Improvvisamente, senza alcun segnale premonitore, è morto il carissimo amico Tito Dal Lago, nella sua casa di Kampala, dove viveva con la moglie Nicoletta e lavorava per la Ong CUAMM di Padova.

Papà Anacleto (che fu tra i fondatori del CUAMM, oggi “Medici con l’Africa”) si era trasferito con la moglie Bruna in Kenya, dove insegnò all’università di Nairobi. Tito nacque nel 1955 nell’ospedale di Nkobu ai piedi del maestoso Monte Kenya, la montagna dal bianco splendore. Quando aveva 15 anni la famiglia ritornò in Italia, mentre a metà degli anni ‘80 Tito iniziò a lavorare in Uganda, in varie funzioni logistiche e amministrative.

È stato “un uomo giusto”, come ha sottolineato don Dante Carraro, direttore del CUAMM, nella sua omelia al funerale. La sua vita fu donata al CUAMM e all’Africa, a fianco dei più poveri e dei più emarginati, cercando di rispondere al bisogno di cura e salute soprattutto di donne e bambini. Lavoratore senza orario, sempre pronto, sereno e attento. Se per i figli Francesco e Davide era papà, per tutti era un’ispirazione: devoto agli altri, capace di prendersi cura e accogliere.

Di fronte ad ogni problema ed ogni richiesta era capace di dare sicurezza e quasi sempre una soluzione. Risolutore, ma sempre umile, schivo, allegro e sorridente, anche nelle situazioni più intricate e drammatiche, che accade spesso da quelle parti.

Era una cosa sola con l’amata Nicoletta. Amava tantissimo la natura, che in Uganda offre spettacoli unici e incantevoli, trasmettendo questa passione rispettosa ai suoi due “boys”.

Forse la grandiosa montagna ispirò il nome che i genitori scelsero, Tito. Nome poco comune in Italia, ma che ci fa ricordare l’imperatore romano Tito, figlio di Vespasiano, soprannominato da Svetonio “amor ac deliciae generis humani. Amore e letizia del genere umano”. Il nome è un presagio e spesso segna il destino. Tale è stato per il nostro carissimo Tito.

“Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà” (Sapienza 3, 1)

Tito è anche il nome di uno dei collaboratori di San Paolo, quel Tito che accompagnò l’apostolo delle genti in molti viaggi: mamma Bruna e papà Anacleto affidarono il figlio ad un grande missionario di umanità e fede, difensore dei più poveri. E divenne un umile imperatore, amore e letizia per chi lo ha incontrato.

“Questi invece furono uomini di fede e le loro opere giuste non sono dimenticate” (Siracide 44, 9)