Foto: Ritratto di Gaetano Pugnani (1731-1798)
Antonino Bertolotti, un “classico” della nostra regione, anche per la mole e l’importanza della sua opera (le ben note “Passeggiate nel Canavese”, in 8 volumi!), era arrivato a sostenere – sulla base di indizi raccolti nelle sue ricerche – la paternità canavesana di Gaetano Pugnani, di colui che risulterà, di fatto, tra i protagonisti della scuola violinistica piemontese, quella che raggiungerà con il suo allievo più noto, Giovanni Battista Viotti, la grande fama internazionale. A proposito del luogo natale di Pugnani, il Bertolotti scriveva che “il conoscere che egli dimorò a lungo al Malangaro (frazione di S. Maurizio) mi farebbe sospettare che ivi nascesse”; nei registri parrocchiali che non sono stati bruciati dai francesi sarebbe infatti documentata la nascita di una Domenica Maria Pugnano.
La simpatica ma un po’ campanilistica congettura del Bertolotti è stata infine confutata e, come hanno accertato le ricerche biografiche condotte in seguito, uno dei padri nobili non soltanto della scuola violinistica piemontese, ma anche di un capitolo non certo minore dell’opera teatrale, è nato invece a Torino il 27 novembre 1731. Rimane però almeno fuori discussione la sicura appartenenza al Canavese di Giandomenico Boggio, nato a San Giorgio, e autore dei testi per due importanti “Feste teatrali” musicate dal Pugnani, “L’Aurora” (1775), e “Demetrio a Rodi” (1789).
Come si può leggere nel libro “Mettere in scena la regalità. Le Feste teatrali di Gaetano Pugnani al Regio di Torino”, della studiosa eporediese Annarita Colturato, docente presso il DAMS torinese, la prima fu rappresentata per le nozze del futuro Carlo Emanuele IV con Maria Clotilde di Francia; mentre la seconda andò in scena per le nozze del futuro Vittorio Emanuele I con Maria Teresa d’Asburgo-Este.
Nato dunque a Torino da una famiglia che aveva origini a Cumiana, Gaetano Pugnani vi compì i primi studi musicali, ma poi si perfezionò con il più noto compositore torinese Giovanni Battista Somis, e a dodici anni è documentato il suo precoce esordio proprio nell’orchestra diretta dal suo maestro. Come altri virtuosi del tempo, il giovane violinista farà il suo primo debutto internazionale al Concert Spirituel di Parigi, e poi al Burgtheater di Vienna.
Di ritorno a Torino, ottiene l’incarico di primo violino al Teatro Regio, ma senza poi trascurare un’attività concertistica che lo vede impegnato anche a Ginevra e a Vienna. La fama acquisita come solista gli procurò un ruolo di primo violino al King’s Theatre di Londra, e sempre nella capitale inglese prenderà parte ai concerti diretti da C.F.Abel e da Johann Christian Bach, di cui fu amico, mentre nel corso del 1769 sarà tra i direttori del Salisbury Festival e del Covent Garden.
Tornato di nuovo in patria, nel 1770 fu nominato primo violino della Cappella torinese, e l’8 aprile del 1771 andò in scena al Teatro Regio la sua favola pastorale “Issea”, per festeggiare le nozze di Giuseppina di Savoia con il futuro Luigi XVIII. Dopo aver ottenuto anche la nomina a primo virtuoso della Camera di Sua Maestà e direttore generale per la musica strumentale, nel dicembre del 1779 Pugnani affronta una grande tournée europea con l’allievo Giovanni Battista Viotti: si esibisce a Dresda, davanti a Federico Augusto III, a Berlino e a Postdam, dove regna Federico il Grande; e arriverà anche a Varsavia, a Pietroburgo al cospetto di Caterina II e a Mosca.
Poi i due compositori si separeranno, perché Viotti si dirige alla conquista di Parigi, mentre Pugnani rientra al servizio della corte torinese. Ma per la sua arte ci saranno ancora altri onori lontano dalla capitale sabauda: nell’autunno del 1782 sarà applaudito alla corte di Napoli e alla reggia di Caserta, e l’anno dopo debutterà al teatro San Carlo con il dramma per musica “Adone e Venere”.
Qualche studioso si è spinto addirittura a riconoscere, in un acquerello di Pietro Fabris conservato al Royal College of Music di Londra, il violinista Pugnani accompagnato alla spinetta proprio da Mozart.
È certo, invece, che come Mozart, e come tanti musicisti del tempo, anche il Pugnani aderì alla Massoneria, per cui si iscrisse nella Loggia torinese “Saint-Jean de la Mistérieuse”. Gaetano Pugnani si spegnerà a Torino il 15 luglio del 1798, dopo aver concluso alla grande la sua parabola musicale, giunta fino a condividere sentimenti preromantici, con l’applaudita esecuzione, il 22 marzo del 1796 al Burgtheater di Vienna, dell’intenso melologo “Werther”, ispirato al personaggio del famoso romanzo epistolare di Goethe.
Forse, più delle sue otto opere per il teatro, destinate in gran parte a magnificare la monarchia piemontese, è la produzione strumentale di Pugnani, che comprende alcune raccolte di sonate per violino, quartetti d’archi, quintetti, composizioni orchestrali e diversi concerti per violino (uno solo a stampa) a restare – come ricorda Annarita Colturato – “imprescindibile per la conoscenza delle forme cameristiche e sinfoniche del secondo Settecento”.
“Come quella di tanti colleghi compositori – è il suo giudizio conclusivo –“la biografia Di Gaetano Pugnani esemplifica le scelte di fronte alle quali furono posti i musicisti nel secondo Settecento, periodo che, anche dal punto di vista della loro condizione sociale, fu di transizione. Fiero della posizione di prestigio ottenuta in patria, specie negli ultimi anni, il nostro compositore fu consapevole della distanza che lo separava ormai dai centri musicali più importanti e degli svantaggi dell’aver preferito, alla rischiosa ma potenzialmente entusiasmante libera professione, la sicurezza di un incarico a corte”.
E si può dire, infine, che resta altrettanto memorabile la sua figura di docente, perché Gaetano Pugnani non fu soltanto un esponente di spicco del violinismo settecentesco e un grande interprete, capace anche di dirigere con maestria le compagini orchestrali, ma insieme un riconosciuto “maestro” che seppe trasmettere l’eredità di Giovanni Battista Somis, primo fondatore della Scuola torinese, a una schiera di allievi, che oltre al grande Viotti comprenderà Luigi Borghi, Giovanni Battista Polledro, Felice Alessandro Radicati e il cuneese Antonio Bartolomeo Bruni.
piero pagliano
[Si ricorda, intanto, che è stata appena inaugurata, a Torino (Palazzo Madama, dal 19 settembre al 23 novembre) la Mostra “Il conte Cozio e il mito di Stradivari” a cura di Giovanni Accorne-ro e Duane Rosengard, dove sono esposti – tra altri preziosi pezzi unici della liuteria italiana – proprio anche due mitici violini: lo Stradivari di Giovanni Battista Viotti e il Guarneri del Gesù di Gaetano Pugnani. Ne parla Luisa Marucco a pagina 18].