Se la fotografia è la vita, Capa è la fotografia” (Jean Lacouture). L’ungherese Robert Capa è stato il fotoreporter di guerra più importante della storia: il “più grande” perché è stato il “più vicino” alla realtà.

Un uomo temerario che ha saputo cogliere attimi di vita in cinque diversi conflitti: guerra civile spagnola, seconda guerra sino-giapponese, seconda guerra mondiale, guerra arabo-israeliana e prima guerra d’Indocina.

Capa ha anche stabilito un forte sodalizio professionale con la compagna fotografa, incredibile e coraggiosa, Gerda Taro.

Fino al 24 settembre, al Centro Saint-Bénin, sono esposte oltre 300 immagini scattate dal famoso fotoreporter, alcune delle quali diventate emblematiche come quella della “Morte di un miliziano” del 1936.

Il percorso espositivo si articola in nove sezioni tematiche: “Fotografie degli esordi 1932-1935”, “La speranza di una società più giusta 1936”, “Spagna, l’impegno civile 1936-1939”, “La Cina sotto il fuoco del Giappone 1938”, “A fianco dei soldati americani 1943- 1945”, “Verso una pace ritrovata 1944-1954”, “Viaggi a est 1947-1948”, “Israele Terra promessa 1948-1950”, “Ritorno in Asia: una guerra che non è la sua 1954”.

Dalle immagini emerge la sensibilità di Capa verso i diseredati, le migrazioni, le vittime, le storie collettive e l’empatia nei confronti dei soggetti ritratti: soldati, ma anche civili.

Una carriera quella di Capa, intensa ma purtroppo breve.

Il 25 maggio 1954, mentre entrava in un campo per fotografare una pattuglia francese che accompagnava un distaccamento tra Nan Kinh e Thai Binh, nel Vietnam del Nord, venne ucciso (a soli 41 anni) da una mina antiuomo che gli esplose sotto i piedi.

La mostra è visitabile da martedì a domenica dalle 10 alle 13, dalle 14 alle 18.

Info: Centro Saint-Bénin, via Festaz 27; 0165/27.59.37, umostre@regione.vda.it.

Sara M

artinetti

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Redazione Web