Mercoledì 14 settembre, nella chiesa di Sant’Eusebio a Bollengo, è sceso in campo “l’esercito degli oranti”.

Il “popolo della lode”, come sono chiamati i Gruppi del Rinnovamento nello Spirito Santo, si è riunito in preghiera, alle 8 del mattino, insieme al parroco e Consigliere spirituale diocesano del Movimento don Geofrey Mulangwa, per innalzare un “Muro di Fuoco”: un’ora di adorazione davanti al Santissimo Sacramento per implorare la pace e la fine della guerra in Ucraina. Gli Stati fanno le guerre, gettano bombe e missili che fanno crollare edifici e che fanno morire persone.

Gli eserciti si affrontano, non sempre frontalmente in campo, come nel secolo scorso: come spesso dice il Papa, siamo di fronte a “una guerra mondiale a pezzi”, un po’ qua e un po’ là… L’Ucraina è uno di questi “pezzi”; il suo popolo è martoriato, le sue città sventrate.

Di fronte a tale scempio il Papa non ha taciuto e continua a non farlo in ogni occasione: prega Dio, implora gli uomini di governo, coinvolge i fedeli.

Non ha un esercito come quello degli Stati, ma ha tutti i fedeli del mondo che volentieri rispondono al suo richiamo.

Ecco allora che su sollecitazione proprio di Francesco, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) ha proposto un gesto comunitario di solidarietà per l’Ucraina, flagellata dalla guerra che dura da oltre sei mesi: “Una preghiera per la pace”, da promuovere e diffondere con il maggiore coinvolgimento di cristiani d’Europa è stata rilanciata dalla Conferenza Episcopale Italiana a tutti i gruppi e movimenti ecclesiali per un’ora di adorazione eucaristica nella giornata di mercoledì 14 settembre, Festa della Esaltazione della Croce.

Il RnS ha immediatamente accolto l’invito e organizzato un “Muro di Fuoco”, cioè 12 ore di preghiera ininterrotta dalle 8 del mattino alle 20.

Ad ogni ora di adorazione sono stati associati gruppi di Diocesi del Nord, del Centro e del Sud Italia. Su tutto il territorio italiano, dunque, in unione con tutte le Chiese d’Europa, per 12 ore pastori e fedeli hanno pregato davanti al Santissimo Sacramento per implorare da Dio il dono della pace, una pace duratura per il nostro continente e, in particolare, per il popolo dell’Ucraina.

Don Geofrey ha sottolineato durante l’omelia della Santa Messa, celebrata dopo l’adorazione, che la misericordia di Dio è talmente grande da trasformare ogni evento negativo o tragico in una sorgente di bene e di resurrezione, perciò, contemplando il mistero della Croce, sappiamo che il tremendo supplizio patito da Cristo è segno del perdono e della nuova vita per ogni credente e – come ha bene affermato il presidente nazionale del RnS, Salvatore Martinez – “la vittoria dell’amore, della pace e della concordia è possibile con la preghiera, perché pregare disarma, consola, guarisce e salva”.

Maria Guglielmo