Il cimitero memoriale di Potocari, in Bosnia ed Erzegovina, ha visto, in questi giorni, l’afflusso di migliaia di persone, soprattutto parenti e familiari delle oltre 8mila vittime della strage che ha preso il nome della città di Srebrenica, dove trent’anni fa aveva sede una Forza di Protezione delle Nazioni Unite. Migliaia di bosniaci mussulmani fuggivano dall’avanzata dei nemici serbo-bosniaci. I militari olandesi, non ricevendo istruzioni dalla catena di comando, non fecero altro che dividere gli uomini dalle donne e dai bambini, senza intervenire attivamente, facilitando, purtroppo, il macello che sarebbe stato perpetrato senza pietà. I carnefici trovarono già selezionati i nemici da eliminare, gli uomini, possibili combattenti.
Era la metà di luglio 1995. L’anno prima, in Rwanda, quando le truppe delle Nazioni Unite, comandate dal canadese generale Dellaire, ebbero le mani legate per indecisione del Palazzo di Vetro, i morti civili furono oltre 800mila. L’amara, tragica e mostruosa lezione africana non era stata sufficiente ad evitare la strage dei Balcani.
Altro anniversario, del tutto diverso. Il 13 luglio 1985, in contemporanea allo stadio di Wembley di Londra e al Kennedy Stadium di Filadelfia, ebbe luogo il concerto Live Aid. Si esibirono i più grandi artisti del tempo e la trasmissione televisiva fu seguita da due miliardi di persone. Si stima che furono raccolti 150 milioni di sterline per combattere la fame in Etiopia e in Africa.
Cosa hanno in comune questi due eventi della nostra storia recente, apparentemente così diversi tra loro?
La dimenticanza e la distrazione, detto in parole povere: girare la testa da un’altra parte.
Il Live Aid fu un evento memorabile, ma gli africani continuarono ad essere dimenticati. Il rapporto di Amref “L’Africa Mediata” conferma il progressivo ridimensionamento dell’attenzione verso l’Africa: dal 2023 al 2024 le notizie riguardo l’Africa si sono ridotte del 50%. Inoltre la maggioranza delle informazioni riguardano l’Africa… “qui”, cioè la migrazione in Italia e Europa. Un intero continente che fra pochi anni conterà 2 miliardi e mezzo di abitanti viene praticamente dimenticato.
Intanto, continuano ad essere uccisi i nostri fratelli e sorelle, in questa guerra a pezzi, che rischia di trasformarsi in un unico grande conflitto. Riecheggiano le parole di Gesù, prima del sacrificio finale e della redenzione: “Questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre”.