(elisabetta acide)  – Nella vita abbiamo “occasioni importanti” alle quali, a volte, non diamo peso per la fretta, la frenesia, perché non “abbiamo tempo” o “abbiamo cose importanti” da fare… una di queste è il “ritiro spirituale”, a cui forse, abbiamo un po’ “perso l’abitudine”.

Occasione offerta dalla Diocesi ai laici, per “fermarsi”, “incontrarsi” e riflettere sulla propria “spiritualità laicale” da vivere in modo personale e comunitario nella vita alla quale siamo chiamati come fedeli laici.

I fondamentali” della vita cristiana” – Vivere e annunciare la Riconciliazione: con questo “tema” ha preso avvio il percorso di “incontri” previsto nella Diocesi di Ivrea da S.E.R. Mons. Daniele Salera nel programma relativo all’anno pastorale 2025-2026, pensato e vissuto come itinerario annunciato dalla lettera pastorale del settembre 2025.

Un “percorso” importante, che vede il coinvolgimento di tutta la Diocesi eporediese con numerosi “appuntamenti”, per “vivere” come Chiesa e sentirsi Chiesa che cammina.

La giornata di oggi, 15 novembre 2025, a Betania di Vische, ha preso avvio alle ore 10, con l’accoglienza di Sua Eccellenza,  che ha “aperto” la giornata con la preghiera di invocazione allo Spirito tratta dall’ Antica Liturgia ispano-mozarabica del VII secolo, seguita dalla lettura di un brano di Madeleine Delbrê che “inseriva” nella meditazione della spiritualità laicale:

C’è gente che Dio prende e mette da parte. Ma ce n’è altra che egli lascia nella moltitudine, che non «ritira dal mondo». E’ gente che fa un lavoro ordinario, che ha una famiglia ordinaria o che vive un’ordinaria vita da celibe. Gente che ha malattie ordinarie, e lutti ordinari. Gente che ha una casa ordinaria, e vestiti ordinari. E’ la gente della vita ordinaria. Gente che s’incontra in una qualsiasi strada. Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si è rinchiusa definitivamente sopra di essi. Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità.
Noi crediamo che niente di necessario ci manca. Perché se questo necessario ci mancasse, Dio ce lo avrebbe già dato
”.

E Mons. Salera sottolinea proprio questa “santità laicale” come dono, rivelazione, impegno di quell’azione dello Spirito e richiama a quella “vocazione” a cui come laici cristiani siamo “chiamati”, per essere “persone della via”, in annuncio, in missione con il carisma della laicità.

Lo sfondo della meditazione è il brano degli Atti degli Apostoli al capitolo 2, versetti 1-47,

di cui si è data lettura e che costituisce l’ “essere Chiesa”, costituita dallo Spirito Santo in quella “condizione” di comunione.

Attraverso i passi dell’esegesi e della meditazione spirituale sul brano biblico, il Vescovo, accompagna i presenti, numerosissimi e provenienti da ogni parte della Diocesi, come un padre che aiuta, con parole chiare, a riflettere sul contesto della “missione” laicale, nella consapevolezza dell’azione dello Spirito e nella meraviglia del dono di quel “tocco” dello Spirito che ricolma.

“Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi” e sono i “luoghi” della quotidianità, dell’ordinarietà dell’esistenza, della bellezza delle difficoltà e delle opportunità della vita laicale, della vita cristiana, della vita che riceve “ciò di cui ha bisogno”.

E dopo aver accompagnato i presenti ed averli inseriti nel contesto del brano, Mons. Daniele si sofferma sul “discorso di Pietro”: annuncio che “scuote” e “sprona” all’annuncio.

Quell’annuncio che fa “trafiggere il cuore” e invita a “mettersi in cammino”, in “movimento” di conversione, di riconciliazione, di annuncio, perché una vita “toccata da Dio” è una vita che “tocca la vita degli altri”.

Mons. Salera mette “in guardia” e invita a riflettere sulla missione a cui siamo chiamati come cristiani, nella consapevolezza che la “missione” è apertura, è ascolto, è accoglienza”, è “uscita” autentica dalla certezze, dai gruppi, dal “nido” confortevole delle abitudine, delle prassi, dei “volti” amici… per vivere, far vivere e condividere la bellezza della vita cristiana.

