(elisabetta acide) – La dedicazione di una chiesa appartiene ad uno  dei riti liturgici suggestivi e coinvolgenti, è il rito che inaugura un nuovo edificio di culto e per questo si celebra una volta sola per ciascuna chiesa.

La comunità di Borgo  Revel l’ ha conosciuta nel 1898, il giorno della dedicazione della chiesa nuova, finalmente “parrocchia” dedicata a Sant’ Anna, la stessa che dal 1750 era “protettrice” di quel devoto borgo agricolo, parte della parrocchia di Verolengo.

E proprio davanti a ciò che resta dell’ antica chiesetta di S. Anna (oggi chiamata La Vetere) si riunirà, alle ore 20, la comunità parrocchiale per celebrare con il Rito Liturgico della Santa Messa, la festa della patrona della comunità.

Una santa Messa partecipata e sentita dalla comunità  dei cristiani,  è per eccellenza, la preghiera della comunità parrocchiale che si riunisce, celebra, ringrazia, che riesce a dare il “sapore” al tempo ed alla vita.

Tempo insieme, tempo con il Signore. Tempo in cui la Comunità parrocchiale incontra e si “ fa incontrare” da Cristo Risorto.

Celebrare il santo patrono con una messa è momento di condivisione per recuperare il significato della festa,  della gioia, della comunità parrocchiale, della solidarietà… e di questi valori ci è maestra l’Eucaristia.

La festa del Patrono nasce con un intento spirituale e sociale che in origine aveva un significato puramente religioso e umano, occasione di incontro e di dialogo tra persone della stessa comunità.

I patroni  sono due (S. Anna e S. Rocco) e vengono ricordati non solo nelle singole festività del calendario liturgico dalla chiesa cattolica (26 luglio e 15 agosto), anche alla quarta domenica del Mese di agosto nella festa patronale, quando le statue dei santi vengono portate in processione dopo la celebrazione della s Messa, con la Partecipazione di fedeli e priori.

In passato la festa patronale era intesa come partecipazione dell’uomo alla signoria di Dio, in quanto uomo creato a sua immagine e somiglianza e doveva essere pura espressione di gioia e libertà.

Forse il significato originario si è un po’ “smarrito” e quello che si sta cercando di fare come comunità di credenti , è di attualizzare il suo significato originario alla luce dei tempi odierni .

Ricordare un santo è dare spazio alla sua testimonianza e alla sua importanza nella Chiesa: noi sappiamo che di s Anna non esistono indicazioni nei racconti biblici, ma Anna è ricordata come la Mamma di Maria, quindi nonna di Gesù, sposa di Gioacchino.

Il nome di Anna deriva dall’ebraico Hannah (grazia) e non è ricordata nei Vangeli canonici; ne parlano i testi apocrifi della Natività e dell’Infanzia, di cui il più antico è il cosiddetto “Protovangelo di san Giacomo”, scritto non oltre la metà del II secolo.

Ricordare S. Anna e con lei S Gioacchino suo sposo e genitori di Maria,  ci fa riflettere  sull’ importanza dell’ accettazione dei “ disegni” di Dio sulla vita di ogni uomo, la loro storia di fatica e di gioia è esempio di fede e fiducia nella generosità e promessa di Dio.

Ricordare i genitori di Maria è riflettere sull’ importanza di essere figli e genitori , di educare e “ farsi educare”.

Essere genitori è compito difficile ed essere genitori cristiani che vogliono accompagnare i figli nella fede, aiutarli a crescere umanamente come persone e come cristiani, vuole dire far “abitare” Cristo nella propria famiglia, nella trama delle proprie relazioni affettive e familiari.

Essere figli vuol dire ascoltare e comprendere le scelte, vuole dire condividere e discutere e ricordare l’ esempio dei genitori e i loro insegnamenti.

Come S. Anna  e S. Gioacchino con Maria in famiglia, occorre imparare ad ascoltarsi e capirsi, a camminare insieme, ad affrontare conflitti e difficoltà senza perdere mai di vista la preghiera e il dono della pace e della comprensione.

