E’ vero: sono ben poche le zone (questa, nell’ambito della Vicaria Rivarolese) pastorali che possono dirsi punteggiate (meglio, “costellate”) di tanti e preziosi Santuari Mariani.

Ma questa ricchezza da sola non basterebbe, se il popolo di Dio che abita questo territorio, il territorio compreso tra Cuceglio, Ozegna, San Giorgio Canavese, Agliè,  non avvertisse una profonda, genuina, stabile e umile devozione a Maria.

Nell’umiltà, nel nascondimento, nel dono di sé: insomma, proprio secondo la traccia, talvolta difficile da rinvenirsi nel tumulto del nostro mondo, nella tensione quotidiana così presente nel nostro pellegrinaggio terreno, ma infine sicura per indicarci quella “via mariana alla santità” che sbaglieremmo se considerassimo come privilegio riservato a pochi.

Forse non sono molti coloro che si propongono di percorrerla e poi ci riescono, ma si tratta di un itinerario possibile, non richiede effusione di sangue, non si invera nel martirio.

E l’eroicità delle virtù è forse quella di cui ogni giorno danno prova tanti padri e madri di famiglia che fanno sacrifici enormi per condurre la propria casa magari modestamente, ma onestamente, insegnando ai propri figli come si è “buoni cristiani ed onesti cittadini” non tanto a parole (certo, servono anche quelle, se sono sincere) quanto piuttosto con l’esempio: non occorrono al Mondo di oggi – insegnava il Santo Pontefice Paolo VI – maestri, ma testimoni.

E quali testimoni più credibili, di tanti genitori, magari nostri vicini “della porta accanto”?

E vorremmo aggiungere anche di tanti figlioli, che magari vivono situazioni familiari percorse da tensioni, non di rado violenza domestica, situazioni che sfuggono di mano ai loro genitori perché talvolta pongono la famiglia ai gradini più bassi delle priorità.

Figlioli che, nonostante tutto, nonostante difficoltà economiche, solitudine e persino abbandono educativi, conducono e completano gli studi, trovano lavoro perché lo cercano, frequentano la parrocchia anche per trovare un luogo capace di restituire loro un po’ di serenità, una parentesi di sorriso, nella condivisione di insegnamenti e Sacramenti.

Figli che non si rassegnano a perdersi, magari perché sanno che, dalla loro “tenuta”, dipende anche quella dei fratelli minori.

Anche tanti tra i figlioli, non solo tra i genitori, si trovano a percorrere quella “via mariana alla santità” che è la via più sicura per porsi alla sequela del Figlio, amando e consegnandosi all’esempio della Madre, prima discepola di quel suo così unico Figlio.

La via mariana alla santità è sempre lì, nuova e sigillata, come quel Roveto ardente che arde e non si consuma: interpella ciascuno di noi ogni giorno, ci aspetta, ci offre una possibilità, la sola davvero seducente e persuasiva.

Niente di nuovo, ce lo ha insegnato San Luigi Maria Grignion de Montfort: guardiamo «a Maria come al modello perfetto di ogni virtù e santità, plasmato dallo Spirito Santo in una semplice creatura, perché lo imitassimo secondo le nostre povere capacità».

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L’idea pastorale di percorrere, nel corso di un pellegrinaggio che unisce i santuari mariani di Misobolo a San Giorgio Canavese, dell’Addolorata a Cuceglio, della Madonna delle Grazie ad Agliè ed infine della Madonna del Bosco ad Ozegna, è davvero un’idea che merita di non essere sciupata.

Sarà una giornata, quella di sabato prossimo 4 ottobre, piena di vita, di preghiera, di ricreazione per i più giovani: al centro ci sarà Maria che siamo abituati ad invocare, nella preghiera del Santo Rosario, con le litanie lauretane: ”Madre della Speranza”.

Saprà aiutarci a non dissipare le tante iridescenze che possiamo contemplare in questo Giubileo della Speranza.

Vediamo ora il programma della giornata: cercheremo di documentare come meglio potremo questo importantissimo appuntamento.