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Ma quanto è difficile avere 12 anni?

In questi giorni, oltre al 14enne suicidatosi immediatamente prima del ritorno a scuola per timore del bullismo, le cronache riferiscono di violenze ai danni di un’altra bambina di 12 anni, a Sulmona, sfruttata sessualmente da tre ragazzi e ricattata attraverso il “sextortion” (la minaccia di diffondere sui social foto o video con immagini intime) e revenge porn (la diffusione di immagini o video di carattere intimo senza il consenso della persona allo scopo di denigrare, molestare e ricattare chi ne è vittima).

Abbiamo a che fare con bambine e bambini che precocemente sperimentano comportamenti di un’età più adulta, che non sono informati, con parole ed esempi adeguati all’età, a comprendere le conseguenze delle azioni che commettono e che vanno a danno proprio o altrui.

Stabilire cosa è corretto fare o non fare dai 10 ai 14 anni diventa sempre più complicato. Ci sono genitori che permettono una serie di comportamenti e altri che sono più rigidi, ma non sempre ciò è accompagnato da un pensiero critico e da una riflessione serena e condivisa con i figli. A volte capita di “partire bene”, ma mantenere il punto è sempre molto complesso con un preadolescente. Ne consegue che il concetto stesso di normalità risulta alterato: oggi ciò che può definirsi “normale” ha definizioni molto vaghe, e si perde se non si hanno forti valori a cui aggrapparsi.

Ormai i 10 anni si festeggiano con l’arrivo dello smartphone, ma gli adulti non hanno sempre contezza di quanto quello strumento, se non “protetto” o accompagnato da un forte e solido dialogo con i propri figli, possa generare ansie, indurre a comportamenti dannosi. E così si osservano bambini che a 10 anni non sanno ancora allacciarsi le scarpe ma che hanno le capacità di muoversi abilmente nella rete, a differenza di chi li dovrebbe supervisionare e che spesso quelle capacità non possiede.

Nella violenza non esistono solo aggressori e vittime: ci sono anche gli spettatori e a questi, grandi o piccoli che siano, va insegnato a denunciare quando incappano in qualcosa che arreca danno, soprattutto ai minori.

Questa infanzia così a rischio di essere violata va protetta e ad ognuno di noi spetta il dovere di farlo, anche con un dialogo, con la volontà di esserci e di essere punto di riferimento. Non solo in caso di bisogno, ma anche come prevenzione.