Il Vangelo di domenica ci mette davanti a parole esigenti di Gesù. Non sono rivolte a pochi eletti, ma a una “folla numerosa” che lo seguiva. È come se dicesse anche a noi: “vuoi davvero camminare con me? Allora sappi a cosa vai incontro”.

Gesù non illude nessuno: il discepolato non è una strada facile, fatta di emozioni momentanee o di devozioni superficiali. È una scelta radicale che mette Dio al primo posto, sopra gli affetti più cari, persino sopra la nostra stessa vita. Non perché gli altri non contino, ma perché solo amando Cristo sopra ogni cosa impariamo ad amare davvero le persone che ci sono affidate.

Le due brevi parabole – quella della torre e quella del re – sono un invito alla lucidità. Non si tratta di nutrire entusiasmo cieco, ma di maturare una decisione ponderata, responsabile. Seguire Gesù significa “fare i conti” con le nostre fragilità, con le rinunce necessarie, con la fatica di portare la croce. Non si costruisce una vita cristiana solida sull’improvvisazione.

E poi c’è la frase più dura: “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. Gesù non ci chiede di vivere senza nulla, ma ci chiede libertà interiore. È la differenza tra possedere e lasciarsi possedere. Quante volte, infatti, non siamo noi a dominare le cose, ma sono le cose – il denaro, la carriera, l’apparenza – a dominarci.

In un tempo che spinge a cercare il “tutto e subito”, Gesù ci invita a chiederci “su quali fondamenta sto costruendo la mia vita”. Sto investendo tempo, energie e cuore solo in ciò che passa, o anche in ciò che resta? Sono disposto a rinunciare a qualcosa per amore di Dio e degli altri? Riesco a vedere nelle difficoltà non solo un ostacolo, ma la mia “croce” che, portata con Lui, diventa cammino di salvezza?

Il Vangelo non è un invito a diventare eroi solitari, ma discepoli veri, capaci di vivere con fedeltà, responsabilità e libertà interiore. Non ci viene chiesta la perfezione, ma la scelta sincera di mettere Cristo al centro, e da lì lasciar fiorire ogni altro legame, progetto e bene materiale. Forse allora la domanda da portare nel cuore questa settimana e sulla quale lavorare è semplice: che cosa, oggi, mi impedisce di seguire Gesù con libertà?

Lc 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».