Così deve avvenire anche nella parrocchia, sull’ esempio della famiglia di Maria, deve crescere come “famiglia di famiglie”, deve prendere la famiglia di Maria  come immagine ed esempio del suo essere comunione, lo deve adottare nella sua vita e nei suoi organismi stile familiare, che privilegia l’incontro reciproco, la lealtà, la corresponsabilità, l’accoglienza, le relazioni interpersonali, l’attenzione al più piccolo e al più debole.

La pala d’ altare che apparteneva a questa chiesa è ora collocata nel presbiterio della chiesa parrocchiale di S Anna.

S Anna nella pala  d’ altare della chiesa del settecento,  appare come metterza, termine che proviene dal dialetto toscano due-trecentesco (ricordiamo ad esempio la tela del Masaccio) e significa “mi è terza”, riferendosi a questa iconografia dove Anna compare in terza posizione, genitrice di Maria e progenitrice di Cristo.

Anna e Maria , dunque , unite oltre ai legami familiari, dall’attesa condivisa del compimento delle promesse, la preghiera  dei Salmi, il richiamo di una vita donata a Dio.

Come nella pala d’ altare della attuale chiesa parrocchiale, opera di Paolo Gaidano, nella quale Anna è rappresentata con Gioacchino e Maria bambina. L’affresco ci rappresenta con  caratteristica specifica,  gli attributi della santa: educatrice, tiene sulle ginocchia un rotolo e con il dito indica a Maria e sembra “ istruirla” alla Parola di Dio rivelata.

Non dimentichiamo, che i santi  sono come dei “fari” che conducono, guidano, indicano  agli uomini le possibilità di cui l’essere umano dispone.

Anna, inoltre, ci ricorda  l’ importanza del rispetto degli anziani.

Nella Sacra Scrittura la vecchiaia è circondata di venerazione (2 Mac 6, 23).

Il giusto non chiede di essere privato della vecchiaia e del suo peso; al contrario così egli prega:

“Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza… E ora nella vecchiaia e nella canizie, Dio, non abbandonarmi, finché io annunzi la tua potenza, a tutte le generazioni le tue meraviglie” (Sal 71 [70], 5-18).

Non dimentichiamo nella nostra comunità i nostri anziani, con la loro presenza,  ricordano a tutti, che la vita sulla terra è un “viaggio” che deve essere vissuta in “pienezza” improntata a valori non effimeri e superficiali, ma solidi e profondi.

I Volontari della parrocchia, si sono prodigheranno per la preparazione della celebrazione.

Per l’occasione è stato donato alla parrocchia un altare interamente costruito da parrocchiani devoti per le Ss. Messe celebrate fuori dall’edificio parrocchiale,   grazie alla sacra liturgia, alla condivisione fraterna e al contesto naturale queste celebrazioni, possono offrire la possibilità di contemplare in uno spazio naturale e in questo caso, nel ricordo del passato con la testimonianza dell’edificio, il mistero dell’esistenza umana che “si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra” (LS 66).

Ci aiutano a non dimenticare “che noi stessi siamo terra” (Gen 2,7).

La santa Messa sarà animata dal gruppo dei lettori della parrocchia e accompagnata dal Gruppo cantori “Andar a Messa cantando” che presenterà il tanto atteso ed antico inno a S Anna, simbolo di una devozione che i fedeli hanno trasmetto alla comunità .

Il Vangelo di Gesù sia sempre vivo nella nostra comunità e nella nostra vita, con l’ esempio dei santi, senza piegarsi ai compromessi,  sia questo un forte richiamo per noi, che spesso non mettiamo il Signore al centro della nostra vita e delle nostre scelte.

Impariamo come parrocchia a “ guardare” al futuro senza dimenticare l’eredità culturale, sapienziale e religiosa che ci hanno lasciato gli anziani e i santi, esempio di vita cristiana vissuta. “Radicati” dunque , nel Vangelo per non perdere mai di vista il centro della nostra fede: Cristo.

Siamo piccola parrocchia, ma avremo futuro e potremo vivere insieme come comunità se sapremo avere “radici e ali”.