Quando chiedono a Gesù: “Accresci in noi la fede!“, gli apostoli sembrano pensare che la fede sia come un muscolo da allenare in palestra: più ti eserciti, più diventi forte. Ma Gesù li sorprende con una risposta che ribalta tutto: non è questione di quantità, ma di qualità!
Quanti di noi si sono sentiti inadeguati davanti alle sfide della vita? È normale, ma la vera domanda è: come reagiamo?
Gesù parla del piccolo granello di senape: basterebbe quella piccola fede per spostare un gelso nel mare! Non ci sta dicendo di fare magie, ma qualcosa di più profondo: la vera fede non consiste nel fidarsi delle nostre forze, ma nell’abbandonarsi completamente a Dio.
Quante volte anche noi ci troviamo davanti a situazioni che sembrano impossibili! Una persona che ci ha fatto del male e che facciamo fatica a perdonare, una difficoltà economica che ci angoscia, una malattia che ci spaventa. Ecco, proprio in quei momenti possiamo sperimentare che “con Dio tutto è possibile”, anche nelle nostre debolezze. La fede non ci rende invulnerabili, ma ci dona la forza di andare oltre noi stessi.
Il racconto del servo ci aiuta poi a riflettere su un altro aspetto: per quale motivo serviamo Dio e il prossimo? Il servo non pretende applausi per aver fatto il suo dovere, e nemmeno noi dovremmo aspettarci riconoscimenti. Amare, perdonare, aiutare non sono “extra” da vantare, ma il nostro modo normale di vivere, ad immagine di Cristo. Il cammino che ci porta ad essere come Gesù, ci porta a chiederci quotidianamente cosa significa per noi essere un “servo inutile” nel senso evangelico. In quali gesti quotidiani – un sorriso, una parola di conforto, un aiuto concreto – posso esprimere questa fede semplice?
La fede non è un superpotere che ci rende invincibili, ma la fiducia di un bambino che si lascia prendere in braccio. È dire “sì” ogni giorno, anche quando non capiamo tutto, anche quando la strada è in salita.
Lc 17,5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».