(elisabetta acide) – Il 17 gennaio la Chiesa ricorda S. Antonio Abate, la ricorrenza del celebre asceta, uno dei più rigorosi eremiti di tutti i tempi e grande padre del monachesimo orientale, è da sempre accompagnata da una serie di riti molto antichi, legati strettamente alla vita contadina, che fanno di Antonio Abate un vero e proprio “santo” del popolo.

Borgo Revel conserva la preziosa tradizione di ricordare nella domenica successiva la sua ricorrenza, la sua figura, con una particolare celebrazione eucaristica dedicata a tutti coloro che nella frazione si dedicano ancora al lavoro “dei campi”.

Antonio è considerato il protettore contro le epidemie (come il co-patrono della nostra parrocchia S Rocco) di certe malattie, sia dell’uomo, sia degli animali e, anche nelle invocazioni dei fedeli, don Valerio ha invitato a pregare per tutti coloro che, colpiti dalla recente pandemia, soffrono nel corpo e nello spirito.

S Antonio è invocato, in particolare, come protettore del bestiame, ma anche per scongiurare gli incendi, e non a caso il suo nome è legato ad una forma di herpes nota come “fuoco di Sant’Antonio” .

In tempi antichi nel giorno del Santo era usanza, in molte località, quella di benedire gli animali, le stalle e gli allevamenti, oltre al sale e al pane durante le cerimonie religiose.

Borgo Revel, nel tenere vive le tradizioni per far crescere e tutelare l’identità dei nostri territori e  fare, del passato, il patrimonio del presente e il perno del futuro, vuole vivere la fede popolare come occasione di festa e di rinnovata ricerca di quei valori che hanno sempre impreziosito le nostre terre.  Non dimentichiamo che proprio la festa patronale, celebrata a metà agosto, al temine dei lavori agricoli, aveva questa stessa funzione: dare lode e ringraziamento per i frutti del terra.

Mentre il gelido inverno avanza e il gelo penetra nelle viscere della fertile terra, l’ uomo non dispera, sa che dopo il freddo la Terra produrrà frutti, riprenderà a germogliare: messaggio di rinascita e di speranza .

La festa forse più popolare e più antica di quelle celebrate nel cuore della campagna, l’allungamento significativo che le ore di luce hanno ormai subito dalla notte del solstizio del 21 dicembre, lascia aperta la porta della speranza: la terra produrrà frutti, alberi produrranno semi…

Gli agricoltori di Borgo Revel con un gesto simbolico hanno portato i “frutti della terra e del loro lavoro“ in dono ai piedi dell’ altare , segno dell’ offerta dell’ uomo, segno di quel pane e di quel vino che è l’amore del Creatore, segno della disponibilità a lasciare che la loro vita sia trasformata dalla comunione con Cristo.

Al termine della celebrazione della S. Messa la benedizione dei fedeli presenti, dei lavoratori della terra, dei mezzi agricoli e degli animali che, come ha ricordato il Parroco don Valerio è un segno “sacramentale”, che agisce sulla vita spirituale dei fedeli e della comunità cristiana ampliandola e completandola.

Molti i fedeli presenti, gli animali domestici: cani, gatti, ma anche cavalli, pony e poi i trattori e soprattutto gli agricoltori che con il frutto del loro lavoro portano sulle nostre tavole cibi di qualità, frutti di quella terra madre, dono della creazione per l’ uomo.

Durante l’ omelia don Valerio ricorda, proprio nella giornata della Parola, come S. Antonio insegna a meditare e vivere nella quotidianità il messaggio della Parola di Dio che dovrebbe accompagnare ogni uomo, ogni giorno.

Al termine della celebrazione viene consegnato ai lettori della parrocchia il Vangelo di San Matteo, una lettura esegetica e commentata, affinché coloro che  “donano la voce” alla Parola di Dio, sappiano non solo farla risuonare con la bocca, ma con la vita e la testimonianza.