Immagine generata con l’I.A.

Dopo tre settimane di pausa ritorniamo in edicola e nelle vostre case con, si spera, quel qualcosa in più che anche il periodo estivo può averci dato. Le vacanze non sono per forza un momento di vuoto e di disimpegno: sono un attimo dove altre cose da fare hanno trovato spazio. E probabilmente, rovistando nel bagaglio del nostro recente vissuto, ci sono cose interessanti, come quelle che vi proponiamo nelle pagine interne del nostro giornale; cosa fatte e cose da fare, che alimentano un percorso di crescita umana e spirituale e una rigenerazione fisica.

Certo, il mondo non ha smesso di essere turbolento e nulla di quanto sta accedendo ci può lasciare indifferenti. La sensazione diffusa è quella di un tempo fragile, dove le certezze si sgretolano e le paure si moltiplicano. In questo scenario complesso risuona con forza una voce che non si stanca di ripetere una parola chiara: speranza. È la voce della Chiesa, che non nega il male né lo edulcora, ma continua a indicare la via della pace come unico futuro possibile. Non si tratta di un ingenuo ottimismo, ma di un atteggiamento realistico, radicato nella convinzione che la dignità dell’uomo e la forza del dialogo possano ancora scrivere pagine nuove.

Ci attendono mesi impegnativi, tra sfide globali e fatiche quotidiane. Ma il cammino verso la fine dell’anno non è solo un conto alla rovescia: può diventare invece una strada di costruzione, di gesti che contribuiscono a intessere fiducia e a mettere benzina nel motore.

La nostra comunità ha ampiamente vissuto il pellegrinaggio di agosto ad Oropa ed ora si accinge a vivere quello giubilare a Roma. Ci attende la prima Lettera Pastorale del nostro vescovo Daniele – di cui anticipiamo qualcosa nelle pagine di Primo Piano – che traccia il cammino (sull’impronta sinodale), da qui fino all’estate prossima, sulla necessità di aver cura delle relazioni, costruire nuovi legami, nutrire la comunione nella nostra Chiesa locale.

Il giornale racconta le esperienze dell’estate e annuncia quelle a venire incontrando comunità che resistono, giovani che non rinunciano a immaginare un futuro diverso, famiglie che tengono viva la speranza nel cuore delle nostre città e paesi. Segni di una vitalità che non va sottovalutata, di una umanità che non deve smettere di credere nella pace.