Continua e si accentua in modo preoccupante la scarsa partecipazione alle urne: nella “rossa” Toscana ha votato alle regionali appena il 47% degli aventi diritto (quindici punti in meno in cinque anni); ad Aosta, patria delle autonomie, solo il 45% degli elettori ha scelto il nuovo sindaco.
Governatori e primi cittadini sono ormai espressione di una minoranza, anche se esercitano il potere a nome di tutti. La riforma elettorale, con la scelta diretta del “vincitore” (modello USA), ha garantito la durata del mandato, ma non ha avvicinato la politica ai cittadini. Anzi. É cresciuta la personalizzazione dei leader, è diminuito il ruolo delle forze politiche e, soprattutto, il confronto sui programmi, nella logica della partecipazione al “bene comune”, pur nel rispetto dei diversi ruoli di maggioranza e opposizione.
La politica e i media sono preoccupati della disaffezione delle urne, che appare anche come una forte critica all’intero sistema politico. Ma non emergono proposte nuove, prevale lo “status quo”.
La Toscana, quarta regione al voto nel volgere di poche settimane, ha ridato fiato al centro-sinistra, con l’ampia vittoria del Governatore Emilio Giani (Pd), che ha staccato di 13 punti il candidato del destra-centro, Alessandro Tomasi. Buoni risultati per AVS (Alleanza Verdi-Sinistra) e Casa riformista di Renzi, mentre delude ancora il M5S, che non raggiunge il 5%; primo posto per il Pd, che sfiora il 35% nonostante la concorrenza a sinistra di “Toscana rossa” (5%). Nel destra-centro primato a Fratelli d’Italia (26,8%), “maglia nera” alla Lega che si ferma al 4%.
Conte e Salvini sono i veri sconfitti di questa consultazione, che fa emergere i punti deboli dei due schieramenti. La Lega della Toscana, appaltata dal vice-premier Salvini al gen. Vannacci, ha fatto scoppiare lo scontro politico interno al Carroccio tra la linea nazionale di ultra-destra del segretario e la posizione autonomista dei Governatori del Nord, fedeli al fondatore Umberto Bossi. La Lega del Nord, tuttavia, ha dovuto subire l’umiliazione del governatore Zaia (Veneto): sarà sostituito da un fedelissimo di Salvini, che, in cambio, ha ceduto alla Meloni la prossima leadership della Lombardia.
Nel centro-sinistra è in discussione il ruolo degli ex grillini perché nelle tre recenti elezioni regionali (Marche, Calabria, Toscana) hanno raggiunto risultati modesti (ad una cifra), segni di un dissenso del loro elettorato sulla strategia di Conte (accordo con il Pd). Non si può dimenticare l’origine populista con Beppe Grillo, l’intesa di governo (2018) con Salvini su una linea sovranista, la collocazione attuale all’estrema sinistra nel Parlamento di Strasburgo.
Ma la contestazione ai Pentastellati giunge anche dall’area riformista del Pd, che accusa la Schlein di aver concesso troppo a Conte sul piano programmatico. In particolare l’ex premier Gentiloni contesta la posizione filo-russa dei grillini sulla guerra con Kiev e la scelta di opposizione radicale al governo di Bruxelles: con questa linea – secondo Gentiloni – Pd e M5S non potranno costituire un governo europeo affidabile. Analoga la critica della vice-presidente dem di Strasburgo Pina Picierno, schierata a difesa di Kiev. Non sono infine superate le riserve di diversi parlamentari dem per l’astensione, imposta da Conte, sul piano di pace per Gaza, approvato anche dall’Autorità Nazionale per la Palestina.
Nel Pd si continua a discutere di un congresso l’anno prossimo, per un chiarimento definitivo tra radicali e riformisti, nella prospettiva delle politiche 2027. Per gli onorevoli Franceschini e Bettini, due autorevoli suggeritori della segreteria, tutte le posizioni vanno inserite nel “campo largo”; ma la caduta di partecipazione nelle ultime elezioni spinge Prodiani e Popolari a chiedere una linea chiara.
Infine il destra-centro deve decidere il destino della Lega di Salvini: frantumarla, per accrescere il peso di Fratelli d’Italia, o riportarla a “partito del nord” per sconfiggere la posizione filo-Putin di Salvini e Vannacci, inquietante sul piano internazionale?
La politica estera, con il tema della pace, avrà un ruolo di primo piano nei programmi dei Poli.