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Ho imparato a leggere prima ancora di pedalare senza rotelle: a tre anni e mezzo già sapevo sillabare le etichette dei bagnoschiuma e scrivevo messaggi col pennarello verde sulle lenzuola bianche dei miei genitori. In prima elementare ho divorato tutta la saga di Harry Potter come se fosse niente, e poi Le Cronache di Narnia, Eragon… Ricordo l’emozione di perdere la cognizione del tempo per colpa di un drago, un leone parlante o una pozione magica. Alle Medie ho persino letto tutta la Bibbia, ma proprio tutta, anche se più per sfida che per comprensione. La lettura era il mio superpotere.

Poi, qualcosa si è incrinato. Tra i compiti, le verifiche e i pomeriggi passati a scrollare Instagram, la mia fame di libri si è assottigliata. Alle Superiori ho perso completamente il ritmo, all’università ho re-iniziato a leggere solo quello che mi “serviva” – manuali, antologie, dispense –. Sono tornato rapidissimo a leggere, ma i testi accademici… ma non apro un romanzo da anni. E la cosa mi dispiace. Anzi, mi rode.

La mia ragazza, al contrario, ha fatto il percorso opposto. Quando ci siamo conosciuti, più di sei anni fa, leggeva poco e controvoglia. Oggi divano, copertina, tisana e libro “Young Adult” sono il suo paradiso: legge per rilassarsi, per emozionarsi, per immaginare. E la invidio. Lei ha conservato (anzi, riscoperto) il gusto di leggere per piacere. Io l’ho perso. E mi mancano i mondi che si aprivano sfogliando una pagina.

Non è un caso se i dati confermano il mio declino personale: secondo l’Osservatorio Kids dell’AIE, fino ai 14 anni il 99% dei giovani legge, ma dopo… crollo verticale. A 14 anni si entra nella giungla delle notifiche: lo smartphone vince per KO tecnico. In media, un ragazzo tra i 10 e i 14 anni passa 10 ore a settimana su schermi e solo 1 ora e 43 minuti sui libri. Una sproporzione pesante.
Eppure leggere fa bene. Non è solo una coccola per l’anima. Fa bene al cervello, alla società, persino all’economia! Secondo uno studio di Open Economics con dati Istat, citato da ANSA qualche giorno fa, ogni euro investito nella promozione della lettura giovanile genera quasi 4 euro di ritorno sociale. Leggere non è un lusso: è un investimento.

E allora, lo dico innanzitutto a me stesso: nessuna scusa regge. Non c’è TikTok, serie TV o podcast che valga quanto un buon libro. Devo ricominciare. Voglio tornare ad avere un libro sul comodino, non solo un caricabatterie. Perché leggere non è solo un’abitudine: è un modo di stare al mondo. E io voglio tornarci. Pagina dopo pagina.