Astuti per il bene, non schiavi del denaro. Il Vangelo di domenica ha tutta l’aria di spiazzarci: Gesù racconta di un amministratore infedele, accusato di sperperare i beni del padrone. Eppure, davanti alla crisi, quest’uomo si muove con astuzia per garantirsi un futuro. Il padrone lo loda, non per la disonestà, ma per la capacità di reagire, di guardare avanti.
È qui che sta la provocazione di Gesù: se chi vive solo per sé sa mettere tanta energia e fantasia per arrangiarsi, perché i discepoli non dovrebbero usare altrettanta intelligenza e passione per costruire il Regno di Dio?
La fede non è sonnolenza, rassegnazione o “lasciar correre, tanto la barca va…”. La fede è creatività, coraggio, capacità di leggere i tempi e di agire. Oggi sappiamo inventarci mille soluzioni per risolvere problemi diversi, per ottenere un guadagno, per scalare posizioni. Ma mettiamo la stessa tenacia nel vivere il Vangelo? O rimaniamo “figli della luce” un po’ distratti, ingenui, lenti a decidere?
Il cuore della parabola è chiaro: la ricchezza non è neutra. Può diventare idolo che ci imprigiona, oppure strumento che libera e costruisce relazioni. Gesù non condanna i beni materiali in sé, ma il loro uso egoista. Per questo dice: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. Due padroni non si possono seguire: alla fine bisogna scegliere.
La scelta evangelica non è di povertà sterile, ma di intelligenza nell’amore. Le ricchezze, poche o tanto che siano, diventano feconde se usate per aiutare, sostenere, perdonare, creare comunità. Non si tratta di accumulare, ma di seminare. Non di possedere, ma di condividere.
Ecco allora la domanda che questo Vangelo ci consegna: siamo furbi solo per i nostri interessi, o sappiamo diventare “scaltri nel bene”?
Perché il futuro non si costruisce con ciò che teniamo stretto, ma con ciò che doniamo. E quando le ricchezze verranno meno, resterà soltanto l’amore, l’unica vera eredità che ci apre le porte eterne.
Lc 16,1-13 (Forma breve)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti.
Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».