere e credere”.
Quell’ “andare” a quel sepolcro, è già una “ricerca”. E nell’andare ti prepari a “vedere”, ad “ascoltare” ciò che vedrai e che hai veduto ed ascoltato.
E quella ricerca sarà Grazia: “vedrà” tra quei teli  ormai privi di corpo, la luce di Dio.
Si è lasciato guidare dall’Amore, Giovanni, e l’Amore non lascia senza ricompensa.
L’Amore guida a “leggere” la vita, la morte, la Risurrezione.
La “vista” della fede.
Il dono di Amore perché “vedessimo” oltre quella croce.
Nella storia, oltre la storia.
E quel mattino buio, di quel nuovo giorno che attende l’alba, si illumina di luce.
“Hanno portato via il Signore (Kyrios) dal sepolcro”.
Dio non è nel sepolcro. Dio è Vivo.
E davanti a quel sepolcro ci siamo noi, la Chiesa.
C’è chi corre, chi piange, chi ama, chi spera, chi porta il peso del tradimento e della delusione…
Davanti a quel sepolcro c’è la Chiesa.
C’è la Chiesa amata dal Signore e la chiesa che ama il Signore.
La Chiesa che deve “vedere” e “credere”.
La “tomba” diventa “linguaggio”, Parola per la fede.
Pasqua è fidarsi di Dio.
“Incominciamo a credere” … la nostra fede, dono, ha bisogno di camminare verso la Pasqua.
Quel “corpo” ci viene incontro… non dobbiamo “cercarlo”, ma “vederlo” ed “amarlo”.
Stacchiamo gli occhi dal sepolcro, per aprirli alla Vita, alla Verità, all’Amore.

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