Ricordo che quando lessi per la prima volta la storia del “Gingerbread Man”, reso in italiano col nome di “Omino pan di zenzero”, ne fui divertita e un po’ sconcertata. Il racconto narra di un’anziana che mescolando farina, zucchero e molto zenzero ottiene un impasto speziato a cui dà la forma di un piccolo essere umano. Compiaciuta e deliziata dal profumino, l’anziana apre il forno ma il “Gingerbread Man”, con un balzo prende la porta e scappa. La donna lo insegue, determinata a inzupparlo nel tè, ma l’omino corre veloce, schernendosi di lei che non riesce a tenere il suo passo. Poi incappa in una mucca e anche lei lo insegue; poi è la volta di un cavallo, ma il biscotto è più veloce di tutti e si burla dei suoi inseguitori. Infine la sua corsa deve però arrestarsi: davanti al “Gingerbread Man” c’è un fiume, impossibile da attraversare per un biscotto che teme di inzupparsi. Una volpe gli offre un passaggio sulla sua coda: l’omino di pan di zenzero salta sulla coda, ma poco dopo i suoi piedini iniziano a bagnarsi. La volpe gli suggerisce di saltarle sul dorso e poi sulla testa, man mano che le acque si fanno più profonde. E così, con un balzo, l’ingenuo omino di pan di zenzero raggiunge il capo della volpe: lei spalanca le fauci e…“Gnam!”, esclama, soddisfatta e vittoriosa.

A casa mia i biscotti di Natale sono una tradizione. Quando ero piccola a occuparsene erano le nonne. Nonna Valentina ne preparava alcuni a base di burro e vaniglia: avevano la forma di alberello o di stella cadente e, una volta raffreddati, intingeva la metà di ognuno nel cioccolato fondente fuso. Quelli di nonna Laura, invece, scaturiscono da una antica ricetta di famiglia e sono quanto di più sublime esista al mondo, con nocciole, tanto burro e poca farina.

Da ragazzina mi cimentai anch’io nella pratica dei biscotti natalizi. La prima volta tenni il forno acceso per nove ore consecutive, suscitando le ire di mia mamma. Avevo deciso di farne di due tipi, uno dei quali prevedeva che riponessi con cura, su ciascun biscotto, un candito, un’uvetta e un singolo pinolo. O almeno io avevo immaginato di dover fare così. L’altro impasto era invece a base di zenzero, ma la lunga cottura aveva reso i biscotti duri come pietre.

Col tempo però sono migliorata: lo scorso Natale ho preparato per la prima volta i Vanillekipferl, i cornetti alla vaniglia, biscotti tradizionali tedeschi con molto burro, farina di mandorle e bacche di vaniglia, dalla forma di mezzaluna con le punte rivolte verso il basso.

In Germania preparare i biscotti durante il periodo dell’Avvento è una tradizione imprescindibile al Natale. Il biscotto del Natale tedesco è come gli scones o le mince pies per gli inglesi, ed è il Lebkuchen, un dolce composto da un mix di spezie: cannella, zenzero, chiodi di garofano, noce moscata, anice stellato, cardamomo e molto miele. Pare che i Lebkuchen risalgano addirittura all’antico Egitto, prima di finire a Roma e venire poi riprodotti in Belgio qualche secolo più tardi; passando di chiostro in chiostro, giunsero fino a Norimberga, dove oggi sono i protagonisti indiscussi dei suoi celebri mercatini di Natale. Ogni morso è un autentico concentrato di Natale, una coccola perfetta, specialmente se gustati accompagnati da una buona tazza di tè o di cioccolata calda.