Scrivo nella festa di Sant’Ambrogio, quest’anno, anticipata nel rito Ambrosiano al sabato 6 dicembre per non interferire con la domenica, dedicata interamente a Nostro Signore. San Nicola, già “ammaccato” dalla fama di Babbo Natale che si è appropriato della carità del Santo nato in Anatolia e patrono di Bari, oggi vede oscurata anche la sua festa, almeno nella mia diocesi, dal grande vescovo milanese.

L’involuzione della figura di San Nicola nell’ormai messaggio globale di Babbo Natale – probabilmente una delle maggiori fake news della storia – mi permette di segnalare una curiosa attribuzione a Sant’Ambrogio di una riflessione sulla famiglia di cui, invece, è autore il compianto Cardinal Martini.

Nel 1996 Martini compose la “Lettera di Natale. Sette dialoghi con Ambrogio vescovo di Milano”. Ricorreva quell’anno il 16° centenario dalla morte di Ambrogio, e dagli scritti del fondatore – di fatto se non per storia – della sua diocesi, Martini “distillò” un messaggio natalizio. Prestò così ad Ambrogio il suo linguaggio più moderno e tenero, per comunicare ai suoi fedeli la bellezza e la grandezza della tradizione ambrosiana, in una epoca in cui le crepe familiari e le difficoltà di dialogo tra le generazioni già erano profonde. Ne scaturirono delle pagine veramente commoventi e ricche di ispirazione profonda. Tanto belle da venire estrapolate dal testo del breve scritto di Martini e diventare, nel passaparola digitale, un testo originale del vescovo del IV secolo. Una benedetta distrazione – o fake news spirituale – diventata virale e che ha permesso a tantissimi di riscoprire la bellezza della vita familiare e dell’amore vero ai figli e ai genitori.

Vale la pena anche oggi offrire quelle parole, in questi tempi non meno drammatici di quelli di Ambrogio, tra la crisi dell’impero romano e la pressione dei popoli cosiddetti barbari, in un periodo di estrema divisione politica. Come allora la proposta cristiana continua ad affascinare e chiamare ad una vita nuova.

E così parlò il vescovo Ambrogio: “[…] Se vi fidate di Dio, non abbiate paura del tempo: non è infatti una distesa indefinita di insidie, ma una instancabile offerta di possibilità di amare […] E ogni volta esulta Dio quando vede sorgere dal fango informe, belli come all’alba del mondo, un uomo e una donna capaci di amare […]”
(Carlo Maria Martini)