Vent’anni fa, il 29 marzo del 2003, moriva a Bangkok, il medico dell’OMS Carlo Urbani. Si era ammalato assistendo alcuni pazienti ricoverati in un ospedale di Saigon in Vietnam. La sua morte, causata dal prodigarsi per curare i malati e cercare di scoprire la causa della “misteriosa epidemia” di Polmonite Atipica, meglio conosciuta come SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), rappresenta, soprattutto oggi dopo la tragica esperienza della pandemia, un drammatico simbolo delle sfide rappresentate dalle nuove, pericolose e misteriose pandemie.

Si trattava, infatti, della prima grave epidemia dovuta ad un Coronavirus. Grazie a Urbani, al suo sacrificio e alla sua intelligenza, fu allora evitata una pandemia devastante. Infatti, egli capì che si trattava di una malattia nuova, grave, estremamente contagiosa, spesso mortale. Grazie alle immediate misure che furono prese, senza esitazioni, sotto la sua direzione – isolamento dei malati, tracciamento e identificazione dei contatti, immediata ricerca del patogeno – i danni furono limitati.
Fu l’unico italiano a morire per la SARS.

In tutti i “47 anni della sua bella vita, mosso da una fede certa e serena, si era chinato su ogni persona ammalata con l’atteggiamento del samaritano”, ”inseguendo sogni apparentemente irraggiungibili” per curare i “segmenti più sfavoriti delle popolazioni”, consapevole che “salute e dignità sono indistinguibili nell’essere umano”. Dopo l’oratorio, l’impegno in Mani Tese, il lavoro nell’ospedale di Macerata, brevi missioni in Africa, Carlo Urbani diventò operatore umanitario di spicco, giungendo ad essere presidente di Medici Senza Frontiere Italia, e ritirando a Oslo il premio Nobel per la pace a loro assegnato.

Non dimentichiamo il suo esempio umano e cristiano, che ci testimonia che la prima carità per gli operatori sanitari è la scienza. Urbani non è fuggito davanti alla sofferenza e al pericolo: è rimasto al fianco dei malati a dispetto del disagio e del rischio che questo implicava. L’offerta della vita per un bene più grande ha dato frutto, contribuendo alla scoperta del virus della SARS e permettendo di salvare molte vite.

Carlo, grazie per averci insegnato che è possibile vivere il quotidiano eroicamente e rendere eroico il quotidiano.