Adolfo Camusso classe 1934, alladiese oggi residente a Castellamonte con la moglie Angela Giolitti, ha regalato alla galleria della memoria dei personaggi canavesani un profilo che mancava vistosamente. Così infatti nell’introduzione al volume dal titolo: Flavio Razetti, canavesano – l’eclettico ed estroso poeta. Giornalista, politico, oratore, scrittore, artista, commediografo, come recita il sottotitolo, egli individua le motivazioni che lo hanno spinto a scriverne: “Il ricordo di Flavio Razetti, nato a Nole Canavese il 1° dicembre 1877, deceduto ad Agliè il 7 febbraio 1947, appare alterato nei testi della maggior parte dei giornalisti o scrittori che non l’hanno conosciuto di persona, ma che ne hanno scritto, sovente con superficialità, tramandando notizie non veritiere. Con questa mia ricerca intendo portare alla luce informazioni non note, tratte da documenti originali, pubblici o privati, manoscritti o a stampa, scritti del personaggio, articoli completi o frammenti, scritti da colleghi, giornalisti o amici e dai ricordi, orali e scritti, dell’erede Giuseppina Gozzano (Pina) vedova Michela (Aglìè, 1925 – Scenectady, N. Y. 2023).

Il libro di 125 pagine è stato pubblicato dall’editore “I Luoghi e la Storia” nella collana dei “Quaderni de L’Escalina” di Ivrea, rivista semestrale di cultura e costa 15 euro. Nella premessa di Fabrizio Dassano, curatore della pubblicazione con Doriano Felletti, egli afferma che il lavoro di Adolfo Camusso è dedicato ad un “personaggio noto e poco noto al contempo e che animò la cultura canavesana con una personalissima visione del suo mondo e di quella visione che si manifestava con un vero e proprio “culto del territorio” iniziato nel tardo Ottocento e proseguito con vigore e capillarità nel corso del Novecento. Flavio Razetti incarnò meravigliosamente l’uomo della prima metà del secolo che vide due guerre mondiali e, in mezzo, l’ascesa delle dittature in Europa. La sua fu una vita per la cultura e per l’arte, in un percorso che oggi lo fa apparire molto più cosmopolita di quanto lo si cerchi di incasellare in un singolare “caso canavesano: l’handicap fisico, la vita familiare travagliata, l’emigrazione in Sudamerica, il ritorno e il primo socialismo in Piemonte, l’adesione al fascismo primigenio e la delusione per quel nuovo ordine dal tragico epilogo. Il crollo della monarchia e l’amicizia con i duchi di Genova. Morì proprio alla chiusura di quel capitolo della nostra storia, capitolo che Adolfo Camusso ha meritoriamente riaperto per offrire una nuova vita a questo straordinario personaggio”. Scrisse e pubblicò Democrazia e Movimento Nazionale per l’orazione del 1913 a Ivrea, poi l’opera teatrale Il laccio, in quattro atti, pubblicato nel 1915 e l’anno successivo l’orazione Il Canavese commemora Cesare Battisti. Ancora oggi piacevolmente leggibile il suo romanzo, Mansueto, che ha il Canavese come ambientazione e che pubblicò nel 1918, sempre per l’editore eporediese Viassone.

Nel 1921 pubblicò Il forzierino della luce (leggenda canavesana): per le auguste nozze Baviera-Savoia, Konrad . Bona: Agliè in Canavese, 8 gennaio 1921 e poi l’opera più bella in assoluto anche per l’alto valore artistico profuso dall’editore Viassone: La canzone del Canavese e S. Sebastiano di Biella, con le pregevoli illustrazioni del pittore Mario Codognato da Verona, edita nel 1923.

Per il Club Alpino Italiano di Biella, nel centenario della nascita di Quintino Sella, scrisse il saggio Il Biellese nella Storia dell’Arte, nel 1927 e, infine, Suoni (il libro di Ester) di Gavroche, pubblicato a Roma nel 1932. Inedita l’Autobiografia, La Torre di Babele e altri frammenti tra cui una storia del Piemonte dal Risorgimento al 1945. Scomparsi i testi di James Swert reporter, Il padre e numerosi testi teatrali. Innumerevoli gli articoli per numerose testate locali e nazionali: memorabile fu l’intervista-inchiesta sugli anarchici spagnoli condannati a morte e rinchiusi nel carcere di Barcellona apparsa su La Stampa il 1° giugno 1908. Malgrado l’handicap fisico del suo nanismo, fu un brillante oratore politico, instancabile viaggiatore, polemista e anche artista: un suo quadro è conservato nel medesimo Municipio di Agliè, prospiciente la sua abitazione degli ultimi anni di vita.
Sul nostro Risveglio Popolare del 23 febbraio 1947 apparve senza firma la notizia della morte: “Ad Agliè, dove si era da anni rifugiato, è morto lo scrittore, Flavio Razetti, cantore del nostro Canavese. Lontano da noi per le sue concezioni dottrinali filosofiche e religiose, vogliamo tuttavia sperare che le ultime giornate lo abbiano portato ad una rimeditazione delle grandi verità, che la misericordia divina gli abbia toccato il cuore. Razetti aveva raccolta una apprezzabile quantità di scritti e pubblicazioni sul Canavese: e sarebbe davvero augurabile che le Autorità cittadine, che presiedono alla vita della nostra civica biblioteca, facessero in modo da non lasciar disperdere il prezioso materiale”. Ma vano fu l’appello del nostro giornale.

Il libro è stato presentato pubblicamente presso la sala consiliare del Municipio di Agliè domenica scorsa 30 marzo con la partecipazione dell’autore, il novantunenne Adolfo Camusso, di fronte a un folto e interessato pubblico.