(Cristina Terribili)

ROMA – Lentamente, con molti entusiasmi e altrettante perplessità si sta tornando ad una tanto attesa normalità. Si sta riaprendo, complici i dati sulla diffusione del Covid in timido calo, le vaccinazioni, la più o meno bella stagione primaverile, l’accenno all’allentamento del coprifuoco. Eppure, se molti acclamano questo nuovo senso di libertà, altri si chiudono nella paura che la pandemia riprenda a correre. La diffidenza fa capolino nella testa di coloro che ricominciano ad osservare l’altro come potenziale nemico, come possibile untore in una fase in cui ancora non abbiamo messo una definitiva pietra sopra il virus.

Ma quando si può abbandonare la paura? Quando nella nostra mente potrà ritornare la spensieratezza che ci fa sentire nuovamente il cuore leggero? Ci sarà mai, un giorno, un minuto, un istante in cui ci sentiremo di nuovo al sicuro, protetti, vicini e in grado di scambiarci quell’abbraccio che ci è tanto mancato? Oppure quell’abbraccio non ci manca più? Quel malessere dovuto alla mancanza di un tocco ora si è capovolto e temiamo quella mano, quel braccio che si stende verso di noi?

Abbiamo sempre temuto i danni psicologici dell’isolamento, abbiamo sempre scritto che sarebbe stato difficile tornare alle abitudini passate e che la paura avrebbe camminato a lungo al nostro fianco. Eppure la possibilità di bloccare un flusso di pensieri che rende prigionieri di un’emozione è reale e percorribile. Attenersi alla realtà, alle procedure attive per il rispetto reciproco consente di poter assaporare quella libertà di cui abbiamo bisogno e veder garantita una ripresa economica e umana che è sembrata un miraggio.

La stanchezza, quella sensazione di aver esaurito le forze mentali e le risorse psicologiche che ci consentono di fronteggiare gli eventi difficili, non deve essere lo spunto per cedere, per abbandonarsi a pensieri di irreale ribellione. Possiamo di nuovo trasformare quanto abbiamo appreso come etica, come senso civico, come un nuovo modo di essere e di stare con gli altri improntato al rispetto reciproco.

Nella nostra vita avremo sperimentato tante volte questo cambiamento andando incontro ad esigenze di salute: a qualcuno sarà capitato di smettere di fumare, qualcun altro si impegna a fare sport quotidianamente, altri sono impegnati a seguire un alimentazione controllata…

Se all’inizio ognuno di questi cambiamenti è stato difficile, nel tempo abbiamo apprezzato i risultati che hanno fatto crescere la motivazione a mantenere quello stile di vita. Non da meno chi c’è riuscito è diventato esempio per le persone vicine che hanno apprezzato la costanza e i risultati ottenuti, e magari hanno cominciato a modificare qualcosa per ottenere uno stile di vita più salutare.

Questo stesso atteggiamento lo possiamo avere tutti anche nei confronti del Covid, anche se siamo vaccinati, anche se l’aria di primavera invoglia a togliere la mascherina.

A proposito… la mascherina protegge anche dalle allergie.