La seconda domenica di agosto, ad Antey Saint André capoluogo della media Valle del Cervino, si tiene da 17 anni la mostra mercato dell’artigianato, cui partecipano scuole di scultura, intaglio, tornitura, vanneria e lavorazione del cuoio.

Le scuole presenti quest’anno erano quelle di Fénis, Chambave, Chatillon, Pont Saint Martin e Pré Saint Didier che hanno proposto quadri, portachiavi, soprammobili di pregevole fattura.

Le scuole iniziano a ottobre e gli allievi si presentano tre volte a settimana alle lezioni, tenute da un maestro.

Per chi si occupa di scultura, il cimbro, il tiglio e il noce sono i legni più usati.

Il legno deve essere stagionato per evitare che si crepi, viene poi antichizzato e infine si scolpiscono diversi temi: in particolare scene di vita contadina, il galletto, che è il simbolo delle fiere di artigianato (prima fra tutte quella millenaria di Sant’Orso), interni di case con animali domestici e così via.

Chi si occupa di vanneria, ovvero l’intreccio e la creazione di cestini di varie dimensioni, utilizza i rami di salice, decorticato, seccato e poi messo a bagno nell’acqua per poter procedere alla creazione del cestino.

I tornitori usano il legno di ulivo che, con le sue venature, dà colori diversi a coppe, ciotole e boccali.

Oltre alle bancarelle che esponevano le loro opere, la biblioteca locale ha organizzato anche attività per i bambini presenti, in particolare la tessitura su piccoli telai che ha coinvolto ragazzini di età diversa.

La manifestazione ha visto una notevole partecipazione di pubblico, svolgendosi durante il periodo delle vacanze e molti non sono tornati a casa senza comprare un ricordo della giornata.

Durante le “pseudo vacanze” ad Antey ho potuto assistere, in un caldo pomeriggio, anche a una lezione sui cani San Bernardo: una giovane coppia locale, Marta e Camillo, possiede infatti due splendidi esemplari di questi dolcissimi cani, Remi e Peter.

Due “bestiole” di circa 70 chilogrammi, tranquille e docili; hanno tutte le caratteristiche di questa razza: la maschera nera sulla testa, il pelo lungo bianco e rossiccio, le dita delle zampe che si aprono, quasi fossero ciaspole, se devono camminare sulla neve fresca e le unghie che diventano ramponi se invece si trovano su terreno gelato.

Non sanno nuotare, ma sanno districarsi sulla neve anche alta.

I cuccioli di questa razza sono venduti a prezzi elevati.

Sono animali che, nonostante la stazza, non mangiano esageratamente: Camillo prepara ogni giorno la loro pappa mescolando carne, riso soffiato, verdura e frutta, nella ragione di un chilogrammo di cibo ciascuno, che viene loro somministrata in un’unica volta, alla sera.

Non sono cani da sofà, amano stare all’aperto, anche quando fa freddo.

Una mattina di alcuni anni fa, dopo un’abbondante nevicata notturna, Remi era stato trovato sotto uno strato di neve… e solo perché aveva alzato la testa e si era fatto vedere.

Peter ha una storia molto particolare.

Lo avevano rinvenuto in Calabria, in una gabbia all’interno di una casa sequestrata a gente di malaffare; Camillo lo aveva acquistato e quando lo aveva incontrato a, Milano, dove era giunto dopo vari passaggi, il cane gli era corso incontro come se lo avesse sempre conosciuto.

I San Bernardo sono una razza che discende dal molosso tedesco: probabilmente l’antenato più antico discende dai cani che i Romani lasciavano con i soldati nelle guarnigioni di confine.

Poi con l’andar del tempo si sono incrociati con altre razze. Attualmente all’Ospizio del Gran San Bernardo non vengono più allevati molti esemplari, perché il loro mantenimento costa parecchio.

In Svizzera invece c’è una fondazione, la “Fondation Barry”, che porta il nome di un cane che salvò circa 40 persone.

Il cagnone, alla sua morte, venne imbalsamato ed è visibile nel Museo di storia naturale a Berna.

È stato un pomeriggio molto piacevole per tutte le persone che hanno assistito alla lezione: per gli adulti, che hanno rivolto a Marta e Camillo parecchie domande curiose, ma soprattutto per i bambini che hanno potuto carezzare gli splendidi animali.

Franca Sarasso