L’accaparramento di generi alimentari, le file davanti alle farmacie, la clausura forzata e le comprensibili preoccupazioni non lasciano il tempo per pensare “che nelle emergenze sanitarie i giornali sono come i farmaci: un presidio”. Lo ha detto ieri al quotidiano Repubblica il sottosegretario Andrea Martella, del Partito Democratico, che ha la delega all’editoria.

E ci fa piacere che lo abbia detto e che ci sia – anche tra i lettori e i non addetti ai lavori – chi lo pensa davvero. A quest’ora della sera, vigilia di uscita del nostro giornale in edicola, non sappiamo se la morsa del Governo si stringerà ancora di più, chiudendo le attività produttive e i negozi.

Ma già sappiamo che tra quelli che resteranno aperti, perché considerati essenziali, ci saranno anche le edicole.

Che i giornali non escano più al mattino è uno scenario che il sottosegretario Martella esclude perché, afferma nell’intervista, “gli editori e gli stampatori mi hanno fatto sapere di avere un piano per garantire sempre l’uscita dei giornali”. Noi ci siamo, apportando a modo nostro – e con i nostri tempi da settimanale – il contributo di informazioni, notizie, commenti e soprattutto riflessioni, per aiutarci a superare con la dovuta ragionevolezza questo momento complicato.

Raccontare il coronavirus non è facile, non è scontato e sovente rischia di essere ripetitivo diventando quasi fastidioso e snervante.

Ci mettiamo impegno, equilibrio, ponderatezza; spazziamo via le fake news che stanno trovando troppo spazio sulla rete, mirando a generare solo caos e paura.

Oggi il cittadino, il lettore, merita una buona informazione, un’informazione di servizio, trasparente, utile, autorevole. Il sensazionalismo non ci piace. Siamo costretti al black out dei rapporti sociali, lavoriamo per non avere il black out delle notizie.