(alice bretto) – L’edizione giubilare del “pellegrinaggio alle sette chiese” di Roma ha visto la presenza di circa duemila partecipanti, più del doppio rispetto all’edizione passata. In pochi anni questa pratica di devozione è aumentata esponenzialmente tramite il passaparola di chi ha vissuto questi momenti di grazia.

Quest’anno, nella notte tra il 16 e il 17 maggio, la delegazione della diocesi di Ivrea era composta da 14 pellegrini tra sacerdoti e laici; ci hanno accompagnati padre Samuele Menini e padre Riccardo Bigi della congregazione dell’oratorio di San Filippo Neri di Ivrea.

Fu San Filippo Neri che nel XVI secolo rilanciò questa antica tradizione come risposta cristiana agli eccessi del carnevale dell’Urbe; messaggio sempre attuale! “Vanitas vanitatum et omnia vanitas” è l’incipit di Qoelet ripreso dal testo poetico “Vanità di vanità” composto dal santo, di cui abbiamo cantato qualche strofa nel pellegrinaggio: “Vanità di vanità, ogni cosa è vanità, tutto il mondo e ciò che ha, ogni cosa è vanità”. Presenti il maestro A. Sparagna con la fisarmonica e la moglie con il canto, che hanno contribuito al clima di preghiera.

Dopo un immancabile saluto alla reliquia del santo posta nella Chiesa Nuova, richiedendo la sua protezione lungo il cammino, siamo partiti sotta la guida di padre Maurizio Botta della congregazione dell’oratorio di Roma per percorrere i circa 25 chilometri lungo la città e la campagna romana.

Momenti di intenso raccoglimento si sono succeduti con la preghiera del rosario e sullo schema delle orazioni di San Filippo dalla Via paradisi! che contemplano le sette effusioni di Sangue di Cristo tramite circoncisione, sudore nell’orto, flagellazione alla colonna, coronazione di spine, crocifissione delle mani, crocifissione dei piedi e apertura del sacro costato. Se noi crediamo nella risurrezione saremo guariti nelle nostre piaghe per mezzo delle Sue piaghe.

Le catechesi tenute dai padri dell’oratorio di Roma hanno invitato a riflettere su virtù, vizi e doni di Dio.

Il percorso si è snodato tra le basiliche di San Pietro, San Paolo, San Sebastiano, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le mura e Santa Maria Maggiore.

Dopo una tappa di fronte a Castel Sant’Angelo, imponente mausoleo di Adriano dalla forma chiusa, ci siamo diretti in sacro silenzio verso la piazza simbolo della Chiesa Cattolica che con il suo colonnato a braccia maternamente aperte, come aveva pensato il Bernini, accoglie i fedeli: di fronte a noi la basilica di San Pietro a poco più di una settimana dall’elezione del novello Santo Padre Leone XIV!

A pochi passi dalla città eccoci a percorrere un lungo tratto in campagna verso le Catacombe di San Callisto nei pressi della chiesa di San Sebastiano. L’abbassamento della temperatura e il buio della notte ci hanno introdotti verso il luogo in cui san Filippo Neri ebbe la Pentecoste di fuoco: esperienza mistica avuta in seguito a un’incessante invocazione dello Spirito Santo che culminò con l’entrata nella sua bocca di un globo di fuoco che gli penetrò fino al cuore, dilatandolo.

Il nostro pellegrinaggio si è concluso, dopo circa dieci ore di cammino, presso la basilica di Santa Maria Maggiore dove ora riposano le spoglie mortali di Papa Francesco.