Ieri, 2 giugno 2021, ricorrevano i 75 anni della Repubblica italiana (ma questo è anche l’anno in cui celebriamo il centosessantesimo anniversario dell’Unità d’Italia). L’ultima festa della nostra Repubblica del settennato del presidente Sergio Mattarella.

Festa senza la tradizionale sfilata delle Forze armate ai Fori Imperiali a Roma e in generale, nelle nostre città e paesi, con poca partecipazione di gente, tra disaffezione e divieto di assembramento. “La comunità nazionale, che intraprende il delicato percorso verso il definitivo superamento del periodo emergenziale, celebra quest’anno la ricorrenza del 2 giugno nel segno dell’impegno collettivo per il rilancio del Paese e della ricerca di nuove prospettive di sviluppo e modernizzazione.

Il Paese è ora di fronte ad opportunità di ampio respiro, grazie anche alle pianificazioni e agli investimenti a livello europeo”. Così ha scritto il presidente della Repubblica nel messaggio ai prefetti d’Italia. E ancora, “se ora possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro, è soprattutto grazie alla ricchezza di risorse che il Paese ha saputo trovare o riscoprire e all’apporto unitario che ciascuno, non senza sacrificio, ha offerto”.

Anche quello del presidente Mattarella è stato un messaggio improntato alla fiducia nel futuro, così come lo era stato quello del presidente del Consiglio Mario Draghi in Emilia Romagna: “si percepisce sollievo, entusiasmo, una voglia di ricominciare e sprigionare le proprie energie produttive e imprenditoriali, la propria visione del mondo – disse Draghi – è una cosa che dà conforto, abbiamo davanti una fase nuova, di ripresa e fiducia, su cui costruire un paese più giusto e più moderno. E liberare le energie che sono rimaste ferme in questi anni”.

Il giorno prima era stata la volta del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che tra tante altre cose aveva detto che per il nostro Paese vi è la “possibilità di vedere crescere il Pil più del 4 per cento in media d’anno”. In un momento come questo, di ripresa, di programmazione del futuro, di uscita dalla pandemia è quanto mai necessario imprimere fiducia – ci pare di capire – affinché gli imprenditori investano, le famiglie spendano e lo Stato metta i denari nel sistema.

Senza dimenticare, per dirla col presidente Mattarella, “che la Festa della Repubblica possa essere l’occasione di una rinnovata riflessione sui valori di libertà, uguaglianza e democrazia alla base della scelta repubblicana e della Carta costituzionale, punto di sicuro orientamento anche nell’attuale passaggio storico”.

La scarsa partecipazione di popolo alla festa del 2 Giugno non sia un inquietante segnale di oblio: ieri in uscita dalla guerra, oggi dalla pandemia, per rinascere sempre sui quei principi, nonostante le difficoltà.