Dunque una “vita” che ha lo “stile” di quella comunità di battezzati indicata in At 2,42: Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”.

Ai presenti Il Vescovo, esorta la riflessione ed accompagna nella meditazione della “perseveranza”.

Molte volte abbiamo ascoltato e letto il brano del libro degli Atti degli Apostoli con quelle quattro “azioni” della comunità cristiana, ma forse non ci siamo soffermati sulla parola “perseveranza”, che aiuta ad entrare nella “logica” delle “azioni” della comunità. La perseveranza della tenacia e della persistenza di quelle “azioni” che diventano “l’essere stesso della Chiesa di Cristo, della comunità dei credenti in Colui che è “ Dio ha risuscitato” (cfr. At 2,24). E nel sottolineare le azioni indicate da San Luca come “caratteristiche identitarie” della Chiesa nata dalla Pentecoste, Mons Vescovo si sofferma sull’importanza dello “star bene” nelle comunità, nelle parrocchie per essere e diventare “comunità vive”, parrocchie “in salute”.

Significativa l’immagine utilizzata e ripetuta da Mons. Salera, nell’indicare lo “stato delle parrocchie” e delle comunità: occorre essere “luoghi in salute”, che “stanno bene” e fanno “star bene”, non solo “vivi” e “operanti”, comunità accoglienti ed ospitali, “luoghi” di fecondità dello Spirito Santo, non solo luoghi di “attività”.

E sui quei “fondamenti” , cioè su quelle “realtà fondamentali”, la meditazione “entra nel vivo” e offre ai presenti notevoli e profondi spunti di riflessione: “insegnamento degli Apostoli – Parola di Dio, Vangelo; comunione – dono e servizio, azione comune nelle comunità; Eucaristia –  celebrazione e condivisione del “pane spezzato” e donato; Preghiera- per essere “immersi in Dio” , per far “permeare” la vita cristiana, per essere “provocati” dal mondo e vivere oltre le ansie del mondo, oltre le pause e gli ostacoli.

Un ricchezza di parole che si nutre della Parola, che aiuta i laici a vivere nel missione nel contesto nel quale si vive, con responsabilità personale e comunitaria, con l’esercizio autentico dell’accoglienza e della ospitalità vissuta con testa e cuore, nella consapevolezza che tutti nella comunità contribuiscono a far sentire la “bellezza della vita cristiana” .

Un momento di adorazione eucaristica silenziosa e conclusa con la benedizione, ha fatto da sfondo al primo momento di meditazione, momento di preghiera per consentire alla Parola di “risuonare” in ciascuno, per “far spazio” dentro di sé, per diventare “luogo fecondo” di azione dello Spirito. Preghiera per “guardare” a noi stessi, al mondo, dopo aver “fatto spazio” alla Parola ed alle parole.

A questo momento è seguito la “condivisione”, anche in questo caso, momento libero di “comunione” di pensieri, domande, riflessione e idee, per alimentare la crescita personale e spirituale, anche attraverso i frutti della “contemplazione” che consentono ulteriori riflessioni e spunti di approfondimento.

Al termine dell’incontro, un pranzo, nella fraternità dell’unione diocesana, che consente di “prolungare” l’ esserci come singoli e come Chiesa.

A questo primo momento, seguiranno altri incontri programmati e calendarizzati dalla Diocesi: gli esercizi spirituali ad Andrate nei giorni 19-23 dicembre, ed i ritiri dei giorni 14 marzo e 13 giugno.

A ogni presente il “compito” di proseguire il cammino di riflessione e di approfondire la meditazione. Accompagnano le parole di Luisa Margherita Claret de la Touche, citata da Mons. Salera che invita ad “abbandonarsi” all’Amore infinito di Dio per vivere i propri carismi e la propria missione nella grazia di Dio.

(Le immagini che corredano questo servizio sono tratte dal nostro repertorio www.risvegliopopolare.it)

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