(elisabetta acide) – Il sinodo a Borgo Revel lo abbiamo preso “sul serio”, magari non ci siamo ancora del tutto riusciti, ma “ci proviamo”.

Abbiamo compreso che il nome della Chiesa è sinodo, dunque ci siamo impegnati non solo a “seguire” ciò che potevano essere le indicazioni per i percorsi sinodali (pur importanti e necessari), non solo a “fare” la compilazione di questionari o relazioni (certo seppur utili per un panorama delle singole realtà), ma a provare a  “essere sinodo”.

Ed essere sinodo è “fare spazio” all’azione dello Spirito Santo, perché, non dimentichiamo, come diceva S. Ignazio, è lo “Spirito che muove ed attira”. (S. Ignazio, Esercizi Spirituali).

Partiti da quell’ascolto all’interno della comunità parrocchiale, abbiamo compreso che ascoltare è ascoltare Dio e i fratelli, è celebrare, è ascoltare il mondo in quella casa senza porte né finestre, su quella strada dove a volte siamo delusi e tristi, con quei passi stanchi verso Emmaus, con umiltà e disponibilità, per “uscire” con umiltà dai nostri egoismi ed egotismi per aprirci al “noi”, alla condivisione, per superare l’autoreferenzialità e provare a “comprendere il linguaggio di interlocuzione di  Dio” che passa dalla Parola e dall’ascolto.

Ascolto dunque per ascoltare ed ascoltarsi, per formarsi ed approfondire, per “stare con” Gesù nella Chiesa.

Uno dei cammini che la parrocchia di Borgo Revel sta compiendo, è quello della “formazione”, dell’ascolto e della condivisione. L’occasione “del ritiro”, la offre la Quaresima ( già lo scorso anno la comunità ha organizzato due giornate proprio nel tempo di Avvento e di Quaresima per sottolineare l’importanza del “cammino” , anche se nell’avvento 2023 il ritiro non è avvenuto a causa di poche adesioni) , ed è una occasione importante, per fermarci, per riflettere, per condividere i passi della nostra vita con la comunità parrocchiale. Fermarci insieme a “parlare con Dio” e a “far parlare Dio” ;è “metterci in ascolto”, è ripensare al nostro essere cristiani, credenti, è vivificare la nostra vita di fede, farne un “bilancio” per “ripartire” e farlo in comunità, in parrocchia, come Chiesa, è una ricchezza.

La liturgia così li descrive: “I ritiri spirituali sono mezzi di formazione ascetica intesi a favorire la crescita nell’intimità con Dio durante intere giornate e a volte anche per più giorni”.

Proprio per questo motivo, il ritiro parrocchiale di Quaresima di sabato 17 febbraio, si è incentrato sul  tema “Da chi andremo?” (Gv 6,60-69).

Ancora meglio: “Volete andarvene anche voi?” e la conseguente risposta di Pietro: “Signore da chi andremo…”.

Nell’introduzione il parroco don Valerio D’ Amico  ricorda che la Parola non può lasciarci “indifferenti” e la Parola, in tempo quaresimale, ci offre (con l’elemosina, il digiuno, la preghiera) l’opportunità di riflettere sulla nostra vita di fede e di persone, di fermarci per “lasciare spazio” a Dio che si rivolge a noi, per un “cambiamento”, una riflessione.

La recita delle lodi mattutine del giorno ha dato l’avvio alla giornata, affidando a Dio le ”fatiche” dei nostri cammini. Iniziare il ritiro dalla recita delle lodi e’ seguire l’ esortazione di Gesu’ a pregare sempre e noi vogliamo affidare a Dio la nostra comunità e la nostra vita.

Don Valerio, dopo la lettura del brano del Vangelo, conduce un’analisi di alcuni passaggi del brano che apre a prospettive future: il pane che da’ Gesù e’ quello che “ da’ la vita eterna”.

Gesù è il pane, non ha il pane, Gesù chiede di scegliere, e Pietro ha il coraggio di affermare , di dare voce oltre al mormorio della folla che non capisce e se ne va.

Non dove, ma da “Chi” , stare e seguire, avere un rapporto di intimità con Gesù .

Dopo la riflessione iniziale del parroco, i presenti si sono divisi in 2 gruppi “misti”,  con persone appartenenti ai diversi gruppi parrocchiali, per condividere riflessioni, esperienze, impressioni, idee…  avendo come  traccia da seguire, due domande per la meditazione personale e di gruppo.

Quella domanda è stata interrogativo anche per i presenti: perché ognuno di noi è chiamato a rispondere personalmente e come Chiesa , luogo di comunione e di missione.

Anche questo “mettersi in gioco” è stato importante, è confrontarsi con semplicità ( ma con la ricchezza che viene dalle esperienze di tutti), è non essere “spettatori” di un gioco, ma “protagonisti”, con tutti i rischi che comporta il “gioco di squadra”.

Ma ci abbiamo provato e abbiamo condiviso, abbiamo “raccontato” la nostra fede, i nostri dubbi, le nostre esperienze di fede e di “crisi” ( parola bella che andrebbe anche valorizzata), le nostre “ripartenze”, le nostre inquietudini, ma anche le nostre scelte, le nostre attese e speranze…

Al termine la “plenaria” e le conclusioni del parroco rispetto alle riflessioni dei gruppi ed alle proposte di un proseguimento del “cammino parrocchiale”.

Il ritiro si è poi concluso con la recita dell’Angelus in Chiesa Parrocchiale .

La giornata si è conclusa con la condivisione del pranzo in casa parrocchiale.

Anche questo momento è importante, è esperienza di valorizzazione del senso della comunità e del coinvolgimento, è momento nel quale ognuno si siede e costruisce relazioni che aiutano a conoscersi meglio.

Il cammino quaresimale, allora, sarà vissuto come tempo santo, di riflessione e revisione, di purificazione e comunione   per lasciare spazio in noi e nella nostra comunità alla luce del Risorto.

La Comunità parrocchiale farà tesoro delle parole di Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima:

È tempo di agire, e in Quaresima agire è anche fermarsi. Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore. Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo.”