(elisabetta acide) – Lunedì 27 ottobre a conclusione del “mese missionario”, la comunità si è riunita per la preghiera dei “missionari di speranza”.
Una comunità in preghiera, con il “cuore missionario” dei battezzati che vogliono trovare un nuovo “slancio” a partire da quella “missione” a cui tutti i cristiani sono chiamati.
Un ringraziamento al Signore per tutti coloro che sono in “terre lontane”, una accorata preghiera per le vocazioni ed un impegno perché la missione è “cosa di tutti” nella quotidianità dell’annuncio.
I cristiani sono “missionari di speranza” (tema della giornata missionaria 2025), perché “la persona che spera è una persona che prega”, (Cardinale François-Xavier Nguyễn Van Thuan)
Una missione che parte da Cristo, dall’incontro con il Risorto, un incontro personale che “muove” all’annuncio, alla gioia, alla speranza, per l’impegno di quella Chiesa in cammino, in uscita, in ascolto per la sua “vocazione missionaria”.
La comunità ha scelto la “via della preghiera” con l’impegno della preghiera della comunità a cadenza mensile, del rosario quotidiano, della preghiera della pace e dopo la partecipazione alla veglia missionaria diocesana, una riflessione in preghiera che diventa “azione per la missione”.
La preghiera è stata vissuta nella veglia missionaria Diocesana sabato 18 ottobre e con la colletta della 99.ma Giornata Missionaria Mondiale nella XXIX domenica del T.O. come impegno di preghiera e di sostegno concreto per chi lavora negli scenari del nostro mondo in terre lontane, interpellano continuamente l’evangelizzazione per offrire nuovi spazi ed opportunità.
Dal Concilio Vaticano II (1962-1965) e nel cammino sinodale che stiamo vivendo, la Chiesa ha maturato una coscienza missionaria che aiuta a vivere la vocazione missionaria – battesimale come “motore” della nostra vita cristiana e che “l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (EG 15) e il mese di ottobre è il “tempo” che viene dedicato alla preghiera particolare per la missione.
Le parole della missione hanno riempito la Chiesa Parrocchiale, allestita in un contesto “sinodale”, perché la preghiera è non solo “azione personale”, ma condivisione comunitaria.
Alcuni “segni”: un gomitolo di filo rosso che srotolandosi dalla croce posta al centro, raggiunge tutti, creando una “rete” di fraternità resa possibile dalla Parola di Cristo; la recita del Padre nostro la preghiera elevata al cielo con le mani alzate dell’orante che chiede “sia santificato il suo nome,
sia fatta la sua volontà,
venga il suo regno” ,
per poter poi con quelle mani intrecciate, vivere il segno della fraternità, della pace, della carità nella fede, segno della comunità e dell’unità dell’assemblea in preghiera per le missioni; le “parole sulla croce” per essere “segno” ed “eco” della Parola.
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Il filo è la rete delle relazioni e della cura della missione e della prossimità con quel filo rosso che unisce e avvolge, congiunge differenze nell’ unità .
Trame e storie che hanno al centro Cristo .
I messaggi sono le “frasi della missione”, il “motore” dell Chiesa in uscita, impegno di ogni battezzato.
La luce è la luce di Cristo che illumina ogni uomo.
Le mani intrecciate sono la consapevolezza di essere figli e fratelli.
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Sono riecheggiate le parole di Papa Francesco per avviare la preghiera:
“Possa la luce della speranza cristiana raggiungere ogni persona, come messaggio dell’amore di Dio rivolto a tutti! E possa la Chiesa essere testimone fedele di questo annuncio in ogni parte del mondo!» (Bolla Spes non confundit, 6) per “lasciarci guidare dallo Spirito di Dio e ardere di santo zelo per una nuova stagione evangelizzatrice della Chiesa, inviata a rianimare la speranza in un mondo su cui gravano ombre oscure” (Messaggio del Santo Padre per la Giornata Missionaria Mondiale 2025) e quelle di Papa Leone XIV “la fede, la preghiera e la generosità dimostrate in questa Giornata (Missionaria) possano cambiare intere comunità” (videomessaggio diffuso in vista della ricorrenza della 99.ma edizione della Giornata Mondiale missionaria).
Missione è essere “artigiani di pace”, è essere “portatori di Cristo”, è vivere la speranza, è “costruire ponti” per vivere la ri-conciliazione nell’annuncio, ri-costruttori di umanità nelle comunità e nelle “missioni” a cui tutti sono chiamati. La Chiesa è missione, è via, è strada, è cammino, è esperienza di vita sull’esempio di Gesù sui sentieri della Palestina del primo Secolo.
Parola di Dio e preghiera come forza missionaria della comunità in ascolto dello Spirito Santo, per un impegno che è non “dei singoli”, ma della comunità, che non è “fare il proprio dovere”, ma vivere il Vangelo.
Essere missionari è “essere semi” per portare il Vangelo di Cristo “nostra speranza” e contribuire con aiuti concreti a sostenere i missionari nel mondo perché tutti siano consapevoli che “Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (Evangelii gaudium, 273)”.
Essere missionari è vivere, sull’esempio di Maria, l’annuncio, la carità evangelica, l’impegno per le relazioni pacifiche e la cura delle relazioni, dei “dettagli” che non sono un “dettaglio” per rendere la vita dono e testimonianza di fede.
Essere missionari è vivere l’umiltà dell’ascolto nello Spirito, è docilità allo Spirito che “insegna ogni cosa” (omelia Papa Francesco 11 maggio 2020) per vivere con coraggio campi inesplorato di missione per portare Dio ad ogni persona.
Essere missionari è essere “insieme esprime la chiamata alla comunione nella Chiesa” “Chiesa dove le relazioni non rispondono alle logiche del potere ma a quelle dell’amore” “Ci conceda il Signore questa grazia: essere radicati nell’amore di Dio per vivere in comunione tra di noi. Ed essere, come Chiesa, testimoni di unità e di amore”. (Papa Leone XIV, Omelia 26 ottobre 2025)














