(Testo di Elisa Moro e Ferdinando Zorzi – Immagini di Giancarlo Guidetti) –
“O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui” – “Davvero è beato, o Beata Vergine Maria, colui sul quale si posano i tuoi occhi”.
È la frase scolpita sulla porta di entrata del luogo più santo del Sacro Monte di Oropa, là dove si trova l’antica statua della Vergine Bruna, della Regina Montis Oropae.
Tanti sono gli occhi, quelli dei pellegrini eporediesi, che hanno fissato lo sguardo in quello materno di Maria, nel corso dell’annuale pellegrinaggio diocesano di Oropa, quest’anno reso davvero speciale dall’Anno Santo, svoltosi sabato 9 agosto, che ha visto la partecipazione di un grandissimo numero di pellegrini, di Sacerdoti, di Consacrate.
Grande partecipazione dunque e profonda intensità spirituale hanno caratterizzato questo, ormai tradizionale, pellegrinaggio della Diocesi di Ivrea al Santuario di Oropa, svoltosi ieri alla presenza del vescovo Daniele Salera, che per la prima volta ha guidato questo significativo momento di fede e comunione.
Tra i concelebranti il vescovo di Biella, Monsignor Roberto Farinella, e il vescovo emerito di Pinerolo, Monsignor Pier Giorgio Debernardi, entrambi originari della Diocesi eporediese; con il Vicario Generale Mons. Silvio Faga, un’ampia rappresentanza del Clero diocesano.
La loro presenza ha dato ulteriore solennità alla celebrazione eucaristica nella Basilica Nuova, dove, in occasione l’occasione dell’ Anno Santo è stata momentaneamente trasferita la Sacra Effige della Madonna Nera, rivestita del manto dell’ultima Incoronazione, quella del 2021.
Il numero dei pellegrini, giunti a piedi, con mezzi privati o con i pullman organizzati dalle parrocchie, era davvero imponente, tanto che molti, per la Messa delle ore dieci, non hanno trovato posto a sedere nella pur grande basilica superiore.
“Uno dei pellegrinaggi più numerosi e partecipati alla Madonna d’Oropa”: così, monsignor Roberto Farinella ha salutato i fedeli della diocesi di Ivrea saliti, come ogni anno, al monte che sovrasta la città.
Durante la solenne celebrazione eucaristica, a rendere ancora più intenso e partecipato il momento liturgico è stata la presenza del coro diocesano, formato per l’occasione riunendo diverse realtà parrocchiali e corali del territorio.
A dirigere il coro don Alberto Carlevato – soprano la Signora Elena Geranio – accompagnato all’organo dal maestro Sandro Frola: hanno offerto un servizio liturgico di grande qualità e raccoglimento.
I canti, scelti con cura e armonizzati con grande sensibilità, hanno accompagnato i momenti più significativi della celebrazione, contribuendo a creare un’atmosfera di profonda spiritualità.
Già dalla giornata di venerdì, un gruppo di pellegrini era partito a piedi da Andrate, affrontando, alcuni di giorno, altri nel cuore della notta, i 25 chilometri che li separavano da Oropa.
Un cammino faticoso ma vissuto con entusiasmo, raccoglimento e spirito di preghiera.
Proprio nell’omelia (proposta integrale nel filmato che accompagna queste note) il Vescovo Daniele ha sottolineato il valore del pellegrinaggio come esperienza di conversione e di incontro con Dio, richiamando alla figura dell’ homo viator, costantemente in cammino verso la vera Meta.
Ricordando i diversi segni che caratterizzano il Giubileo, il Presule si è soffermato sull’urgenza della comunione, dello stare insieme, coralmente, con le diversità di doni e carismi, camminando come chiesa locale verso Cristo, facendo rifiorire, dalla bellezza che scaturisce dall’unità, tante vocazioni.
Numerosi i partecipanti – si diceva – e tra cui diversi giovani della Pastorale Giovanile guidata da Don Davide Rossetto, recentemente rientrati dal Giubileo dei Giovani a Roma, ma anche con la presenza di famiglie, gruppi parrocchiali e associazioni.
Al termine della Messa, dopo il momento del pranzo, nel pomeriggio, la giornata si è conclusa con l’Adorazione Eucaristica e il Santo Rosario, guidato e meditato dal Vescovo Daniele, che ha rinnovato l’invito a pregare, tra le tante intenzioni affidate al cuore di Maria, soprattutto per la pace nel mondo e per le tante situazioni di sofferenza.
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