Anche quest’anno la comunità bosconerese ha voluto ricordare – mercoledì 5 ottobre – i tragici avvenimenti di guerra che nell’autunno del 1944 sconvolsero la popolazione.

Come tradizione, la commemorazione si svolge in due momenti ambedue altamente significativi.

Il primo ha una funzione civile e si svolge presso la stele eretta alcuni anni fa dall’Amministrazione comunale per ricordare a perpetua memoria il mitragliamento della Canavesana avvenuto il 9 settembre proprio in quel luogo presso la stazione, dove aerei inglesi, con volo radente, ripetuto due volte, scaricarono una gragnola di colpi di mitragliatrice sui vagoni e quindi sui viaggiatori.

Fu una vera strage che nessun libro di storia ha voluto menzionare e che procurò oltre 50 morti e decine di feriti.

Presso quella stessa stele si è radunato un gruppo guidato dal sindaco Paola Forneris e da alcuni consiglieri del parlamentino bosconerese, dai rappresentanti delle associazioni e una piccola folla di cittadini. Era anche presente il sindaco di Castelnuovo Nigra, Enrica Domenica Caretto, col gonfalone del Comune in rappresentanza delle numerose vittime residenti in Valle Sacra e soprattutto del concittadino Giuseppe Perotti (che ebbe il padre Costante fra i morti) e che stavolta non era presente per questioni di salute (e chissà quanto gli è dispiaciuto, lui che non è mai mancato a questo appuntamento…).

A colpire i partecipanti è stata la presenza di un folto gruppo di ragazzi di elementari e medie, accompagnati dai loro insegnanti: per trasmettere oltre all’emozione la conoscenza di quanto accaduto affinché non abbia a ripetersi, l’idea del sindaco è stata quella di far leggere a Enrico Cerioni, priore assieme alla moglie Federica Ferro, una pagina del libro “La nostra storia” di Renata Lucci, per l’esattezza quella in cui il protagonista Giovanni narra il “suo” 5 ottobre 1944, oggetto della seconda commemorazione.

Addormentatosi la sera precedente ragazzo di 14 anni, Giovanni si risvegliò improvvisamente “uomo” in quello destinato a diventare per Bosconero il “giorno più lungo”.

Quella mattina, fredda e piovosa, sentì degli spari e vide in piazza diverse camionette di tedeschi e nazifascisti.

Il bidello del paese col suo tamburo annunciava: “Tutti gli uomini dai 14 anni in avanti devono immediatamente radunarsi sulla pubblica piazza”.

La paura attanagliava tutti, ma il pericolo di non ubbidire era troppo grande: Giovanni si vestì e ubbidì al comando, incamminandosi con gli altri uomini in via Torino.

La lunga fila fu condotta al cimitero, superando la stazione e il timore di essere caricato su un treno e avviato alla deportazione. Giovanni racconta nei minimi particolari la paura, il freddo, la fame e la grande tribolazione vissuta assieme agli altri nel camposanto, nella incertezza totale del loro destino.

Accadde anche un altro episodio: alcuni soldati portarono un nuovo prigioniero, Renato Verga, affranto e piangente: aveva tentato di raggiungere un rifugio preparato in campagna in zona “Bidula” col fratello Luigi, freddato con un colpo di fucile dalla pattuglia che li aveva scoperti: il suo corpo rimase per terra per tutto il giorno sotto la pioggia incessante.

Dopo lunghe ore di incertezza e difficili trattative, finalmente tornò la calma e nel tardo pomeriggio i prigionieri furono rilasciati.

I ragazzi, attorno al priore, erano molto attenti nel seguire il racconto, alcuni di loro prendevano appunti, chissà come si sentivano quelli che avevano 14 o 15 anni?

Dopo la commemorazione civile si è svolta quella religiosa nella cappella della Madonna delle Grazie in borgata Roggia: proprio presso la chiesetta in quel triste giorno si recarono a pregare le donne del paese e la Madonna delle Grazie esaudì le loro preghiere servendosi naturalmente di alcune persone che, dopo laboriose trattative, ottennero la liberazione di tutti gli ostaggi.

Il parroco don Mario Viano, per la seconda volta da quando è arrivato a Bosconero, ha celebrato la Messa votiva voluta dalla comunità per ringraziare la Vergine per la grazia concessa in quell’occasione.

Don Mario ha voluto suffragare Luigi Verga e tutti i morti di quei giorni accomunandoli nelle preghiere a quelli delle odierne guerre, precisando che affinché queste situazioni non abbiano a ripetersi non è sufficiente commemorare e ricordare: ognuno di noi deve dare il suo piccolo contributo affinché la pace torni sulla terra. A

l termine della funzione religiosa il parroco ha comunicato i nomi dei Priori per il 2023, che sono i coniugi Piera e Daniele Vittone, non senza ringraziare quelli di quest’anno Federica Ferro ed Enrico Cerioni, che hanno offerto un generoso rinfresco a tutti i presenti.

 

Guglielmo Duretto