Le convulsioni di Trump sui dazi e la politica estera mettono in difficoltà la politica italiana, imperniata sui rapporti con i leader, con un rilievo minore per l’oggettività delle questioni. La Meloni “paga” il rapporto privilegiato con la Destra americana: le minacce della Casa Bianca sui dazi all’Europa (congelati sino a luglio) sono un segno aperto di guerra economica verso il Vecchio Continente, secondo lo slogan repubblicano: “prima l’America”.

Questo crea grande confusione sui mercati, contribuendo alla stasi dell’economia e alla recessione mondiale. Il Governo italiano non può limitarsi agli auspici di un’intesa USA-UE, senza denunciare, con Bruxelles, l’insostenibilità della posizione di rottura assunta dal Presidente americano.

Ancora più grave la timidezza sulla crisi di Gaza, diversamente dalla ferma denuncia dei massacri perpetrati dall’Esercito israeliano da parte di Governi europei come quelli di Londra, Parigi, Madrid. Ferma restando la condanna di Hamas per gli eccidi del 7 ottobre 2023, resta inammissibile la strage degli innocenti, a cominciare dai bambini, e la politica di occupazione della Striscia con la cacciata delle popolazioni palestinesi. Come ha detto il leader centrista Casini, Netanyahu usa la guerra per mantenere il potere su Gerusalemme, professandosi ossequioso con la Destra religiosa, nazionalista e anti-araba.

Sui dazi e su Gaza la segretaria dem Elly Schlein ha rivolto critiche motivate alla premier in un’intervista al “Corriere”, chiedendo a Palazzo Chigi più coraggio verso Trump e Israele. Dall’ampio resoconto giornalistico è emersa tuttavia una lacuna: non una parola sul conflitto russo-ucraino, mentre Putin rifiuta la tregua chiesta anche da Trump, bombarda grandi città come Kiev e Odessa, rigetta la mediazione offerta dalla Santa Sede con la motivazione speciosa del ministro degli Esteri Lavrov sulla fede “ortodossa” di Russia e Ucraina, come se il Vaticano non avesse relazioni con oltre cento paesi di confessioni diverse. In realtà Putin, come ha “scoperto” anche Trump, vuole la guerra di conquista dell’Ucraina. Per la verità il Pd ha sempre sostenuto Kiev: la prudenza della Schlein è dunque probabilmente dovuta all’esigenza di non rompere i rapporti con il M5S, da sempre su posizioni neutraliste. Conte ha mantenuto rapporti amichevoli con Mosca, senza cadere nell’ossequio di Salvini. Con la Casa Bianca che definisce “pazzo” lo zar, cambieranno alcune scelte italiane?

La linea di politica estera più oggettiva e coerente resta quella indicata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: il rispetto del diritto internazionale e della Carta dell’ONU. Sul conflitto russo-ucraino ha denunciato l’invasione di Mosca come la rottura dell’equilibrio di pace che ha retto l’Europa per ottant’anni, dopo la caduta del nazifascismo; sulla Palestina, mentre si parla di odiose deportazioni di milioni di persone, ha rilanciato l’impegno dell’ONU, sin dal 1947, per “due popoli, due Stati” nella terra di Cristo; sui dazi ha condannato l’abbandono degli accordi internazionali di libero scambio, sottolineando la dimensione egoistica delle primazie nazionalistiche.

Nella linea tracciata dal Quirinale i partiti possono convergere per esprimere con più forza la posizione dell’Italia a favore della pace, della tregua nelle guerre, nel rispetto delle persone. Procedendo in ordine sparso rischiano l’emarginazione del Paese nel contesto geo-politico mondiale.

Per intanto le forze politiche discutono sul recente voto amministrativo che ha visto la vittoria del “campo largo” a Genova e a Ravenna (con l’attesa dei ballottaggi a Matera e Taranto, domenica 8 giugno, con i referendum). Gli elettori liguri ed emiliani hanno rafforzato la tesi del dem Franceschini sulla necessità di un centro-sinistra unito, pur con le differenze programmatiche dei diversi partiti. Questo modello, riportato alle politiche 2027, condurrebbe ad un probabile “pareggio” destra-sinistra, con la necessità di Governi del Presidente della Repubblica, com’è avvenuto con Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella. Ovvero: dallo scontro destra-sinistra si passerebbe giocoforza ad una nuova solidarietà nazionale.

La Meloni è già corsa ai ripari, confermando la proposta di una nuova legge elettorale, che superi il “lodo Franceschini”. Ma è possibile cambiare le norme alla vigilia di una consultazione elettorale tanto importante?