Chi non ha riso per quel personaggio inventato da Crozza, Napalm 51, che passa tutta la vita con un dispositivo connesso, un account sui social e una tastiera con cui sputare odio sul prossimo e deturpare la lingua italiana? Tale personaggio è il cosiddetto “webete” – dalla definizione del direttore del Tg La7, Enrico Mentana -, termine che Massimo Manca, latinista all’Università di Torino traduce in “Un povero minus habens del Web”: minus habens, certamente, ma molto pericoloso per la collettività.

A dare questa secca definizione di chi scrive sui social tutto quanto gli passa per il cervello – spesso senza prima metterlo in funzione -, è il comandante della Polizia urbana, Michele Cassano, all’indomani della denuncia che i “civich” hanno sporto
verso due donne chivassesi, una accusata di procurato allarme, l’altra d diffamazione. “Questi personaggi, che agli albori dei social si nascondevano nell’anonimato – spiega il comandante Cassano -, oggi frequentano agguerriti la rete, impavidi e senza vergognarsi di scrivere vere e proprie menzogne.

Il nucleo di agenti di Polizia locale specializzato nei reati informatici si è imbattuto in due casi di soggetti ‘webeti’ che, pur di essere protagonisti del mondo virtuale, non si sono resi conto di aver superato la soglia del lecito e di aver sparato bufale pericolose”.

È il caso di una signora, la Napalm 51 canavesana, che qualche settimana fa ha postato su una nota pagina locale Facebook la notizia che stava andando a fuoco la discarica di Chivasso: si comprende bene quanto tale notizia possa aver spaventato la popolazione e allarmato le autorità, in primis il sindaco che, prontamente, ha disposto i controlli da parte degli agenti; questi ultimi, immediatamente giunti sul posto, hanno accertato che si trattava di una notizia falsa.

La signora è stata denunciata all’autorità giudiziaria per procurato allarme. Altro caso in cui si è imbattuta la Polizia locale di Chivasso è quello di un’altra donna la quale, commentando sempre su una nota pagina aperta chivassese di Fb l’attività della Polizia municipale e parlando di presunte inadempienze, ha candidamente confidato di conoscere un vigile, tutt’ora in servizio, che le avrebbe confessato
che esistono targhe di automobili a cui i “civich” non possono comminare sanzioni, in quanto protette dall’alto. E’ facile comprendere la portata della denuncia della signora, che riferisce di gravi reati che sarebbero stati commessi dai vigili di via Siccardi; la scrivente è stata invitata al comando per riferire dei fatti di sua conoscenza: ma, come era prevedibile, la stessa ha fornito una versione ben diversa di quella fatta circolare in rete con tanta leggerezza, senza comprendere la gravità delle affermazioni fatte…

La diffamazione (articolo 595 del Codice penale) a mezzo Facebook, in particolare con riferimento a post diffamatori, è un reato su cui i giudici di Cassazione hanno più volte sentenziato, chiarendo che si realizza con il carattere pubblico delle offese arrecate, certamente riconducibili in modo immediato e diretto al soggetto agente,
con l’evidente circostanza che il messaggio ingiurioso è pubblicato su un mezzo idoneo a raggiungere più destinatari.