A Caluso lo scorso sabato 25 febbraio c’è stata una bella serata di musica ed evangelizzazione organizzata dai giovani del Rinnovamento nello Spirito Santo di Piemonte e Valle d’Aosta dal titolo “In cella eppure liberi?”, con l’obbiettivo di sensibilizzare il pubblico al mondo delle carceri, presentare delle testimonianze che raccontano la realtà delle case circondariali e l’enorme lavoro svolto dalle cooperative che si muovono per una rieducazione dei detenuti e un loro reinserimento nella società.

L’evento parte con un successo di Edoardo Bennato “In prigione, in prigione” che rende chiaro sin da subito il tema.

La giovane conduttrice Veronica Loche introduce gli ospiti della serata, cominciando da un uomo che la realtà del carcere la vive ogni giorno, la respira e la fa sua: Angelo Romano, sovraintendente di Polizia Penitenziaria.

L’ospite ha posto l’accento sull’importanza dei volontari che entrano nelle carceri, portando conforto e sostegno non solo ai detenuti, ma anche a chi lavora a stretto contatto con loro.

Una presenza fondamentale che permette di vivere con una certa serenità le giornate all’interno delle case circondariali.

Angelo Romano ha poi sottolineato alcune problematiche che frenano lo sviluppo delle carceri, presentando al pubblico una serie di dati che dimostrano quanto lavoro sia ancora necessario affinché siano davvero un luogo di rieducazione, di speranza e non di condanna.

L’assenza di acqua calda o di riscaldamento, il sovraffollamento, la mancanza del minimo spazio vitale per detenuto, la carenza di personale che di conseguenza si trova in difficoltà a gestire le diverse situazioni: sono solo alcuni dei motivi che conducono i detenuti a sviluppare psicosi che, sovente, si concludono con un atto estremo.

L’ospite ha poi raccontato il suo attaccamento particolare all’articolo 27 della Costituzione, ponendo l’attenzione su tutti quei casi di violenza che inquinano le carceri, ha continuato lamentando che spesso i media esagerano raccontando alcuni fatti, tralasciando soprattutto quanti invece lavorano rispettando questo articolo e facendo del bene.

Con commozione ha rivelato che incontrare Dio attraverso il Rinnovamento nello Spirito Santo gli ha fatto cambiare radicalmente il suo modo di vivere, ma anche il suo modo di essere agente di polizia penitenziaria: compito del cristiano è infatti quello di trasmettere la speranza, anche ai detenuti, proprio come recita il motto della polizia penitenziaria.

È seguita la testimonianza di fra’ Giuseppe Giunti, francescano che opera come volontario presso la casa circondariale di Alessandria.

Il suo racconto ci porta nella sezione dei collaboratori di giustizia, coloro che per qualche ragione hanno deciso di abbandonare la propria vita costellata da crimini per passare dalla parte del bene comune e della legalità.

Le testimonianze di vita raccontate dal frate volontario arrivano direttamente al cuore del pubblico, smuovendo le coscienze.

Si parla di ex criminali, e su questo punto fra’ Giuseppe tornerà più volte, senza giri di parole, senza costruire fantasie: uomini che hanno fatto del male a se stessi e a chi viveva intorno a loro; uomini, però, che hanno deciso di prendere in mano la propria vita e si sono chiesti: “Ma perché? Io sono davvero questo?”.

Il silenzio e la solitudine permettono a questi uomini di scavare nel profondo del proprio cuore, riconoscendo i propri sbagli e le proprie debolezze, per poi provare a rinascere a vita nuova.

Anche fra’ Beppe si è soffermato sull’articolo 27 della Costituzione, ricordando che lo scopo delle carceri è la rieducazione del detenuto, attraverso una giustizia riparativa; urge realizzare progetti seri, concreti e che davvero mirino al reinserimento nella società.

Spesso, le carceri sono fuori dalle città, rimanendo così una realtà sconosciuta e non permettendo una corretta interazione con il mondo “là fuori”, e si alimenta così una vecchia sensibilità che tende a distinguere tra il “noi” (che siamo i buoni) e il “loro” (i cattivi).

La nostra sicurezza dipende da quanti soldi investiamo per i detenuti dentro alle carceri – ha detto –: è da medioevo pensare che la cosa migliore sia buttare via la chiave. Dio non ci impicca al nostro passato, non ci condanna ai nostri errori”.

La serata è proseguita con la testimonianza di Caterina Miracola, vicepresidente dell’Associazione Itaca e tra i responsabili de La Pecora Nera, cooperativa sociale che si occupa di reinserire ex detenuti nel mondo del lavoro insegnando il mestiere di agricoltori.

Nel suo racconto, Caterina spiega come attraverso il dolore delle proprie vicende personali, sia riuscita a incontrare Dio prendendo parte al “Progetto Sicomoro”, che mette faccia a faccia vittime e carnefici, aprendo il cuore al perdono da una parte e all’amore dall’altra.

Oggi mette in pratica il Vangelo impegnando tutta se stessa proprio per quei detenuti che non vedono una luce, né una speranza, cerca di portare loro la Buona Novella perché anche il “prigioniero in cella possa sentirsi libero”.

Erano presenti alla serata anche alcuni volontari dell’associazione Prison Fellowship, che hanno presentato la proposta del “Viaggio del prigioniero”: un percorso che ha come fine quello di portare nelle carceri di tutto il mondo il Vangelo di Marco, per far riscoprire ai detenuti la figura di Gesù vero uomo e vero Dio.

E il progetto “L’ALTrA Cucina”, che si occupa di preparare e offrire il pranzo di Natale ai detenuti e alle loro famiglie, permettendo di vivere momenti di serenità e spensieratezza stando insieme e gustando piatti amorevolmente preparati da chef stellati.

Alcuni brani musicali coerenti con il tema della serata, hanno rallegrato la serata prima di due testimonianze; quella di Stefano, ex detenuto che racconta la propria esperienza da tossicodipendente ricordando come l’associazione Itaca si stia prendendo cura di lui e, soprattutto, gli stia dando quella fiducia che più nessuno gli avrebbe dato.

Ora lavora, va in palestra, ama lo sport e la sua testimonianza di rinascita fa bene a chi lo incontra.

E, infine, quella di Salvatore, un giovane che parla della sua esperienza alla Giornata Mondiale della Gioventù del 2016 in Polonia.

Un modo per raggiungere il secondo obbiettivo della serata: finanziare la partecipazione dei giovani RnS Piemonte e VdA alla prossima GMG che si terrà a luglio a Lisbona.

Salvatore Macrì

Veronica Pellegrin

Redazione Web