Ogni anno l’Esame di Maturità lascia una scia di polemiche. A occupare la discussione in questo 2025 è stata la scelta di un piccolo gruppo di studenti che ha deciso di manifestare contro il sistema scolastico e di attribuzione dei punteggi, rifiutando di sostenere la prova orale dell’esame, peraltro dopo essersi accertati di aver comunque ottenuto il numero di crediti sufficienti per la promozione.
Non diremo qui se la protesta è o non è corretta. Più interessante sottolineare che, raggiunto il voto minimo per superare l’esame, lo studente decida di non affrontare l’ultima prova che gli darebbe la possibilità di esprimere le proprie idee, il proprio dissenso ed ottenere – perché no? – il massimo dei voti.
La competitività, contro cui tali plateali manifestazioni vogliono protestare, non è errata di per sé, come non lo è ogni altro metodo che mette al centro il merito. Il voto di per sé non ci dice nulla se non lo mettiamo in relazione al meglio che ciascuno può ottenere confrontandosi proprio con gli errori e aprendo un dialogo ampio sul raggiungimento degli obiettivi personali.
Non va tuttavia sottostimato il malessere che nasce nei giovani da una presunta necessità di perfezione e che si rende evidente anche in altri modi: l’acquisto dell’ultimo modello che la tecnologia offre, l’ossessione per le marche degli indumenti, il taglio dei capelli o la fattura delle unghie o, il peggiore tra tutti, la spasmodica ricerca della popolarità attraverso i “like” ai contenuti postati sui social.
Ci sembra di vedere un movimento di persone, giovani soprattutto, che pretende tanto, da tutto e da tutti, ma è disponibile a offrire soltanto una minima parte di quello che spetterebbe a loro dare. Parliamo del “diritto di pretendere”.
Ma cosa accadrebbe se tutti mettessimo in atto questo tipo di protesta? Se decidessimo tutti di non spenderci di più perché inutile e faticoso contro un sistema che riteniamo ingiusto? Saremmo disposti ad accettare servizi scadenti, o pasti sconditi per la protesta contro il rincaro dei prezzi dell’olio? Perché dovremmo lamentarci di una sanità ridotta al minimo? Infatti, se dovessimo seguire la pista della rinuncia alla prova orale di maturità dovremmo anche accettare che ovunque ed in ogni situazione, qualcuno ci dica che non va oltre, che non farà o darà di più.
Dovremmo chiederci qual è il mondo che vogliamo vivere, che vogliamo lasciare, per poter far capire a chi protesta oggi per l’Esame di Stato, che i risultati si ottengono se si lascia intravedere uno scenario migliore di quello attuale. Altrimenti ogni proposta di cambiamento diventa fallimentare, più rigida e più limitante per chi arriverà dopo.