Entrando in Fiera di Primiero, dove mi trovo in vacanza, noto un sobrio ed elegante giardino pubblico dedicato nel 2019, a 220 anni dalla nascita, al geniale – e, purtroppo, ai più sconosciuto – Luigi Negrelli, una delle menti di maggior rilievo nel panorama delle opere di ingegneria civile e dei progetti infrastrutturali del XIX secolo.

Nato nel Tirolo sotto la Corona Austriaca nel 1799, in una famiglia di origini nobili e benestanti dai forti interessi culturali, sociali e politici, Negrelli intraprese un brillante percorso di studi in ingegneria e architettura. La sorella Giuseppina partecipò attivamente alla rivolta contro l’invasione francese e viene ricordata, al pari di Katharina Lanz di San Vigilio di Marebbe, come una eroina della libertà.

Negrelli si distinse, sia in patria sia nella vicina Svizzera, per la sua genialità tecnica e innovativa nel settore delle opere idrauliche e di trasporto, particolarmente nella nascente rete ferroviaria.
Il suo più celebre progetto è stato il Canale di Suez, un’opera di portata rivoluzionaria. Il sogno di collegare il Mediterraneo al Mar Rosso fu accarezzato dai faraoni, poi dai Romani e anche da Napoleone. La progettazione di questa via d’acqua rappresentò una sfida ingegneristica senza precedenti, per le caratteristiche geografiche e climatiche della regione.

Ammirando la sua abilità, Ferdinand de Lesseps, considerato il padre del Canale, volle Negrelli come socio fondatore della Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez. Le sue innovative tecniche di scavo, l’esperienza nel settore idraulico e le capacità di pianificazione si rivelarono decisive per la riuscita del progetto.

Profondamente legato alle sue radici cattoliche e alla monarchia austriaca, sostenne la collaborazione tra diverse nazioni e culture, vedendo nelle grandi opere come il Canale di Suez un elemento di unificazione e di integrazione tra popoli e territori, fondamento per un mondo più aperto e connesso. Morì improvvisamente, il 1° ottobre 1858, alla vigilia dell’inizio dei lavori del Canale, da lui interamente concepito.

Facciamo dunque l’elogio degli uomini illustri/ […]/ Di loro alcuni lasciarono un nome,/ che ancora è ricordato con lode. /Di altri non sussiste memoria; /svanirono come se non fossero esistiti; / Invece questi furono uomini virtuosi, / i cui meriti non furono dimenticati. (Siracide)