L’Europa è assediata da Trump su due fronti: la “stangata” sui dazi e le crisi irrisolte in Ucraina e Gaza, nelle quali la Casa Bianca, con una linea altalenante, mantiene – come ha scritto lo storico Paolo Mieli – un buon rapporto sia con Putin sia con Netanyahu.

Nel Vecchio Continente aggredito l’Italia appare fragile e soprattutto divisa, con tre diverse posizioni in politica estera, com’è emerso anche nel voto di Strasburgo sul Governo UE. La Presidente Meloni mantiene una linea ondeggiante tra USA e Bruxelles: si è astenuta, con FdI, nel voto sulla Von der Leyen, predica l’appeasement con Trump ma dimentica la gravità delle misure finanziarie decise dalla Casa Bianca. Altrettanto grave la scelta di Trump di “neutralità” sul conflitto russo-ucraino (non c’è più l’aggressore e l’aggredito) e la sostanziale condivisione del piano di Netanyahu di espulsione dei Palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania (qui anche l’unico villaggio cristiano è stato assalito dai coloni ebraici).

Ancora più netta la linea filo-americana del vice-premier Salvini: ogni giorno la Lega attacca il governo di Bruxelles, propone trattative separate con la Casa Bianca, è silente con la scelta russa di continuare la guerra, difende Netanyahu. Si distingue nella maggioranza l’altro vice-premier Tajani, sempre in polemica con Salvini, schierato con l’unità dell’Europa, a favore (nel voto del Parlamento europeo) dell’Esecutivo von der Leyen.

Dall’opposizione la segretaria del Pd Elly Schlein chiede una linea più ferma verso le pretese americane, con un sostegno pieno a Bruxelles per rafforzare l’UE nel difficile rapporto con la Casa Bianca (i dem, con alcune defezioni, hanno votato con i socialisti a favore dell’Esecutivo di Bruxelles).

Ma nel “campo largo” si differenziano i pentastellati: hanno votato contro la Von der Leyen, attaccano senza sosta Bruxelles, con una linea di estrema sinistra ma con toni che riecheggiano l’offensiva anti-europeista dei leghisti; sull’Ucraina il M5S è sostanzialmente neutralista come Trump; non molto dissimile la posizione di AVS (Alternativa Verdi-Sinistra).

Un quadro politico frastagliato rende l’Italia debole mentre i tempi di guerra richiederebbero ai due poli di accogliere i reiterati appelli del Presidente Mattarella per una solidarietà nazionale nella difesa del bene comune, pur nel rispetto dei diversi ruoli (come fecero De Gasperi e Togliatti nel varo della Costituzione, in piena “guerra fredda”; o ancora Moro e Berlinguer contro la sfida del terrorismo sanguinario). Peraltro il Capo dello Stato ha pronunciato parole fortissime, pensando all’Ucraina e a Gaza, per il rispetto del diritto internazionale e della Carta dell’ONU, contro la logica del “più forte”.

Per il momento i partiti sembrano maggiormente preoccupati delle prossime elezioni regionali: per la Lega la riconferma in Veneto del presidente Zaia è una questione nazionale, nel Pd permangono grandi tensioni per la successione a De Luca e Giani in Campania e Toscana.

Ma un recente sondaggio de “La7” di Enrico Mentana dovrebbe far riflettere sull’inquietudine crescente dell’opinione pubblica, già espressa nell’astensionismo. Quattro italiani su dieci (esattamente il 39%) auspicano la nascita di una nuova formazione politica; il 33% approva gli attuali partiti, il 28% li accetta ma chiede grandi cambiamenti. Le maggiori richieste di novità giungono da elettori potenzialmente attribuibili alle aree di centro e centro-sinistra; presente, ma minore, l’istanza di mutamenti nel centro-destra.

L’incertezza politica, se irrisolta, rischia di accrescere ulteriormente la corsa all’astensionismo, con gravi problemi per la solidità delle istituzioni democratiche. L’elettore chiede chiarezza nei programmi e nelle priorità, non accetta di “votare al buio” formazioni fatte per vincere le elezioni piuttosto che governare stabilmente.

Nell’attuale crisi mondiale la scelta pro-contro l’Europa è strategica: non è possibile mantenere una linea incerta, occorre rilanciare i valori dei padri fondatori, da De Gasperi a Spinelli, aderendo contestualmente all’appello del Quirinale per il rispetto dei Trattati e dell’ONU.