(Cristina Terribili)

Con la chiusura delle scuole, quest’estate… si torna a scuola! Non è una contraddizione o un errore da qualche parte. Infatti, non solo i centri estivi offriranno attività per accogliere i ragazzi mentre i genitori sono impegnati con il lavoro, ma il Ministero dell’Istruzione ha bandito il “Piano Scuola Estate” per valorizzare e potenziare apprendimenti e socializzazione nella scuola durante il periodo delle abituali vacanze estive.

Malgrado le polemiche che immancabilmente si sono fatte sentire da più parti, varrebbe la pena riflettere sugli obiettivi che hanno portato alla stesura di questo piano e cioè: una scuola accogliente ed inclusiva, capace di strutturare un apprendimento personalizzato; una partecipazione ed un’alleanza con il territorio, per favorire il senso di comunità ma anche per coinvolgere quelle risorse silenti che potrebbero portare un concreto vantaggio nel sistema scolastico; la ricerca di modelli scolastici ed educativi capaci di contrastare la povertà educativa.

Questi obiettivi nascono dalla consapevolezza che, in tanti casi, la scuola è l’unico spazio in cui bambini e giovani possono incontrarsi. Per questo l’alleanza della scuola con il territorio, con le altre istituzioni e, ancor di più, con tutto il mondo del terzo settore, deve essere rafforzata perché solo attraverso una stretta rete di collaborazione si possono sostenere gli individui più fragili. I centri estivi degli oratori, delle associazioni pubbliche e private sono chiamati a lavorare in rete con la scuola per traghettare i ragazzi verso un nuovo anno scolastico che si è arricchito di esperienze, possibilità, alternative.

Il tempo dell’estate non deve limitarsi ad essere parcheggio, attesa, inconcludenza, ma ha bisogno di ritrovare quella dimensione ludica ed educativa capace di far muovere i neuroni, capace di stimolare nuovi interessi e saperi, capace di accogliere le diverse intelligenze di creature in via di sviluppo.

All’interno della scuola aperta in estate o nei centri estivi o nei laboratori ludico didattici che ogni territorio propone, è essenziale una progettualità educativa, è necessario che chi struttura gli interventi sia consapevole del percorso e del processo di conoscenze che ogni bambino andrà ad acquisire e di come questo potrà integrarsi con il successivo programma scolastico dalla riapertura di settembre in poi.

Chi progetta le diverse attività deve conoscere le metodologie educative che possono realizzarsi dentro e fuori l’aula. Una scuola aperta l’estate offre l’opportunità di discutere insieme su quanto accade nella quotidianità; senza l’urgenza del programma didattico da completare si possono colmare lacune, conoscere altri aspetti della persona e del carattere dei ragazzi di cui ci si occupa.
Offrire alternative e mettersi tutti in gioco è l’unica alternativa alla chiusura nel gioco elettronico, alla povertà linguistica, al bullismo.

Tenere le scuole aperte in estate è una sfida che si può accettare con coraggio, soprattutto per trovare il modo di inserire anche quei bambini disabili che hanno bisogno di un educatore dedicato, per aprire quei cancelli che la pandemia da Covid ha costretto a tenere chiusi. S

iamo chiamati ad accogliere questa opportunità estiva per metterci in contatto con quei ragazzi che si “sono visti” per quasi due anni solo attraverso uno schermo: diamo loro modo di incontrare vecchi e nuovi insegnanti capaci di ritrovare un sorriso dopo essere stati messi a dura prova da una didattica a distanza estenuante.