Che bello ritrovare Jodie Foster in un film, protagonista come lo è sempre stata, solo leggermente invecchiata, con lo sguardo serio che le è proprio. E in questo modo l’ha ritrovata la regista Rebecca Zlotowski, francese di origine ebraico-polacca, che ha costruito per lei (diretto e sceneggiato), un thriller enigmatico e misterioso.
Come il Woody Allen degli ultimi tempi, che si è trasferito in Europa per ritrovare l’ispirazione, così è successo in questo caso: infatti nonostante tutto ci parli d’America, anche qui siamo saldamente ancorati al vecchio continente.
Parigi, oggi. Lilian Steiner è una psicanalista famosa e ben affermata. Le sue origini sono americane, ma ormai si è perfettamente integrata con le abitudini e la popolazione di Parigi, dove vive. Quando si scopre che una sua giovane paziente, Paula Cohen, è morta suicida, per la dottoressa Steiner comincia un vero e proprio incubo. Ella ritiene si tratti di omicidio e per questo, senza sbilanciarsi troppo, chiede aiuto alle persone che conosce: in primo luogo all’ex marito Gabriel (Daniel Auteuil) che è ancora affascinato da lei e cerca di riavvicinarla, e al figlio Julien che è appena diventato papà.
Lilian è ossessionata dal caso e comincia a chiedersi se abbia mai veramente ascoltato i suoi pazienti e le persone che si rivolgono a lei per un aiuto; ha anche uno strano sintomo, quando sente parlare delle vite degli altri: piange, e non riesce a fermare le lacrime che scendono copiose sul suo volto. Benché a malincuore, la donna si rivolge a un ipnotista, per cadere in trance e scoprire che cosa potrebbero rivelare i lati più oscuri del suo inconscio.
L’ispirazione per alcune scene è sicuramente il cinema di Hitchcock, a cui la regista si affida per i giochi di luci e ombre; e poi, almeno per una parte della pellicola, la tensione richiama la suspense del maestro inglese.
Vita privata
di Rebecca Zlotowski
paese: Francia 2025
genere: drammatico/thriller
interpreti: Jodie Foster, Daniel Auteuil, Virginie Efira, Vincent Lacoste, Mathieu Amalric, Sophie Guillemin
durata: 1 ora e 41 minuti
giudizio Cei: complesso, problematico, per dibattiti


