(elisabetta acide) – Si è concluso nella Parrocchia di “S.Anna” a Borgo Revel, l’itinerario di formazione che fa da sfondo al “tema” scelto per questo anno di azioni parrocchiali: la parabola del grano e della zizzania di Mt 13,24-30 e Mt 13,
Due incontri per “inquadrare” il tema, ed offrire spunti di riflessione alla comunità ed ai singoli: uno che si è tenuto il giorno 10 novembre 2025 ed uno il giorno 10 dicembre 2025. La parabola ha avuto una “spiegazione” esegetica ed una spirituale.
Una “parabola” che “apre al futuro”, della quale sono state analizzate le diverse possibili interpretazioni alla luce della stessa spiegazione offerta da Gesù agli apostoli in Mt 13,43-46, per rispondere alla domanda degli stessi apostoli: “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”.
La parabola, tipica di Matteo, contenuta in quel capitolo 13 che costituisce il terzo dei “cinque discorsi” di Matteo, ci offre elementi importanti e suscita molte domande.
Durante gli incontri, attraverso la conversazione ed il dialogo tra i presenti, si sono aperte prospettive di riflessione a partire dalle diverse interpretazioni che nel corso del tempo esegeti, teologi, Pontefici, Catechismo della Chiesa Cattolica, commentatori… hanno dato a questi versetti.
Il “problema del male”, la Chiesa, il “nemico”, il “campo del mondo”, il “cuore di ciascuno”, la “chiesa”, la comunità nella quale convivono grano e zizzania… ma anche Dio e la sua pazienza, il suo “sguardo” che sa di futuro, che “vede” già le spighe mature dove i servi vedono solo le spighe di zizzania, la “separazione” alla fine, prima della mietitura, quel “granaio”…
Tanti “temi”, ma soprattutto un momento ricco di stimoli e spunti per l’arricchimento della vita spirituale e l’itinerario di fede, per riflettere sul cammino di ciascuno e su quello della comunità.
Interessanti le domande e le osservazioni su quella “richiesta” dei servi “vuoi che…”, la “tentazione” dell’uomo di “togliere” subito.
Il peggior male lo si fa per “strappare il male”, volendo strappare il male si farebbe peggio, si farebbe violenza all’uomo, gli si toglierebbe la libertà, si sarebbe senza misericordia, implacabili, cioè il contrario di Dio il cui nome è misericordia e la misericordia è l’essenza di Dio come Amore gratuito e grazia.
L’esegesi ha fornito un “quadro” ed i riferimenti di comprensione hanno suscitato un itinerario fatto di “passaggi” e di domande ed interrogativi: comprendiamo e leggiamo la parabola come discepoli ai quali Gesù sta parlando, e proprio perchè i discepoli cercano il bene si “scontrano” col male, ma chi fa il male sceglie? Non si accorge?
Il discepolo che cerca il bene prima “vede” che c’è del male fuori, all’esterno, poi quando pensa di essersi ben “premunito” dal male fuori, dice: Ma come, c’è anche nel mio fratello? Ma come, c’è anche in me? Questo è il grosso problema.
Ogni parola della parabola ha fornito spunti e riflessioni e la condivisione ha aiutato quell’operazione di “discernimento” che ognuno poi potrà fare per la propria “crescita” personale e comunitaria.
L’ uomo ha seminato del seme “bello” nel suo campo, buono, abbondante…. E quel padrone dice… “lasciate crescere insieme”… abbiate pazienza, guardate al futuro, aspettate vigilanti (l’immagine del sonno della notte come momento di “poca vigilanza” può offrire molte riflessioni anche in questo tempo liturgico di avvento).
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Una “parabola” forse difficile ma estremamente “aperta”, “profonda”, ricca come solo le parole di Gesù sanno offrirci dal Vangelo, perché il Vangelo chiede “adesione”, non tiepido consenso.
Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparvero anche le zizzanie: Perché si accorgono dopo?
Perché prima non ci si può accorgere, sono simili le piante (la zizzania o loglio viene anche chiamata “grano cattivo”) il bene e il male sono molto simili, la menzogna e la verità sono molto simili, perché la menzogna per “ingannare” deve essere verosimile se no, non è una menzogna, le notizie false per essere tali e credute, devono essere almeno “credibili”, quindi verosimili.
Ma quel padrone ha pazienza, insegna ad aspettare, ad avere cura, a “dare tempo”, a “far crescere”… il superamento del “perfezionismo”, ma anche la ricchezza della “correzione fraterna” nella comunità, l’importanza dell’ “esame di coscienza” perché come ci dice la traduzione “zizzania” è sempre plurale, zizzanie; mentre grano è sempre al singolare.
Perché il bene è unico e vario, con infiniti “gusti” e bellezze, come il frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, libertà.
Molte le prospettive lasciate alla riflessione dei singoli:la tentazione e la sapienza, il “guardare” ed il “curare”, l’ “attesa vigilante” e la “fretta”, lo sguardo su di sé e sugli altri, il “giudizio” che è di Dio, non dell’uomo, la misericordia…
Interessanti anche le prospettive della possibile riflessione comunitaria, sollecitata dalle domande: la “casa” del Verbo sono le relazioni intratrinitarie dell’Amore eterno, perciò anche ni siamo chiamati nella “casa-parrocchia” a vedere le “relazioni” non limitate a quei “mattoni”. ma ai rapporti santi e positivi che si dovrebbero intessere in essa.
Risuonano le parole di Paolo nella lettera a Timoteo:
“Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina“ e quelle della lettera ai Galati 6,1-5:
“Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso e non negli altri troverà motivo di vanto: ciascuno infatti porterà il proprio fardello”, eco di quel brano di Mt 18,15-17, che può aiutarci ancora di più a proseguire la personale riflessione sulla parabola che costituisce lo “sfondo” del cammino pastorale comunitario, nell’ottica del cammino pastorale diocesano.
L’immagine del campo seminato di buon seme, dove il nemico di notte, ha seminato la zizzania, ci aiuta a pensare a noi stessi, al mondo, alla Chiesa, alla nostra comunità parrocchiale, che “comprende nel suo seno i peccatori, santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento. Tutti i membri della Chiesa, compresi i suoi ministri, devono riconoscersi peccatori. In tutti, sino alla fine dei tempi, la zizzania del peccato si trova ancora mescolata al buon grano del Vangelo. La Chiesa raduna dunque dei peccatori raggiunti dalla salvezza di Cristo, ma sempre in via di santificazione” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 827).
La meditazione viene arricchita dal Discorso 73/A di S. Agostino che nella spiegazione della parabola fornisce una “lettura” rispetto al “suo tempo”.
Tempo che è dato anche a noi, per riflettere come sia difficile “conoscere” e comprendere”: quando si passa dal “peccato” al “peccatore”, la prudenza e la pazienza, come quelle di quel “padrone del campo” (Dio), diventano qualità indispensabili. Abbiamo le radici del bene molto vicine e talvolta “intrecciate” con quelle del male e “non sappiamo mai, in primavera, quali delusioni ci riserva l’estate” (J.-B. Dumortier).
Proseguirà il cammino parrocchiale con altre iniziative che saranno programmate in linea con le riflessioni fino ad ora emerse, le attività condotte, i percorsi effettuati, per continuare a provare a “camminare insieme”.


