Nel tempo di un giro di valzer siamo passati dalle mascherine agli elmetti. Ci siamo coricati mercoledì scorso con la testa ancora piena di noie e paranoie dovute alla pandemia e ci siamo svegliati il mattino dopo con una guerra a due passi da casa nostra; due ore e mezza d’aereo bastano per arrivare a Kiev, duemila chilometri in auto: un’inezia.

C’è chi si stupisce che nel 2022 esista ancora la guerra: questi forse non sanno che sulla Terra ci sono almeno 27 guerre in atto (secondo una stima aggiornata del 2021 e riferita ai conflitti maggiori). Così come ce ne sono sempre state negli anni precedenti. Ma si tratta di guerre in Paesi che è difficile collocare guardando un mappamondo. Cioè lontane da noi, e che non disturbano le coscienze, le economie familiari e nazionali e neppure il nostro tran-tran quotidiano.

Con l’invasione dell’Ucraina e la guerra che avanza, la Russia ci ha rifilato uno schiaffone che ci ha svegliati e resi consapevoli che le guerre nascono anche sull’uscio di casa nostra e hanno risvolti umani, economici e sociali pesanti da pagare e da sopportare.

Oggi della guerra in Ucraina vogliamo sapere tutto, al pari del niente che conosciamo degli altri 27 conflitti. Che ne sappiamo della guerra in Somalia, Etiopia, Myanmar, Yemen, Mali, Sudan, Congo, Repubblica Centroafricana? Tanto per citarne alcuni. Si tratta di una lunga serie di guerre che ha riempito i calendari della nostra storia senza mai interrompersi un solo giorno. Tante guerre che non ci hanno mai turbato, mai interrogati sulle ragioni, mai preoccupati delle conseguenze, mai invitati a scendere in piazza.

Ma oggi è tutta un’altra storia: siamo in guerra! affermano i commentatori in televisione; ci aspettiamo la “inflazione da guerra”, cioè quella non buona, temiamo che la zona di guerra si allarghi e soprattutto che nessuno sappia dirci quando e come andrà a finire. Il Covid è mutato in una variante meno pericolosa; come muterà questa storia, nella quale l’uomo ci mette le mani, proprio non lo sappiamo. Forse siamo più civilizzati, ma non per questo meno violenti.

Più che mai vale il monito di Pio XII alla vigilia della Seconda guerra mondiale: “Nulla è perduto con la pace, tutto è perduto con la guerra”.