Foto: Monsignor Luigi Bettazzi con i bambini vincitori della serata di selezione dello “Zecchino d’oro” all’Oratorio San Giuseppe di Ivrea, sabato 5 ottobre 1968.

I numeri 37 e 38 dell’anno 1968 del Risveglio Popolare, rispettivamente del 3 e del 10 ottobre, riportavano una notizia riferita a due eventi, strettamente legati tra loro, accaduti a Chivasso e ad Ivrea, precisamente il 28 settembre il primo ed il 5 ottobre il secondo.

Si trattava del resoconto delle due serate dedicate alla selezione zonale dei bambini concorrenti della nota manifestazione canora “Lo zecchino d’oro” che ancora si svolge, annualmente, presso l’Antoniano di Bologna anche se oggi risulta, certamente, meno nota al grande pubblico rispetto agli anni ’60 e ’70, quando le serate, trasmesse in diretta dalla RAI, erano seguite da una grande platea di telespettatori. Indimenticabili sono, infatti, molte di quelle canzoni degli anni Sessanta: “Non lo faccio più» (1963), “Il pulcino ballerino” (1964), “Dagli una spinta” (1965), “Popoff” (1967), “Quarantaquattro gatti” e “Il valzer del moscerino” (1968), “Volevo un gatto nero” (1969), canticchiate non solo dai bambini di allora, ma anche da quelli di oggi.

L’idea di questa manifestazione nacque a Milano, nel settembre del 1959, in occasione del “Salone del Bambino”, una rassegna merceologica di prodotti per l’infanzia; gli organizzatori di tale evento pensarono ad una trasmissione televisiva dedicata ai bambini che agisse da traino per la manifestazione. L’incarico di organizzare questo programma fu affidato a Cino Tortorella, personaggio già noto al pubblico in quanto conduttore della trasmissione televisiva “Zurlì mago del giovedì”.

Il risultato fu, appunto, un concorso canoro per bambini (evidente l’intento di fare una specie di Festival di Sanremo per fanciulli), con canzoni per bambini, da loro interpretate e, grande innovazione, anche da loro valutate (sono entrate nella storia le “palette” sollevate da ciascun “giurato” al termine di ogni esibizione che riportavano un numero da 5 a 10, punteggi che poi venivano sommati e portavano alla classifica finale; soltanto nelle edizioni più recenti della gara la giuria dei bambini è stata affiancata da una di adulti.

Il format risultò subito vincente tanto da rimanere sostanzialmente inalterato anche quando, due anni dopo, il concorso si spostò a Bologna presso l’Antoniano che, come noto, era stato fondato dai frati minori del convento di S. Antonio a Bologna, inizialmente come mensa per i poveri, ma che progressivamente aveva ampliato il suo campo di azione all’arte drammatica, al cinema-teatro e dagli anni Sessanta, appunto, alla produzione televisiva e discografica.

A Bologna, ad istruire e a dirigere i bambini, fu chiamata una giovane maestra, Mariele Ventre, che nel 1963 fondò il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, cui rimase indissolubilmente legata fino alla sua prematura scomparsa. Il Coro fu inizialmente chiamato a supportare le esibizioni dei giovani cantanti ma, ben presto, fu capace di vita autonoma diventando famoso in tutto il mondo.

Questa attenzione al mondo dei bambini risultava, in quell’epoca, del tutto nuova e innegabilmente contribuì a far prendere coscienza dei molti esempi di infanzia negata, a partire dallo sfruttamento sul lavoro cui tanti minori erano, e ancora oggi sono, sottoposti, e per una singolare coincidenza, circa due mesi dopo la prima edizione dello “Zecchino d’oro”, il 20 novembre, l’ONU promulgò la Nuova Dichiarazione dei diritti dei fanciulli che ribadiva, tra l’altro, il diritto alla salute, all’educazione e all’istruzione per tutti i bambini del mondo e che, purtroppo, come tutti ben sappiamo, è ancora oggi ben lontana da una piena attuazione.

Torniamo a quelle due serate: la prima a Chivasso, come detto, il 28 settembre 1968. Venti bambini si esibirono di fronte ad un pubblico entusiasta presentando, come previsto dal regolamento, canzoni delle precedenti edizioni dello “Zecchino”. Come ebbero a dire, in apertura di serata, Padre Alfredo Zecchin, responsabile dell’Antoniano, e Don Piero Bertotti, dal 1967 parroco del Duomo di Chivasso, “Lo zecchino d’oro non vuole creare dei piccoli divi, vuole semplicemente fare felici, con semplicità e candore, piccoli e grandi”. Per la cronaca, quella sera, risultò vincitore, e quindi candidato alla successiva selezione regionale, Ornello Bussetto, 7 anni, di Chivasso, con la canzone “I fratelli del Far West”.

Stesso entusiasmo e stessa partecipazione di pubblico nella serata del 10 ottobre 1968 presso l’Oratorio San Giuseppe di Ivrea, alla presenza di un giovanissimo Monsignor Bettazzi, quando si esibirono 18 mini-cantanti impegnati a strappare il pass per la serata di selezione regionale a Novara. Risultarono vincitori Federica Lanza di Ivrea (8 anni) che presentò “Dagli una spinta”, Flavia Bego di Samone con “Sitting Bull” e Roberto Cerri di Ivrea con la canzone “Popoli”.

Da notare che in quella serata risultarono “ospiti d’onore” due bambine che avevano raggiunto la fase finale dello Zecchino d’oro a Bologna: Ilaria Gavaini, di Strambino, nel 1967, con la canzone “La pecorella al bosco” e Annarita Colturato di Banchette, nel 1968, con la canzone “La banda dello zoo”.

Abbiamo incontrato Flavia Bego, una delle bambine protagoniste della serata di selezione svoltasi ad Ivrea (la prima bambina a sinistra nella foto in alto, n.d.r.) e le abbiamo chiesto con quali modalità fosse stata iscritta alla serata e quali ricordi abbia ancora oggi di quella esibizione.

Ecco la sua testimonianza: “Non ricordo con sicurezza chi mi abbia iscritta alla selezione. Molto probabilmente i miei genitori visto che la musica in famiglia era di casa: mio papà era un ottimo fisarmonicista e mia sorella vinse il concorso Ugola d’oro Piemonte nel 1966, che si svolse a Beinasco. Mia sorella ed io eravamo solite partecipare, individualmente, ai concorsi canori che si svolgevano ogni sera nei luoghi di villeggiatura dell’Emilia Romagna (soprattutto Rimini e Riccione) quando eravamo lì in vacanza; per noi, a prescindere dai risultati, era fonte di grande soddisfazione poter cantare. Non ho invece tantissimi ricordi della serata di Ivrea in sé: io ero timidissima e quindi per me non fu facile esibirmi in pubblico, per giunta di fronte a tanta gente. Fui ovviamente molto contenta di avere vinto quelle selezioni e di poter andare a Novara per la fase successiva, ma i ricordi di Novara sono ancora più labili: non so neanche come, io e i miei genitori abbiamo raggiunto la sede della prova, forse perché la mia avventura si concluse a quel punto. Mi ha fatto, comunque, molto piacere riandare con la memoria a quei giorni perché la passione per la musica non mi ha mai abbandonata…”.

Un momento della serata all’Oratorio di Chivasso, sabato 28 settembre 1968. Padre Zecchin, Antoniano di Bologna, si congratula con i concorrenti.