Sono da poco passate le nove del mattino quando, nei boschi di castagni, pioppi e noccioli che si estendono di fronte alla frazione di Zaunere, nel comune di Locana, si consuma una tragedia. È in corso una battuta di caccia al cinghiale nella Valle Orco: una decina di cacciatori sparsi lungo i pendii, in contatto radio, secondo le procedure di sicurezza.
Ma un colpo di fucile, partito dal fucile di un diciannovenne, cambia tutto. Il proiettile non raggiunge l’obiettivo previsto: colpisce invece Armando Dalla Bona, 82 anni, ex dirigente d’azienda di Leinì, padre di due figlie e volontario della Croce Rossa di Montanaro, nel Chivassese.
Secondo le prime testimonianze, il giovane si trovava più in alto rispetto alla posizione della vittima. È un solo colpo, ma fatale. Scatta immediatamente l’allarme e sul posto interviene l’elisoccorso: i medici si calano con il verricello, ma non possono far altro che constatare il decesso dell’uomo.
Fino alle 16.15 il corpo di Dalla Bona rimane ai piedi di un grosso castagno, sotto il quale i periti incaricati dalla Procura di Ivrea effettuano i rilievi. Successivamente, i tecnici del Soccorso Alpino provvedono al recupero della salma, su cui è stata disposta l’autopsia.
A chiarire la dinamica e le eventuali responsabilità sarà l’inchiesta per “omicidio colposo” aperta dalla Procura di Ivrea. Un dettaglio già emerso, tuttavia, desta preoccupazione: il giovane cacciatore indossava abiti scuri e non il giubbotto ad alta visibilità, obbligatorio per legge.
La morte di Armando Dalla Bona arriva a pochi giorni da un’altra tragedia simile: quella di Daniele Barolo, 46 anni, ucciso due settimane fa in un incidente di caccia vicino a Carrù, nel Cuneese.
Quella di Locana è la “seconda vittima piemontese” dall’inizio della stagione venatoria, cominciata appena un mese fa, il primo settembre.
Redazione Web
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