(Elisabetta Acide) – Un po’ più vicino al cielo, radicati sulle  rocce, là dove volano aquile e gipeti … un’ Ave  Maria sale a riempire quel silenzio che da incanto diventa preghiera .

Ai piedi delle nuvole, dove il cielo “parla” di Dio.

Una Chiesetta in pietra.

Territorio di Ceresole Reale, sono le 10 ed in montagna c’è “fermento” , visi, voci: c’è chi è giunto in auto, chi in moto, chi in pullman, chi a piedi, il popolo della montagna (e anche quello della pianura), si è riunito qui.

E’ il 5 agosto, la chiesa celebra la festa della dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, ma per molti questa è la giornata della Madonna della neve.

La Vergine Maria madre di Gesù, è stata invocata nel corso dei secoli, con diverse denominazioni legate al suo ruolo di corredentrice dell’umanità.

Il titolo di “Madonna della neve” (a differenza di altri), affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa ed è legato al sorgere della Basilica di Roma di Santa Maria Maggiore.

Sotto il pontificato di papa Liberio nel IV secolo, un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni, insieme alla sua ricca e nobile moglie, non avendo figli decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata.

La tradizione narra che la Madonna apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, in un tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa.

Il mattino successivo i coniugi si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi e scoprirono che anche il papa aveva fatto lo stesso sogno.

Il Papa si recò sul luogo indicato in sogno, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana.

Il pontefice, allora, tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi.

La basilica prese il nome di “liberiana” (da Papa Liberio), ma i romani la chiamarono “ad nives” (della neve).

Successivamente al 431 (Concilio di Efeso che proclamò la Maternità Divina di Maria), la Chiesa venne ricostruita e qualche decennio dopo fu intitolata a Santa Maria Maggiore (per distinguerla da tutte le altre basiliche romane).

Dal 1568 la denominazione ufficiale della festa liturgica della Madonna della Neve è stata modificata nel termine “Dedicazione di Santa Maria Maggiore” con celebrazione rimasta al 5 agosto.

A Roma il 5 agosto, nella patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore, il miracolo veniva ricordato, non so se ancora oggi si fa, con una pioggia di petali di rose bianche, cadenti dall’interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica.

Al suo interno, nella cappella paolina, è posizionata l’icona bellissima di Maria Salus Populi romani di cui abbiamo ampiamente parlato nella catechesi mariana del mese di maggio.

Ed a Ceresole i “petali” sono quelli spontanei che crescono sui prati tra le rocce, dove tutto ci parla di Dio, della meraviglia della creazione, che ornano l’ altare per la celebrazione della santa Messa.

Ha presieduto la  celebrazione S. E. R. Mons Daniele Salera che ha concelebrato, con don Dario Bertone, parroco di Ceresole, Noasca ed altri paesi montani, e don Carlo Chiesa.

Ha tenuto l’ omelia Sua Eccellenza, ed ha che con parole chiare, ha illuminato i presenti.

Nel ricordare l’ origine antica della festa e il pronunciamento del dogma della divina maternità di Maria del Concilio di Efeso, ricorda la dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma.

Oggi è un giorno speciale”, ha detto Sua Eccellenza, “per chiedere delle Grazie: è una festa mariana, che richiede a noi cristiani di rivolgerci a Maria ed affidarci alla sua cura materna. Portiamo la nostra preghiera a Gesù, attraverso Maria”.

Sua Eccellenza nel ricordare l’ episodio di Cana di Galilea, coglie la necessità di quegli sposi e intercede, così allo stesso modo, Maria intercede per noi, ci “preserva” dalla umiliazione come ha fatto a Cana e nel ripercorrere il brano del Vangelo di Giovanni (Gv ,2) ci invita a guardare a Maria.

“La lettura del Vangelo proclamata”, sottolinea Mons Salera ( cfr. Lc 1,46-45) “è un invito a conquistare l’ umiltà del cuore, riconoscendoci “piccoli”, attraverso le prove che ci fanno “abbassare” dalla nostra superbia, per percorrere ancora una volta le strade del riconoscimento di essere “figli di Dio”.

L’ umiltà che ci aiuta a “tornare” alla dimensione del nostro rapporto con Dio ,la “via di Maria”: Dio accoglie i bisogni degli umili e li ascolta.

“Dio ha ascoltato l’umiltà della sua serva… abbatte i potenti”.

Il “senso delle cose di Dio”: orientiamo la nostra vita di fede, in profondità, con l’ affidamento totale a Dio.

Fiducia “totale” per cantare anche noi, come Maria, il nostro Magnificat.

Maria è maestra, è custode che accoglie le nostre esigenze e le porta al Signore.

Per “difenderci dal male” abbandoniamo le ansie umane, preoccupiamoci di meno e preghiamo di piu’. Maria è la strada che apre la vita ed il futuro, portandoci Dio che ci libera dal male.

E riflettiamo su questi monti dove orami la neve e’ un “ricordo” di pochi frammenti tra le rocce:  come la neve, Maria è l’Immacolata, la donna senza peccato, concepita per accogliere la luce, il Verbo, quella “luce vera che veniva nel

Mondo” ( cfr. Gv 1).”

Queste le parole del nostro Vescovo.

La nostra missione, la nostra vocazione è, allora sull’ esempio di Maria, provare ad essere “persone di luce” liberare la luce che Dio ha posto in ciascuno di noi, la luce del Vangelo che ci chiede di custodire e diffondere quella Parola di luce che è venuto a portare nel mondo  e che il nostro vivere superficiale o sbagliato continua a “tenere sotto il moggio”.

Tra qualche giorno celebreremo la solennità di Maria assunta in cielo, festa con Maria, della “Chiesa”, la Chiesa pellegrina che attende, ama e spera come Maria, il futuro, perché Maria ci attende nella Gloria di Dio, come una madre che guida, sorregge ed intercede per noi.

La celebrazione si è conclusa con la processione tra i monti del Gran Paradiso .

E il pensiero di Mons. Vescovo ai presenti è stato: sull’ esempio di Maria  impariamo a rivolgerci a Dio nella prova senza chiedere “perché”, ma “come” e la nostra vita sarà orientata alla pienezza.

***

Per restare sempre aggiornati sulla comunicazione pastorale proposta da www.risvegliopopolare.it, è possibile iscriversi al nostro

Canale di Whatsapp – cliccando qui –

Ciascuno di Voi (ogni persona, Parrocchia, gruppo, Ente, Istituto) può inviare corrispondenze, appunti, fotografie, brevi filmati, anche utilizzando la casella mail dedicata all’edizione web

risveglioweb@risvegliopopolare.it

 che sarà come sempre scaricata ogni giorno.

Tutti i Vostri contributi saranno subito esaminati.

 Chi preferisce potrà utilizzare whatsapp al numero

 335 8457447 

Grazie

 ***