La rubrica “Pillole di missionarietà” che da quattro anni a questa parte leggete ogni settimana sulle pagine del nostro giornale, è diventata un libro, col titolo “Il divino nascosto”.
Il suo autore, Filippo Ciantia, amico d’Africa da tantissimi anni, lo ha pubblicato pochi giorni fa per i tipi di Itaca Libri ed è già in vendita alla Libreria San Paolo di via San Martino a Ivrea. Le righe che seguono sono la prefazione al libro e raccontano i retroscena e le ragioni di questa rubrica settimanale, nata da una precisa richiesta fatta a Ciantia. E motivano le ragioni di essere diventate libro con l’invito a leggerle o anche a rileggerle (per chi lo ha già fatto settimanalmente sulle pagine de Il Risveglio Popolare) con la calma e la profondità che sempre i libri assicurano. L’altra presentazione del libro è a firma di Maria Salomon, nota imprenditrice, e la pubblicheremo la prossima settimana.

“Caro Pippo, facci vedere le troppe cose che ci passano accanto e che non vediamo più, poiché il nulla che tiene il suo spazio dentro e fuori di noi ci avvolge e distrae”. Furono più o meno queste le parole con le quali quattro anni fa chiesi all’amico d’Africa (vent’anni io e trenta lui, passati laggiù) Filippo Ciantia, per tutti Pippo, di aiutarci a ritrovare – per gustarle – le piccole grandi cose della vita quotidiana, di farci vedere con i suoi occhi ciò che i nostri non vedevano più, di farci toccare con le sue mani ciò che le nostre ormai scartavano, di farci leggere ciò di cui più nessuno scriveva. Cose semplici ma non semplicistiche, facili ma non superficiali, per tutti ma non scontate, leggere ma non vuote, pungenti e delicate allo stesso tempo. Raccontare il quotidiano che ci sfugge. Nacquero così le “pillole” di Ciantia; ovviamente perché Pippo accettò di buon grado, con l’energia e l’entusiasmo che sempre lo hanno contraddistinto. Nacque la rubrica settimanale che da quattro anni i lettori del Risveglio Popolare di Ivrea trovano nelle pagine del loro giornale cartaceo e anche su www.risvegliopopolare.it.

Intitolai quella rubrica “pillole di missionarietà”, che il computer sottolinea in rosso perché lo legge come errore di una parola per lui inesistente. Invece nella mia richiesta a Pippo di scrivere, e a noi di pubblicare, quella missionarietà ci stava – e ci sta – tutta. Insieme avevamo – e continuiamo ad avere – un impegno riconosciuto, sebbene non sbandierato ai quattro venti; seminare nel solco tracciato da Cristo, irrorato dalla Chiesa e coltivato da ciascuno di noi, qui, dove adesso lavoriamo e viviamo con le nostre famiglie. Il passo verso il “divino nascosto” è stato breve. Le “pillole” dovevano arrivare al cuore di ciascuno, vicino o lontano, ricco o povero, uomo o donna, credente o ateo, giovane o anziano. Mi accorgo che, forse, quella richiesta di quattro anni fa, fu prima di tutto una esigenza tutta mia, che dopo vent’anni in Africa probabilmente faticavo a ritrovarmi di nuovo immerso in una cultura e civiltà delle quali avevo perso dei pezzi. Ma fui subito confortato nel constatare che la scelta della rubrica andava nella direzione giusta anche per chi, non essendosi mai mosso da casa, aveva bisogno di ritrovare fatti, persone, cose, situazioni, sentimenti, emozioni, rituali… scomparsi e assorbiti nel vortice del tempo che corre.

Quando chiesi questo sforzo a Filippo Ciantia sapevo che poteva farlo, lui, così lontano dal giornalismo ma così curioso, come dovrebbe essere ogni vero giornalista. Pippo possedeva l’arma propria del giornalista che se non è curioso produce poco per sé e per gli altri. Le “pillole di missionarietà” hanno sfondato sulle pagine del giornale e sul web perché l’autore sa sfondare, sa metterci il naso e il becco, sa curiosare, guardarsi attorno, fare domande, elaborare per appropriarsi – prima lui e poi gli altri – di tutto ciò che esiste nella vita di ogni persona e delle realtà che incontra. Curiosare senza disturbare. Scrivere senza sensazionalismi inutili. Al cuore del quotidiano e di quanto esso racchiude. Le “pillole” pubblicate settimanalmente diventano una raccolta, una dopo l’altra, ma non tutte per esigenze di spazio.

Che sofferenza dover sceglierle! Che meraviglia per voi leggerle! Un mondo che si apre dinnanzi e che nessuno avrebbe schiuso perché erroneamente considerato troppo di-messo – e di-smesso – per fare ancora breccia. Ma è da qui che dobbiamo ripartire, per ritrovarci, sorridere, essere felici. Il Risveglio Popolare ti ringrazia, caro Pippo, per aver arricchito le sue pagine e i suoi lettori, e lo stesso farà anche il lettore di questa raccolta per averlo innalzato e fatto diventare osservatore, ancor di più, partecipe, alla vita di persone e cose che aveva creduto di aver perso e che oggi ha ritrovato. Perché il divino non resta nascosto in eterno; aspetta solo che qualcuno lo aiuti a venire fuori. Eccolo, dunque, a voi e per voi!

carlo maria zorzi