(di Cristina Terribili)

REGGIO EMILIA - I fatti: nei Comuni della Val d’Elsa crescono in modo esponenziale, rispetto agli anni passati, le denunce da parte dei servizi sociali, di maltrattamento e abusi nei confronti dei bambini residenti. Poiché molte di queste accuse cadono poi per mancanza di prove, la procura di Reggio Emilia decide di avviare un’indagine (ribattezzata “Angeli e Demoni”) da cui sembra – perché l’inchiesta non è ancora terminata – che i servizi sociali dei Comuni, in collaborazione con l’associazione di Moncalieri Hansel e Gretel, abbiano manomesso o falsificato una serie di documenti per allontanare i bambini dalle famiglie d’origine ed affidarli a famiglie disponibili ad accoglierli e farli curare dagli psicologi piemontesi. Sembra anche che i bambini venissero “suggestionati” per costruire falsi ricordi tesi a corroborare le denunce di maltrattamento.

L’inchiesta sta andando avanti e ci saranno eventi che saranno confermati o smentiti, persone che saranno giudicate o scagionate da accuse sicuramente molto pesanti, però possiamo permetterci delle considerazioni su quanto accaduto perché, proprio come nella favola di Hansel e Gretel, la casina di marzapane nascondeva una strega che voleva mangiare i bambini.
Cerchiamo ora di capire brevemente quale è il corretto iter che vede, per altro, l’implicazione di diversi soggetti istituzionali. Ci sono famiglie in difficoltà e, quando le famiglie sono fragili, spesso le conseguenze sono a carico dei bambini.

Per queste famiglie c’è una serie di sostegni e il sistema dell’affido temporaneo è tra questi. In cosa consiste: una famiglia può rivolgersi direttamente ai servizi sociali che dopo un’accurata indagine, volta a comprendere le risorse e le fragilità e dopo aver elaborato un piano di intervento a sostegno della famiglia d’origine, possono predisporre anche un periodo di affido temporaneo che deve essere disposto dal giudice tutelare o dal tribunale per i minorenni. Il progetto a sostegno della famiglia consente al servizio sociale di monitorare la situazione relazionando semestralmente al giudice.

Durante il periodo di affido, i genitori affidatari sono tenuti ad assumersi la responsabilità genitoriale nei confronti della scuola o con le autorità sanitarie e – a meno che non sia decaduta la podestà genitoriale – a rispettare e tutelare il bambino secondo le indicazioni fornite dalla famiglia originaria, nonché a facilitarne la relazione, se stabilito dal giudice. I servizi sociali hanno il dovere di sostenere le famiglie di origine per modificare le loro condizioni di fragilità e ricomporre il nucleo familiare, e nei confronti della famiglia affidataria hanno il dovere di ricordare che l’affido è temporaneo.

La legge prevede che l’affido non superi il periodo di 24 mesi a meno che non sussistano degli importanti impedimenti. Le famiglie, gli istituti, così come le singole persone che possono rendersi disponibili all’affido, devono essere tanto equilibrate da permettere un’accoglienza ma anche facilitare un distacco, essere capaci di offrire opportunità senza cancellare la realtà e l’origine di ogni bambino.

Laddove presenti, altri servizi di cura dovrebbero permettere l’elaborazione di quanto accaduto e permettere a tutti i soggetti coinvolti di poter riparare e sviluppare le risorse cognitive ed emotive utili a superare le difficoltà. Questi percorsi non dovrebbero coinvolgere solo i minori ma essere estesi anche alle famiglie d’origine e a quelle affidatarie, proprio per non incorrere nei gravi eventi che oggi emergono da questa inchiesta.

Bisogna anche ricordare, nel caso in cui ci siano dei provvedimenti giudiziari che coinvolgono minori, che esistono delle linee guida molto precise in merito all’ascolto, che deve essere quantomeno registrato, e in merito anche alle tecniche terapeutiche per l’elaborazione di eventi traumatici.

Quando tutto questo non viene assicurato, quando ci sono delle falle in un sistema che dovrebbe essere posto a tutela del bambino, noi rendiamo i minori ancora più fragili. Li esponiamo a dei traumi ripetuti e per periodi di tempo prolungati che rischiano seriamente di compromettere il loro sviluppo armonico. Li rendiamo più fragili perché rendiamo più fragile il sistema che dovrebbe tutelare proprio i maltrattamenti e gli abusi che sono così difficili da far emergere. Rendiamo più fragili i bambini perché li rendiamo meno credibili.

Il danno che oggi subiamo da questi fatti coinvolge tutti, professionisti, istituzioni, cittadini. Se però ci fossero altre casette di marzapane in giro sul territorio italiano mi auguro che possano venire alla luce, e che i bambini possano avere e vedere tutelati i propri diritti, potendo contare su un sistema, una rete pronta a proteggerli e non ad ingabbiarli per un mero tornaconto economico.