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L’Italia è la prima nazione al mondo che, con l’approvazione di una legge ad hoc, ha riconosciuto l’obesità come una patologia cronica, progressiva e recidivante, inserendone le prestazioni per la cura nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e la presa in carico dal Servizio Sanitario Nazionale.

Avere una legge permette di orientare una serie di servizi e di procedimenti per istituire percorsi di formazione per medici e pediatri per aiutarli ad individuarne precocemente i segnali, soprattutto tra i più piccoli con l’attenzione ad una sana ed equilibrata alimentazione e per la conduzione di stili di vita non sedentari. Con la legge c’è il riconoscimento al rimborso dei farmaci e per il paziente la possibilità di prendere parte ad un processo di cura strutturato e multidisciplinare secondo le linee guida predisposte dalle società scientifiche. Tra queste figurano anche il sostegno psicologico o psichiatrico per accompagnare le fasi della cura e per il riconoscimento di fragilità psicologiche che hanno portato allo sviluppo dell’obesità.

Con questa legge si potrà anche attenuare lo stigma che da sempre accompagna la persona affetta da obesità e che ingiustamente viene considerata pigra o priva di volontà, che a scuola spesso diventa vittima di azioni di bullismo ed isolamento sociale, mentre nel mondo del lavoro può vedersi limitate le progressioni di carriera perché ritenuta poco produttiva.

L’obesità rappresenta uno dei maggiori problemi di salute pubblica nel mondo ed è riconosciuta come fattore di rischio per le condizioni associate ad una morte prematura e allo sviluppo di malattie croniche come quelle di natura cardiovascolare, oncologiche, del metabolismo e, nei bambini, si associa a difficoltà respiratorie, problemi articolari, disturbi dell’apparato digerente, mobilità ridotta e disturbi a carattere psicologico e che in Italia riguarda circa 6 milioni di persone.

I fattori per cui si sviluppa l’obesità sono molteplici, di natura organica, biologica e genetica, psicologica, ambientale e culturale e, proprio per l’eterogeneità dei quadri e della complessità della patologia, la sua cura non poteva essere gestita solo da chi si occupa di alimentazione, ma dovrà essere supportata da più specialisti capaci di predisporre un piano di cura personalizzato ed orientato ad una gestione della malattia a tutto tondo.