La letteratura e il cinema ci hanno offerto in passato molti racconti di tema “distopico”, ovvero contrapposto all’utopia, con l’idea di un futuro negativo e a volte apocalittico. Il regista americano, Oppenheimer, non è nuovo a provocazioni e si è spesso distinto per i suoi documentari piuttosto crudi (“L’atto di uccidere”), ma sempre girati con maestria e originalità. Questa volta però, mentre si è dedicato a un lungometraggio più corposo, il risultato è meno riuscito.
Sono passati vent’anni da quando una catastrofe ambientale ha reso inabitabile la superficie terrestre: una famiglia benestante è sopravvissuta e si è rifugiata all’interno di un bunker costruito presso una ex miniera di sale abbandonata. I personaggi non hanno nomi, qui vivono il Padre, la Madre, il Figlio ventenne e sono presenti inoltre un medico, la cameriera, il maggiordomo, un’amica di famiglia…
Il figliolo, che ha trascorso tutta la sua esistenza all’interno del rifugio, non sa nulla del mondo esterno e non comprende se la sua famiglia è in qualche modo colpevole di quanto accaduto. La madre desidera che tutto sia perfetto nella loro bolla irreale, e si occupa in continuazione dei dettagli relativi all’arredamento.
Poi un giorno accade qualcosa: una ragazza viene trovata priva di sensi all’interno della miniera; quando torna in sé racconta di aver perso la famiglia in un mondo che è diventato mortalmente inospitale. A questo punto si inseriscono nella vicenda gli inevitabili contrasti che nascono per una vicinanza così prolungata e priva di libertà. E ora, per il pianeta sarà ancora possibile un futuro?
La scelta del genere musical conferisce alla pellicola uno strano alone di allegria, che però contrasta con il tema altamente drammatico. Il mondo, dopo la catastrofe, è oggi colorato interamente di blu.
The End
di Joshua Oppenheimer
paese: Danimarca, Irlanda, Germania 2024
genere: drammatico, musical
interpreti: Tilda Swinton, George MacKay, Bronagh Gallagher, Moses Ingram, Tim McInnerny
durata: 2 ore e 28 minuti
giudizio Cei: consigliabile, problematico, per dibattiti