C’era una volta la gita scolastica, quella meravigliosa occasione di partire, lasciare a casa genitori, fratelli e sorelle per viaggiare con i compagni di classe e gli insegnanti. C’era una volta… perché da alcuni anni è sempre più difficile organizzare viaggi di istruzione. Il Covid ci ha messo del suo, ma già prima la complessità di organizzare gite scolastiche presentava problemi di non poco conto.
Eppure la gita scolastica è un avvenimento cruciale nella vita di studenti e docenti: offre la possibilità di viversi fuori dalle mura scolastiche, lontano dall’ambiente familiare e condiviso con il gruppo di pari di riferimento; offre la possibilità di uscire fuori da un ruolo imposto e per questo conoscersi diversamente.

La gita è una sperimentazione di sé con l’altro e con il mondo, una possibilità di declinare nella realtà quanto studiato sui libri, di condividere la stanza, i tempi, i modi con chi si conosce e si frequenta solo in aula; offre la possibilità per sperimentare una “nuova” socializzazione al di là dello smartphone.

La gita scolastica va vista come opportunità di nuovi spazi e tempi di incontro, come elemento che fortifica il senso di appartenenza alla scuola e alla classe, che favorisce integrazione e inclusione, che permette di sperimentare le proprie autonomie e la capacità a collaborare per un interesse comune. Non da meno, tutto questo, anche per gli insegnanti, talvolta restii ad accompagnare gli studenti in viaggio perché temono per le conseguenze legali civili e penali a seguito della condotta degli studenti che devono essere supervisionati h24, con un impegno ben oltre quello proprio di un docente.

La gita scolastica va preparata anche umanamente, affinché i partecipanti possano beneficiare di un percorso preparatorio che li renda co-responsabili del buon andamento dell’esperienza. I giovani che oggi faticano ad essere riconosciuti nel loro valore, nella capacità di apportare il loro pensiero nella società, potrebbero invece essere coinvolti nella gestione dei propri comportamenti. Dialogare con i propri studenti, stabilire un patto, addivenire a degli accordi, può essere un’opportunità di crescita che ben si lega all’interno di un percorso per diventare maturi. Da lì ci sarà anche un incontro generazionale, uno spazio per le storie personali e una riflessione sul proprio modo di essere e di gestirsi.

In questi tempi, in cui si propone di non far partecipare alle gite chi ha messo in atto comportamenti non adeguati all’interno del contesto scolastico, tentare un’educazione alla corresponsabilità appare quanto mai opportuno. La scuola d’altro canto deve educare. Utilizzare lo strumento del viaggio può essere un modo per veicolare tanta pedagogia.